Myanmar. Bombe sui civili, «i morti sono 168»

Myanmar. Bombe sui civili, «i morti sono 168»

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Il medico Ko Andrew: «Quando siamo arrivati abbiamo visto una scena raccapricciante». Nuovo bilancio dell’attacco dell’11 aprile scorso dei militari birmani a Kanbalu

 

«Un’ora dopo il bombardamento, quando siamo arrivati abbiamo visto una scena raccapricciante: uomini, donne, bambini straziati dalle bombe». Ko Andrew è uno dei medici che l’11 aprile scorso si è recato con una squadra di soccorso nel villaggio di Pazigyi, township di Kanbalu nel Sagaing, una delle aree del Myanmar centrale dove la guerra è quotidiana. Nelle prime ore della giornata un gruppo di persone si era dato appuntamento per l’apertura di un ufficio amministrativo nella cittadina sotto il controllo delle forze di opposizione alla giunta. Ma i militari birmani sono arrivati con aerei ed elicotteri sparando nel mucchio: quasi tutti civili, dice Andrew.

Inizialmente si era detto che i morti erano una cinquantina, forse un centinaio. «Non è così – dice il medico birmano – i morti sono 168: 118 maschi e 46 femmine. Di quattro non abbiamo neppure potuto identificare il genere. Erano tutti civili, tra cui 18 persone dell’amministrazione. Guardie per la sicurezza ce n’erano solo 9. Tra i feriti – conclude il medico birmano – abbiamo contato 35 bambini tra cui anche minorenni sotto i 13 anni, molti in condizioni critiche». In totale, dice il dottore, i feriti sono stati circa un centinaio: «16 con danni molto seri, altri 83 con ferite minori». È una delle stragi maggiori perpetrate dall’esercito birmano contro la resistenza alla giunta militare che ha preso il potere nel febbraio di due anni fa.

Mentre parlavamo col team medico, il governo clandestino birmano teneva una conferenza stampa online per fare il punto: secondo il ministero della Difesa del National Unity Government il raid ha visto l’impiego di aerei cinesi e russi e sarebbe stato un jet YAK-110 di fabbricazione russa a sganciare due bombe da 500 libbre (circa 227 chili): «bombe che – spiega una fonte militare italiana – possono scoppiare anche a mezz’aria con un impatto devastante». Poi è stato usato un elicottero MI-35 che ha sparato ripetutamente razzi e proiettili con calibro 30mm. Infine è intervenuto un caccia di fabbricazione cinese che ha sparato altri proiettili calibro 23 mm. Quest’ultimo avrebbe sparato almeno per sei volte. Gli attacchi si sono ripetuti anche durante le operazioni di soccorso.

Analizzando le foto ricevute da ilmanifesto, la fonte militare italiana spiega che: «Da quel poco che si vede si tratta di un terreno aperto, secco e duro con arbusti e bassa vegetazione. I crateri sembrano poco profondi e diradati con e senza vittime e sono compatibili con bombe a caduta non guidate e/o razzi da elicottero. La disposizione e la densità delle vittime sul terreno mostra singoli individui e piccoli gruppi sparpagliati e l’area obiettivo è molto ampia e compatibile con attacchi successivi dall’alto con bombe, razzi e mitragliamenti». Quanto alle ferite sui corpi sono associabili a «esplosioni ad alto potenziale, proiettili a frammentazione e agenti incendiari/traccianti compatibili con i mix preconfezionati dei nastri per mitragliatrici da elicottero». Come tipo di azione, conclude la fonte, si tratta di «un raid aereo su un’ampia zona e su persone in diradamento per fuga da precedente assembramento o in afflusso da direzioni diverse». Si direbbe dunque una «zona non controllata o presidiata dalle truppe degli attaccanti».

* Fonte/autore: Theo Guzman, il manifesto



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