Nel 2022 si impenna la pena di morte: 883 uccisi dagli Stati

by Giovanna Branca * | 17 Maggio 2023 10:08

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53% di esecuzioni in più rispetto all’anno precedente. I paesi peggiori sono l’Iran e l’Arabia Saudita

 

Nel 2022 c’è stata un’«impennata», riporta Amnesty International, nel numero di esecuzioni capitali: 883, il 53% in più rispetto all’anno precedente e il numero più alto dal 2017, quando erano state 993. E senza tenere conto della Cina di cui i dati non vengono registrati dal 2009 perché, come nel caso di Corea del Nord e Vietnam, «segretezza e procedure statali restrittive hanno continuato a ostacolare una valutazione accurata sull’uso della pena di morte». Il 90% delle condanne eseguite nel 2022 sono riconducibili a tre soli paesi: Egitto (che ha ucciso 24 persone), Arabia Saudita e Iran.

Nella monarchia del Golfo le esecuzioni sono addirittura triplicate rispetto al 2021, passando da 65 a 196, mentre i sauditi hanno anche il triste primato di essere l’unico Paese ad aver eseguito le pene attraverso la decapitazione, e di aver ucciso in un solo giorno ben 81 persone. Il record negativo è però detenuto di gran lunga dall’Iran, dove «nella seconda parte dell’anno, nel disperato tentativo di stroncare le proteste popolari» sono state messe a morte «persone che avevano solo esercitato il loro diritto di protesta», ha osservato la segretaria generale di Amnesty Agnès Callamard. E dove le esecuzioni nel 2022 sono aumentate dell’83% (da 314 a 576). La Repubblica islamica è inoltre presente in tutte le voci sull’applicazione della pena capitale in violazione del diritto internazionale. È il caso delle esecuzioni pubbliche, comminate per i commessi da persone ancora minorenni, con disabilità mentali (una violazione commessa anche dagli Stati uniti), emesse in seguito a «procedimenti penali non in linea con lo standard del giusto processo» e a confessioni estorte con la tortura. Infine, per crimini che non implicano l’omicidio volontario: dagli «atti contro lo stato» ai reati di droga. «Il numero delle persone messe a morte per reati di droga – evidenzia Amnesty – è più che raddoppiato rispetto al 2021»: il 37% del totale. Oltre che in Iran, in Arabia Saudita e Singapore. Esecuzioni in aumento anche negli Stati uniti, dove sono state 18: il 64% in più del 2021 (11). E riprendono in cinque stati, fra cui l’Afghanistan, Myanmar e Singapore.

Il 2022 si è chiuso però anche con qualche buona notizia: duepaesi – Guinea Equatoriale e Zambia – hanno abolito la pena di morte per i reati ordinari. Altri quattro – Kazakistan, Papua Nuova Guinea, Sierra Leone e Repubblica centrafricana – hanno detto addio al boia.

* Fonte/autore: Giovanna Branca, il manifesto[1]

 

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