Superbonus. Spesi 71 miliardi per il 3,1% degli edifici: tanti soldi ma per pochi

Superbonus. Spesi 71 miliardi per il 3,1% degli edifici: tanti soldi ma per pochi

Loading

L’analisi dell’Ufficio studi della Cgia. Infuria la polemica sui costi di una misura extra. Dal governo accuse ai Cinque Stelle: “Ma non c’è nessun buco nel bilancio”

 

Gli immobili interessati al Superbonus sono stati finora 372 mila in Italia e rappresentano solo il 3,1 per cento degli edifici residenziali che, nel complesso, sono 12,1 milioni. Sono stati previsti 71,7 miliardi di sconti fiscali, per un importo medio delle detrazioni alla fine dei lavori che si attesta a 192.756 euro per ogni «asseverazione». Chi ha usufruito di più degli sconti sono stati gli abitanti del Veneto (il 4,4% delle abitazioni), in Toscana scende al 4 per cento e in Lombardia al 3,9. Le regioni meno coinvolte, invece, sono la Calabria, Valle d’Aosta e Liguria (tutte con un’incidenza del 2 per cento), insieme alla Sicilia che chiude la graduatoria con l’1,7 per cento.

Tutte le contraddizioni della misura più costosa di sempre sono state riassunte dall’ufficio studi della Cgia di Mestre secondo il quale il Superbonus «non andrebbe bocciato» perché tanto è costato sollevare il Pil dopo lo sprofondo (-8,9%) provocato dalle chiusure necessarie per rallentare il contagio del Covid. E tuttavia, a dimostrazione dei paradossi che tengono in ostaggio la politica economica in Italia, «la convinzione di aver speso troppo e di aver “drogato” anche il mercato edilizio è comunque molto elevata». «Questa misura ha provocato un costo in capo alla fiscalità generale spaventoso e non proporzionale al numero di edifici che sono stati “efficientati”».

I guai però non finiscono qui. Il governo ha detto che, dopo la cancellazione degli sconti in fattura e delle cessioni del credito, i lavori già partiti continueranno. Ma qui c’è un grande problema: i proprietari che potranno beneficiare della detrazione del 90 per cento (e non più del 110), compensando lo sconto solo in sede di dichiarazione dei redditi, saranno quelli che potranno permetterselo. Cioè i redditi più alti. I calcoli fatti per esempio da Leonzio Rizzo su La Voce.info sono significativi.

Mettere ordine tra le cifre assurde che girano nelle polemiche politiche furibonde in queste ore è un’impresa. Dalla maggioranza continuano a dire che ci sarebbe un buco in bilancio pari addirittura a «110 miliardi di euro». Da qui l’accusa ai Cinque Stelle di «politica scellerata». Questi ultimi ieri hanno replicato per le rime.
«Non c’è nessun buco in bilancio, il governo racconta fesserie colossali – sostiene Mario Turco, vicepresidente M5S – I 110 miliardi altro non sono che gli investimenti attivati grazie ai bonus edilizi, a valle dei quali l’Italia ha avuto un Pil cresciuto di più del 10% in due anni, un milione di posti di lavoro creati, un ritorno sul sistema economico stimato fino a tre volte gli investimenti e un extragettito fiscale ingentissimo in termini di Iva e di altri tributi». «Questo è un decreto vergogna. Vogliono convincere i cittadini che il Superbonus è dannoso e non sostenibile, ma stanno azzoppando imprese e famiglie» ha detto Giuseppe Conte. Angelo Bonelli (Alleanza Verdi-Sinistra) ha chiesto a Meloni di riferire in parlamento.

* Fonte/autore: Mario Pierro, il manifesto



Related Articles

Trovato il corpo del volontario eroe

Loading

Ha salvato due donne, poi la bomba di fango. Il Papa: prego per voi

Referendum: effetto boomerang dello scippo

Loading

Confindustria parla ed il governo, zelante esegue. O almeno ci prova. Oggi per tutti gli italiani il referendum sul nucleare non c’è più. Una gran parte ne erano comunque ignari, grazie alla strategia del silenzio. Un’altra parte ha letto sui giornali che oltre al referendum sul nucleare salteranno anche quelli sull’acqua, perché il ministro Romani ha dichiarato ad una trasmissione radiofonica che una soluzione legislativa per scongiurare il voto sull’acqua sarebbe auspicabile.

«No privatizzazioni, tassare i patrimoni e le rendite finanziarie»

Loading

«Dobbiamo far sapere ai politici, e alle élite finanziare di cui sono servi, che tocca al popolo decidere del suo futuro. Non siamo beni nelle mani di politici e banchieri che non ci rappresentano». Così nel manifesto diffuso via social network, da Facebook a Twitter. Chiedono innanzitutto più democrazia, più potere di decidere e una risposta al fallimento della finanza e alla disoccupazione da essa creata, i vari movimenti che ieri hanno sfilato in 82 Paesi e 951 città  nel mondo.

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment