In Russia cominciano le purghe, ma dietro le quinte
Dietro l’apparente restaurata normalità, i contraccolpi politici della «prigozhinshina» di sabato scorso continuano a svolgersi sotto sotto il proverbiale tappeto
Dietro l’apparente restaurata normalità, i contraccolpi politici della «prigozhinshina» di sabato scorso continuano a svolgersi sotto sotto il proverbiale tappeto. Principale indicatore della situazione, la posizione del generale Surovikin.
DIVERSE FONTI anglo-americane (tra cui media di altro profilo quali il Financial Times e Bloomberg) riprese a gran voce dagli organi dell’opposizione russa hanno continuato a dare agli arresti il vincitore della campagna siriana e vice-capo delle operazioni in Ucraina. Dal lato di Mosca è intervenuta la figlia dell’alto ufficiale che ha dichiarato che la vita del padre si svolge secondo l’abituale routine. Dopo aver dismesso la cosa come chiacchiericcio, il portavoce di Putin, Peskov, ha declinato di commentare il caso con la stampa. Nel complesso una situazione estremamente ambigua che denota un clima di purghe fra i palazzi del potere moscovita.
Di certo, il Cremlino ha ogni interesse a evitare per quanto possibile pubblicità ai processi di riassestamento in corso, anche al fine di mettere in secondo piano le sue responsabilità nell’ascesa di un personaggio quale Prigozhin. Sulla base di tali preoccupazioni Putin ha intensificato il ritmo delle sue apparizioni pubbliche. Dopo il bagno di folla in Daghestan di mercoledì, ieri il presidente ha visitato una fiera pubblica a Mosca in cui si è esibito in prove di disegno.
Nessuna novità riguardo la posizione della Wagner che sembra destinata a continuare a esistere quale brand di successo della geopolitica russa su scala mondiale, e quindi a operare esclusivamente al di fuori dei confini del paese così da escludere per sempre il ripetersi di «incidenti» quale la «marcia della giustizia» che ha messo in dubbio la stabilità del regime. Procede in contemporanea la liquidazione degli ingenti arsenali della compagnia di ventura. E sulle ambiguità della politica russa si inseriscono le manovre mediatiche e diplomatiche degli avversari, da cui ci si può attendere nuovi sensazionalismi nei giorni a venire.
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Così Putin ha perso il monopolio della forza
L’ANDAMENTO della guerra ritorna a essere il fattore principale a definire gli assetti del potere moscovita. All’interno di quest’ultimo, vi sono speranze che entro fine luglio-metà agosto la controffensiva ucraina sarà definitivamente esaurita così che un serio negoziato sulla base delle condizioni russe permetterà di chiudere questa pagina sanguinosa.
A parte la dinamica del fronte, che rimane avversa agli sforzi dell’offensiva ucraina, le speranze russe si nutrono di alcuni segnali sul piano internazionale. Ieri Israele ha fatto sapere che non consegnerà all’Ucraina il proprio sistema di difesa missilistica Iron Dome. Il primo ministro Netanyahu ha affermato di temere che il sistema possa cadere nelle mani dell’Iran, proiettando in tal modo una pessima luce sulle capacità di tenuta delle truppe di Kiev.
SOLO QUANDO e se simili scenari si realizzeranno, Putin potrà mettere seriamente mano alla ristrutturazione degli attori di forza (siloviki) interni, in piena mutazione fin da ora con l’eclissi del potenziale delle compagnie mercenarie, che già sta nutrendo una competizione tra il ministero della difesa e la Rosgvardia (Guardia nazionale). La questione principale da risolvere in tale rebus è come evacuare dai giochi la figura del titolare della difesa, Sergej Shoigu, a lungo considerato come uno dei possibili successori di Putin ma ora largamente discreditato dall’ammutinamento del 24 giugno.
I piani del Cremlino potrebbero essere scompaginati da reazioni sconsiderate dal lato degli ucraini e dal variegato fronte di falchi che li sostiene tra il Baltico e Washington passando per la Gran Bretagna. Da tali consiglieri potrebbero emergere nuovi disegni di attacco alla Crimea o altri obiettivi civili all’interno della Federazione, atti che aprirebbero scenari e problemi ben al di là del quadro della politica interna russa.
* Fonte/autore: Fabrizio Vielmini, il manifesto
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