by Filippo Ortona * | 6 Luglio 2023 8:46
A Marsiglia muore un 27enne, colpito dalla polizia. Appello alla protesta per sabato. Zero investimenti e stretta sui social: il governo francese preferisce la repressione
PARIGI. Dopo più di una settimana di scontri, saccheggi e incendi, di blindati nei quartieri popolari, violenze poliziesche e altri morti, la «situazione sta diventando praticamente normale» nelle città e nelle periferie francesi, ha detto ieri la prima ministra Élisabeth Borne parlando alla Camera.
Nella notte tra martedì e mercoledì, secondo il ministero degli interni, ci sono stati solo 16 arresti. Il picco di 400 arresti a serata, toccato giovedì scorso, è ormai alle spalle: la grande ondata di rivolta di questi giorni si sta spegnendo, malgrado la scia di sangue che ne accompagna il riflusso.
Martedì notte, la procura di Marsiglia ha reso noto che Mohamed, un ragazzo di 27 anni, è morto nel weekend dopo aver ricevuto un colpo di flashball al petto. Secondo la moglie della vittima, «non stava facendo niente, stava filmando» col telefono gli scontri in corso nel centro di Marsiglia, ha detto alla radio Rtl ieri. Dopo l’uomo di 59 anni deceduto giovedì 29 in Guyana, colpito da una «pallottola vagante», Mohamed è la seconda vittima di questi giorni.
PER ORA: una terza persona è in coma dopo essere stata colpita da una munizione di tipo «beanbag» sparata dalle forze speciali della polizia nell’est della Francia. Noncurante, il ministro degli interni Gérald Darmanin, in audizione al Senato, ha tirato un primo bilancio della crisi: 3.500 persone arrestate, delle quali i minori rappresentano il 60%; 2508 edifici incendiati o «degradati», tra i quali 273 appartengono alle forze dell’ordine, 105 municipi e 168 scuole.
Numeri che aiutano a definire l’ampiezza di una crisi senza precedenti, davanti alla quale il governo ha deciso d’indossare l’abito della fermezza. Élisabeth Borne, in parlamento, ha detto che la «strategia» del governo «riposa su quattro pilastri: la mobilitazione delle forze dell’ordine, la fermezza della responsabilità penale, la responsabilizzazione dei social network e un richiamo all’autorità parentale». In serata il governo ha parlato di possibile «sospensione di alcune funzionalità» dei social network (come la geolocalizzazione) nel caso scoppino nuove rivolte.
DURANTE una discussione con dei commercianti, il ministro dell’economia, Bruno Le Maire, ha dal canto suo escluso di «ristabilire l’ordine della Nazione tramite il disordine dei conti pubblici», negando quindi che la risposta delle autorità possa tradursi in un piano di investimenti nei quartieri «difficili», come richiesto dalle opposizioni di sinistra.
Per queste ultime, «l’urgenza non è la repressione», si legge in un comunicato a iniziativa dei numerosi collettivi di familiari delle altrettanto numerose vittime mietute dalla polizia francese in questi anni. Il testo, sottoscritto dalla Cgt, dai partiti della Nupes – tranne il Pcf – e da numerose associazioni, afferma che «le tensioni tra la popolazione e la polizia vengono da lontano», denunciando il «razzismo sistemico che attraversa l’insieme della società» e, soprattutto, la polizia.
L’insieme dei firmatari fa appello a tutti i cittadini a manifestare questo sabato, in particolare alla tradizionale marcia organizzata dal Comité Adama alla periferia di Parigi, che da otto anni chiede giustizia per la morte di Adama Traoré, ucciso dalla polizia al commissariato di Beaumont-sur-Oise.
LA LUNGA, estenuante lotta della sorella di Adama, Assa, è divenuta nel tempo uno dei simboli più potenti dei movimenti antirazzisti e contro l’impunità poliziesca. Una lotta la cui pertinenza è testimoniata dal percorso professionale dell’agente che ha sparato addosso a Nahel, Florian M.
Secondo Libération, quest’ultimo ha fatto parte delle famigerate BRAV-M, le unità motocicliste protagoniste della violenta repressione del movimento contro la riforma delle pensioni. Nel 2018, inoltre, ha integrato la CSI93, unità «sulfurea» per usare l’espressione del giornale online Streetpress.
La compagnia di Florian M. è stata oggetto di almeno 17 inchieste giudiziarie negli ultimi cinque anni per verbali falsi, controlli illegali e violenze varie. Nel 2019, alcuni agenti della CSI93 sono stati filmati mentre piazzavano sacchetti di erba vicino a dei ragazzi per giustificarne l’arresto. La scena aveva destato (l’ennesimo) scandalo, grazie alla pubblicazione dei video di sorveglianza. In quella ‘operazione’, a guidare une delle moto della polizia c’era proprio Florian M.
* Fonte/autore: Filippo Ortona, il manifesto[1]
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