Un mondo senza pace e senza giustizia. Fermiamo le guerre
La guerra viene spesso nobilitata e mimetizzata dietro aggettivazioni, più o meno improbabili o addirittura spudorate, nel tentativo di mascherarne la sostanza e l’essenza: la guerra è omicidio su scala industriale, è un insieme di crimini, tanto da poter essere considerata un crimine in sé. È lo stesso articolo 8 dello Statuto di Roma, istitutivo della Corte Penale Internazionale, dove vengono elencate le moltissime casistiche e condotte che configurano i crimini di guerra, a consentire tale interpretazione.
La guerra non è un semplice evento, più o meno protratto nel tempo, ma è un sistema che interseca e condiziona la sfera politica e quella economica, svuotandole e parassitandole; un sistema che produce effetti devastanti, duraturi e spesso irrimediabili nei tessuti sociali, sull’ambiente e sugli ecosistemi, sul diritto e sulle leggi, sulla spesa e bilanci pubblici, sulla sicurezza sociale, sui beni comuni, sulle risorse alimentari e su quelle energetiche, sui diritti umani e su quelli civili, sulle condizioni sociali e su quelle dei popoli, sulle istituzioni e sulla democrazia, sulle libertà, sull’informazione, sulle migrazioni…
Che sia d’offesa o di difesa, tali effetti non cambiano: laddove non c’è pace non è possibile neppure costruire, garantire o ripristinare diritti e giustizia, per i singoli e per i popoli.
La guerra in corso in Ucraina, ce ne fosse bisogno, ne è ulteriore conferma.
Dopo un anno, le divisioni tra l’Occidente e il resto del mondo si sono – ulteriormente – approfondite, con tensioni pericolosamente crescenti anche tra Stati Uniti e Cina, mentre il sistema mediatico e quello politico, anche degli istituti sovranazionali, sembrano sempre più dominati da logiche e linguaggi di guerra, in una quotidiana escalation che nega ogni spazio e ogni possibilità alla diplomazia e al negoziato, al cessate il fuoco e, dunque, alla pace. Escalation che ha trasformato quel conflitto in una strisciante guerra mondiale a costante rischio di divenire nucleare, mentre si impennano le spese militari in tutti i paesi e riprende la corsa agli armamenti, col solo – immane – beneficio e profitto dell’industria e degli apparati bellici, e del sistema che fa perno su di essi.
Per una immediata fine della guerra lavorano invece movimenti, sindacati e le organizzazioni della società civile, che promuovono iniziative a livello italiano, europeo e mondiale dedicate alla pace e alla nonviolenza attiva, e insistono autorevoli voci come quelle di papa Francesco e di importanti capi di Stato, quali quelli di Brasile, Colombia, Messico, Argentina che si rifiutano di inviare armi e si propongono come promotori di percorsi di mediazione e cessazione delle ostilità.
In sintonia con tali intenti, analisi e posizioni, la Fondazione Basso, il Tribunale Permanente dei Popoli e l’Associazione Società INformazione, in occasione della pubblicazione del 20° Rapporto sui diritti globali, titolato appunto “Senza pace, senza giustizia”, hanno promosso il dibattito:
Il sistema della guerra e i diritti violati dei popoli
che si terrà mercoledì 22 marzo 2023, ore 17, a Roma, presso la Fondazione Lelio e Lisli Basso, Via della Dogana Vecchia 5.
Nell’iniziativa, aperta al pubblico, interverranno:
Luciana Castellina (presidente onorario ARCI, già deputata ed europarlamentare)
Fausto M. Tortora (vicepresidente Fondazione Basso)
Giulio Marcon (rappresentante della rete Europe for peace, promotore della campagna Sbilanciamoci!, già deputato)
Gianni Tognoni (segretario generale Tribunale Permanente dei Popoli)
Sergio Segio (Associazione Società INformazione, curatore Rapporto Diritti Globali)
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