20° Rapporto Diritti globali: il focus sulle condizioni di lavoro nel mondo
Il dossier annuale osserva la globalizzazione e i suoi effetti a livello mondiale. E’ diffuso dall’Associazione Società INformazione Onlus. Ogni anno nel mondo muoiono 2,3 milioni di persone per incidenti o malattie legate al lavoro
ROMA – Crisi pandemica, crisi climatica, crisi economica e sociale. Già intrecciate e interdipendenti, oggi sono aggravate dal peggioramento degli equilibri geopolitici e dell’ordine globale, da cui scaturiscono ulteriori e nuovi problemi: quello dell’energia, dell’approvvigionamento globale, quello del cibo e dell’inflazione. E ancora: il rischio di recessione e la crisi del debito, il deterioramento dei sistemi democratici, dello Stato di diritto in molti luoghi del mondo e dei diritti umani in generale. Si tratta, ormai, di un sistema di crisi. Il rapporto, giunto alla sua ventesima edizione, è curato dall’Associazione Società INformazione Onlus e vede l’adesione di molte realtà impegnate a vario titolo sui grandi temi trattati nel dossier: pace, guerra, diritti economici e sociali, crisi del lavoro.
Morire di lavoro. Curato dal filosofo e giornalista Roberto Ciccarelli, il capitolo analizza la situazione e le condizioni di lavoro nel mondo. Secondo l’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO) ogni anno in tutto il mondo muoiono 2,3 milioni di persone per incidenti o malattie legate al lavoro. Sono più di seimila morti ogni giorno. La stessa organizzazione stima che ogni anno si verificano 340 milioni di incidenti sul lavoro e 160 milioni di persone restano vittime di malattie legate al lavoro.
L’aumento dell’orario di lavoro. Una delle cause delle malattie è l’aumento dell’orario di lavoro, dovuto anche all’impatto del digitale nel mondo della produzione. Quest’ultimo infatti ha invertito la tendenza della diminuzione delle ore di lavoro medio registrate nel corso del XX secolo nella maggior parte dei Paesi. In sintesi: a causa del consolidamento delle piattaforme digitali nell’economia si lavora di più ma si guadagna poco e le conseguenze sul corpo e sulla mente dei lavoratori possono essere anche gravi.
L’eccesso di lavoro. Lavorare molto di più per aumentare la produttività, mantenendo sempre lo stesso salario, espone a rischi maggiori di mortalità e di malattie cardiovascolari: ictus e infarti. Da non sottovalutare poi è lo stress psicosociale, che spinge il corpo a risposte così violente dal punto di vista ormonale che ne possono derivare non solo problemi cardiovascolari, ma anche stili di vita nocivi per la salute delle persone: abuso di alcol o di tabacco, inattività fisica, dieta squilibrata, perdita di sonno.
L’esposizione alle sostanze tossiche. Dal punto di vista sanitario i dati riferiscono che la malattia più diffusa è l’infarto e poi una serie di problemi polmonari legati alla respirazione di sostanze tossiche: arsenico, benzene, amianto, berillio, cadmio, gas di scarico dei motori diesel. Esiste poi un rischio professionale legato al caldo eccessivo e riguarda tanto l’industria manifatturiera quanto le attività che si svolgono all’aperto. Oggi il caldo a causa dell’emergenza climatica è considerato come un elemento di rischio perché espone i lavoratori alle malattie cardiovascolari, respiratorie e a quelle legate alla salute riproduttiva.
Malattie e infortuni da lavoro. In base ai dati elaborati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e dall’Organizzazione Internazionale del lavoro, la gran parte delle malattie legate al lavoro è stata registrata in Africa, nel Sud-Est asiatico e nel Pacifico occidentale. Tra il 2000 e il 2016 il fattore di rischio professionale con il maggior numero di decessi è stato l’esposizione a lunghe ore di lavoro, più di 55 a settimana, con oltre settecentomila morti. Il secondo fattore è l’esposizione a particolato, gas e fumi. I più vulnerabili sono i lavoratori maschi e adulti: negli anni presi in considerazione dal rapporto si è verificato un aumento del 9,3 per cento di incidenti e malattie in questa categoria di età e di sesso.
Cosa succede in Europa. Tra il 1994 e il 2018 gli incidenti mortali sul luogo di lavoro nell’Unione Europea sono diminuiti del 70 per cento grazie a una serie di concause: deindustrializzazione, miglioramento dell’assistenza medica, fattori macroeconomici. Nel 2019 c’è stato un peggioramento: si sono registrati 3408 incidenti fatali, con un aumento di 76 morti rispetto all’anno precedente. Più di un quinto di questi incidenti è avvenuto nel settore delle costruzioni e quasi tre quarti hanno comportato ferite e lesioni superficiali.
Cosa succede in Italia. Nel 2021 le denunce di infortuni mortali sul luogo di lavoro sono state 1221, nel 2020 ce ne furono 1270. Ma questi dati vanno letti con cautela perché potrebbero risentire dei ritardi causati dalle chiusure per il Covid. In questo quadro si conta comunque un aumento dei morti di lavoro “in itinere”, ovvero di persone prima rimaste ferite e poi decedute: 214 casi nel 2020, 248 nel 2021, con un aumento del 15,9 per cento. Il settore dell’industria e dei servizi è l’unico che ha fatto registrare un miglioramento della situazione, al contrario dell’agricoltura che invece è passata da 113 denunce a 128.
Covid-19 e morti nel settore sanitario. Secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità 115 mila operatori sanitari in tutto il mondo sono morti a causa del virus tra gennaio 2020 e maggio 2021. Si tratta però di una stima al ribasso. Per il Consiglio Internazionale degli Infermieri questo numero così alto si traduce in un atto di accusa nei confronti dei governi che non hanno adeguatamente risposto al loro dovere di proteggere i lavoratori più esposti al contagio.
La crisi degli infermieri. A livello globale la mancata protezione del personale sanitario ha causato una crisi del sistema infermieristico. Dagli Stati Uniti alla Francia moltissimi infermieri durante la pandemia di sono dimessi per evitare di contagiarsi e rischiare la vita per una professione pagata male e poco considerata a livello sociale. Negli Stati Uniti mancano sei milioni di infermieri ed entro il 2030 ne serviranno 13 milioni per soddisfare le richieste degli ospedali.
Salute pubblica e lavoro. Esiste in tutto il mondo un problema di salute pubblica legata al lavoro e dipendente non solo dal tipo di attività che si svolge ma anche dell’organizzazione della stessa, a volte concepita in modo da risparmiare, anche a danno della salute dei lavoratori stessi.
Fonte: La Repubblica
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