Messico. Le guardie chiudono tutto e abbandonano i migranti alle fiamme

Messico. Le guardie chiudono tutto e abbandonano i migranti alle fiamme

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Il presidente Lopez Obrador: inchiesta federale sul rogo che ha ucciso 38 persone

 

Due video diffusi sui social network inchiodano i responsabili della strage nel centro per migranti di Ciudad Juárez, città messicana al confine con gli Stati Uniti. Nel primo si vedono chiaramente almeno due agenti dell’Istituto nazionale delle migrazioni (Inm), dopo l’incendio che ha causato la morte di 38 migranti, allontanarsi dalla struttura lasciando chiuse le celle mentre i migranti cercavano disperatamente di aprire a calci il cancello.

Per questo tutte le 68 persone detenute in quella parte della struttura sono rimaste uccise, ustionate o intossicate dal fumo. Nel secondo si vede invece l’arrivo di un camion dei vigili del fuoco, bloccati però all’esterno del centro per diversi minuti: i cancelli erano stati lasciati chiusi, ritardando i soccorsi.

Il segretario generale dell’Onu, António Guterres, ieri ha «chiesto un’indagine approfondita su questo tragico evento», ribadendo il suo impegno «a continuare a lavorare con le autorità dei paesi in cui si verificano movimenti di persone per stabilire percorsi migratori più sicuri». Più dura la posizione assunta dal relatore speciale Onu per i diritti dei migranti, Felipe González Morales: «gli Stati parlano di centri per migranti, rifugi e cose simili, ma quando una persona è privata della libertà, significa che è in uno stato di detenzione. E l’uso indiscriminato di questo strumento porta a tragedie come quella di Ciudad Juárez».

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Il presidente Obrador ha comunicato la decisione di aprire un’indagine federale sulla strage per ricostruire i fatti e, quindi, le responsabilità: sul tavolo del governo, in queste ore, c’è il possibile sollevamento dall’incarico del direttore dell’Istituto nazionale delle migrazioni, Francisco Garduño.

Intanto nel paese crescono le proteste contro la gestione della questione migratoria. Nel mirino la repressione in corso contro le persone irregolari presenti soprattutto nelle città al confine con gli Usa: secondo i dati dell’Unità per le politiche migratorie dal 1° dicembre 2018 al 28 febbraio di quest’anno l’Inm ha arrestato quasi un milione e trecentomila migranti, superando il precedente record storico registrato nei sei anni (2000-2006) del governo di Vicente Fox, quando furono detenuti poco più di un milione di migranti.

Per questo praticamente tutte le associazioni e le ong del Paese, oltre duecento, hanno firmato un duro documento contro l’Inm: «Questa strage è avvenuta dopo l’ennesima operazione di rastrellamento contro la popolazione migrante compiuta dalle autorità municipali e federali. Queste azioni di controllo dell’immigrazione e di privazione della libertà in maniera arbitraria violano la dignità e i diritti delle persone. Pochi mesi fa, nel settembre 2022, nell’ambito di una ispezione indipendente avevamo denunciato la situazione all’interno del centro di Ciudad Juárez: sovraffollamento, mancanza di cure mediche e assenza di acqua potabile». Ed è proprio a causa della mancanza di acqua potabile che i detenuti, lunedì sera, hanno iniziato la protesta che ha portato alla strage.

* Fonte/autore: Daniele Nalbone, il manifesto



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