by redazione Diritti Globali | 8 Marzo 2023 11:19
Il sistema della guerra e i diritti violati dei popoli, se ne discute, in occasione della pubblicazione del 20° Rapporto sui diritti globali, a Roma il 22 marzo 2023 alla Fondazione Basso con Luciana Castellina e altri relatori
La guerra di aggressione in Ucraina da parte della Federazione Russa, con il suo portato di morti e di crimini, è stata ratificata dalla Duma con un voto favorevole il 15 febbraio 2022. Nove giorni dopo le truppe russe hanno invaso il territorio ucraino. A seguito di ciò, assieme al varo di pacchetti di sanzioni, i governi europei e l’Amministrazione statunitense hanno deciso ripetuti invii al governo ucraino di armamenti in quantità sempre maggiori e di crescente offensività e letalità.
Anche per ciò – come del resto è sempre avvenuto per ogni guerra – quel conflitto, a dispetto di ogni diverso annuncio o speranza, si sta procrastinando nel tempo, è già di fatto divenuto mondiale e a costante rischio di trasformarsi in nucleare.
Dopo un anno senza pace e senza giustizia, le divisioni tra l’Occidente e il resto del mondo si sono – ulteriormente – approfondite, con tensioni pericolosamente crescenti anche tra Stati Uniti e Cina, mentre il sistema mediatico e quello politico sembrano sempre più dominati da logiche e linguaggi di guerra, in una quotidiana escalation che nega ogni spazio e ogni possibilità alla diplomazia e al negoziato, al cessate il fuoco e, dunque, alla pace.
Per una immediata fine della guerra lavorano invece i movimenti, che hanno indetto per il prossimo 2 aprile una giornata mondiale dedicata alla pace e alla nonviolenza attiva[1], e insistono autorevoli voci, come quelle di papa Francesco e di importanti capi di Stato, quali quelli di Brasile, Colombia, Messico, Argentina che si rifiutano di inviare armi e si propongono come promotori di percorsi di mediazione e di pace, mentre la Cina ha elaborato un proprio piano per tentare di porre fine al conflitto in atto.
Un conflitto nel cuore dell’Europa, che è solo l’ultimo di una serie ininterrotta che insanguina il mondo da almeno trent’anni nel quadro di una dottrina della “guerra infinita” elaborata dagli Stati Uniti, che vede già un bilancio di un milione di morti, la devastazione di intere aree come il Medio Oriente, con decine di milioni di profughi e sfollati, e un disordine globale ormai fuori controllo.
La guerra della Russia contro l’Ucraina e le sue premesse – nuova corsa agli armamenti e allargamento a est della NATO – costituiscono un’ulteriore accelerazione in questa direzione.
Il filo nero della guerra traversa dunque, inevitabilmente, i contenuti del 20° Rapporto sui diritti globali appena pubblicato e realizzato dalla Associazione Società INformazione, articolato nei consueti macro-capitoli: panorama geopolitico, diritti ambientali, diritti sociali, diritti economici, diritti umani.
Un filo che viene analizzato e dipanato partendo dalla considerazione che la guerra non è un evento ma un processo, che comincia ben prima del suo scoppio e si trascina oltre la sua conclusione. Poiché la guerra, ogni guerra, produce non solo morti, feriti, devastazioni durature, ripercussione di squilibri, perpetuazione di ingiustizie, catene inesauribili di odio, così che ogni guerra del presente trova radici nel passato e crea le premesse di nuovi conflitti nel futuro.
Tanto più che la guerra è un sistema. Un sistema governato dagli interessi e dalle strategie di quello che, nel secolo scorso, era stato definito “complesso militare-industriale e indicato come un pericolo per la democrazia. Che sia tale è per l’ennesima volta dimostrato dagli eventi in Ucraina dove, come in tutte le altre guerre, ai combattimenti si accompagnano regolarmente crimini e violazioni dei diritti umani da parte di entrambi gli eserciti e gravi vulnus sono inferti alla democrazia e drastiche limitazioni alle libertà civili vengono operate da entrambi i governi belligeranti; ad esempio, se in Russia è stata intensa la repressione dei cittadini critici verso l’intervento bellico e il presidente Putin, in Ucraina (il 14 maggio 2022) è stata varata una norma con la quale il presidente Zelensky ha messo fuorilegge i partiti filorussi, trasferendone i beni allo Stato ucraino e ampliando i reati di opinione. Del resto, già nel 2015 il governo ucraino aveva bandito per legge tre partiti di matrice comunista. Così pure, se la libertà di stampa e di opinione in Russia è da sempre assai poco garantita, in Ucraina si è profittato dell’emergenza bellica per unificare in un’unica piattaforma tutte le reti televisive.
Posto che vi è un paese aggressore e un altro aggredito, si tratta di schierarsi senza esitazioni non per la vittoria degli uni o degli altri, come troppi governi e decisori globali stanno cinicamente facendo, ma per una pace immediata e duratura, da costruire magari progressivamente ma con linearità e determinazione.
Perché se è vero che non c’è pace senza giustizia, lo è altrettanto che non si può determinare giustizia senza la pace.
con:
Luciana Castellina (presidente onorario ARCI)
Fausto M. Tortora (vicepresidente Fondazione Basso)
Giulio Marcon (Europe for peace – Sbilanciamoci!)
Gianni Tognoni (segretario generale Tribunale Permanente dei Popoli)
Sergio Segio (Associazione Società INformazione, curatore Rapporto Diritti Globali)
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