Fortezza Europa. L’Unione prepara la stretta su Ong e confini esterni

Fortezza Europa. L’Unione prepara la stretta su Ong e confini esterni

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Restrizioni sui visti per i Paesi di origine che non cooperano sui rimpatri

 

La parola d’ordine è: stringere. Stingere i tempi per un accordo che soddisfi tutti ma soprattutto stringere i confini esterni dell’Unione europea rendendoli impermeabili ai migranti. Alla vigilia dell’ennesimo vertice sull’immigrazione, quello dei capi di Stato e di governo in programma il 9 e 10 febbraio, a Bruxelles si tornano ad alzare i toni nella speranza di trovare soluzioni che mettano d’accordo gli Stati membri e tranquillizzando allo stesso tempo opinioni pubbliche interne in realtà molto meno preoccupate di un tempo dagli sbarchi di uomini, donne e bambini.

Un anticipo di quanto potrebbe accadere giovedì prossimo si è avuto ieri nel corso del Consiglio Affari generali convocato proprio per preparare il summit. Le conclusioni raggiunte dovrebbero rappresentare la bozza delle dichiarazioni finali del vertice, un proclamare una linea sempre più dura nei confronti non solo dei migranti ma anche dei paesi di origine che non collaborano abbastanza per fermare le partenze e nel facilitare i rimpatri dei loro cittadini entrati irregolarmente in Europa. E’ necessario, ha spiegato il ministro per gli Affari Ue Raffaele Fitto, presente all’incontro, «che il Consiglio europeo concentri la sua attenzione sulla dimensione esterna con particolare riguardo al rafforzamento del controllo delle frontiere esterne, ad un maggiore impegno finanziario nei confronti dei paesi di origine e di transito, alla lotta ai trafficanti, alla regolazione a livello europea delle attività delle ong che operano nel Mediterraneo, ad una politica dei rimpatri più rapida ed efficace».

Ben poco spazio, come di vede, viene lasciato alla solidarietà. Neanche una parola sulla possibilità di arrivare a un meccanismo europeo di distribuzione obbligatoria dei migranti, come vorrebbe l’Italia, e anche se nei giorni scorsi è tornato a riunirsi i, gruppo di contatto per i soccorsi per le operazioni di ricerca e salvataggio, il tutto si è però concluso senza fare significativi passi in avanti.

Nel documento finale del vertice ci si limita a una generica «cooperazione rafforzata» per e attività di soccorso in mare senza però entrare nel merito. Viceversa, tra i 27 sembra prevalere la volontà di adottare regole europee più strette per le navi delle organizzazioni umanitarie che salvano i migranti nel Mediterraneo, al punto da far propri gli slogan del governo Meloni secondo i quali le navi delle ong sarebbero dei «taxi del mare». «Il consiglio europeo – è scritto infatti nelle bozze – condanna il tentativo di strumentalizzare i migranti a fini politici» e «invita la Commissione e il Consiglio a portare avanti i lavori sugli strumenti pertinenti, comprese eventuali misure contro gli operatori dei trasporti h praticano o facilitano la tratta di persone o il traffico di migranti».

In programma anche una giro di vite per quanto riguarda la concessione dei visti a quali paesi che non cooperano in materia di rimpatri, mentre si sollecita un’accelerazione nella discussione e approvazione del patto su migrazione e asilo, codice Schengen e direttiva rimpatri, sollecitando infine un monitoraggio comune sui flussi migratori, «sia all’interno che all’esterno dell’Unione europea»,. Una sottolineatura che potrebbe portare di nuovo l’Italia su banco degli imputati per i migranti che, una volta sbarcati, lasciano il nostro paese per dirigersi verso il nord Europa.

* Fonte/autore: il manifesto



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