by Vittorio Agnoletto * | 28 Marzo 2023 10:18
“Il 1° aprile a Milano vogliamo compiere un primo passo per costruire anche in Italia un vasto movimento capace di difendere la salute di tutti noi”
«Il Servizio Sanitario Nazionale deve occuparsi di prevenzione anche se questa non produce profitti immediati. La prevenzione, la cura e la riabilitazione sono tutte funzioni fondamentali della sanità pubblica e l’accesso universalistico è l’unico che garantisce che la salute sia un bene anziché una fonte di profitto (per alcuni)»: con queste parole Medicina Democratica ed altre decine di associazioni chiamano alla mobilitazione sabato 1° aprile a Milano in piazza Duomo dalle 15,00 in occasione della Giornata mondiale della Salute del 7 aprile che, cadendo il venerdì di Pasqua, verrà anticipata. Radio Popolare è media partner e Silvano Piccardi condurrà l’evento che avrà tra gli oratori il prof. Silvio Garattini, Moni Ovadia, Massimo Cirri e tanti operatori, operatrici della sanità e attivisti dall’Italia e in collegamento da Madrid, Bruxelles e Parigi.
L’art.32 della Costituzione stabilisce che la tutela della salute è un diritto di ogni individuo e lo Stato ha il dovere di trasformare tale principio in un diritto realmente usufruibile, come recita l’articolo 3 della nostra Magna Charta: «È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana…
Questo principio, che non assegna allo Stato un ruolo da semplice arbitro, ma lo colloca come un giocatore in campo per rendere realizzabili i diritti di ognuno, è uno dei motivi per i quali la destra (ma non solo) da sempre cerca di modificare la nostra Costituzione. Ma, per ora, quanto sopra riportato è ancora parte integrante della Carta approvata 75 anni fa.
La salute è oggi e rimarrà nel prossimo futuro, uno e forse il principale, dei terreni di scontro tra il neoliberismo con la sua logica del profitto e la difesa della vita di ogni essere umano. Un Servizio Sanitario Nazionale, universale, fondato sulla fiscalità generale è un bene comune da difendere, ma anche da riconquistare, con tutte le nostre forze.
La privatizzazione della sanità non si manifesta solo nel moltiplicarsi delle aziende private che vengono accreditate nel SSN, ma investe direttamente le strutture pubbliche. Nel 2021 vi sono state oltre 4,2 milioni di visite a pagamento negli ospedali pubblici attraverso il meccanismo dell’intramoenia; in Lombardia, ma non solo, iniziano ad essere affidati al privato interi reparti interni ad aziende ospedaliere pubbliche e il 40% della spesa sanitaria pubblica corrente è destinata al privato. A Milano nel 2019 il 27% dell’attività sanitaria e il 41% delle prime visite erano realizzate a pagamento, quindi da privati, nel 2022 queste % sono aumentate al 36% e al 58%. Nel 2021 i cittadini hanno pagato direttamente di tasca loro 37,16 miliardi di euro per prestazioni sanitarie al di fuori del Ssn.
Frustrati da stipendi tra i più bassi d’Europa e attratti dal “medico a gettone” molti medici abbandonano il SSN per correre verso il privato e si aggiungono ai 180.000 operatori sanitari, medici e infermieri, che hanno abbandonato il nostro Paese negli ultimi 20 anni.
Le liste d’attesa non sono inevitabili; sono funzionali al trasferimento dell’attività sanitaria dal pubblico al privato, e questo obiettivo viene praticato senza pudore in modo esplicito, con la certezza dell’indifferenza, se non della compiacenza, di quelle istituzioni che dovrebbero controllare le strutture private da loro accreditate. Ne è un esempio il caso segnalato da “37e2”, la trasmissione sulla salute che conduco a Radio Popolare, di Multimedica che ha previsto un meccanismo premiale per gli operatori/operatrici del call center che riuscivano a prenotare privatamente una visita ad un cittadino che aveva telefonato per fissarla con il Servizio Sanitario.
Multimedica, il gruppo San Donato il cui direttore sanitario, Fabrizio Pregliasco, è stato candidato con il centrosinistra alle recenti elezioni regionali, Humanitas, Maugeri, in Lombardia ma non solo e pochi altri gruppi a livello nazionale, stanno diventando i padroni incontrastati della sanità italiana e quindi della nostra salute.
Nella sanità pubblico e privato perseguono obiettivi non solo differenti, ma tra loro contrapposti. Più malati e malattie vi sono, più il privato guadagna; più si sviluppa prevenzione, tutela dell’ambiente e diagnosi precoce meno malati e malattie vi sono, più le casse pubbliche (cioè noi tutti) risparmiano. Quando chi gestisce la sanità pubblica assume come obiettivi gli stessi della sanità privata e ne condivide le priorità e le scelte il gioco è fatto ed il cittadino è mazziato. Il diritto lascia spazio al portafoglio.
A Madrid da mesi centinaia di migliaia di persone scendono in piazza contro i piani di privatizzazione della sanità pubblica, il 1° aprile a Milano vogliamo compiere un primo passo per costruire anche in Italia un vasto movimento capace di difendere la salute di tutti noi.
* Medicina Democratica
Fonte/autore: il manifesto[1]
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