Secessione dei ricchi: «La scuola a pezzi: taglio di 1,4 miliardi al Sud»

Secessione dei ricchi: «La scuola a pezzi: taglio di 1,4 miliardi al Sud»

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«Per spiegare l’assurdità di un progetto di autonomia differenziata come quello del ministro Calderoli basta dire che, su un tema fondamentale come quello dell’istruzione il Sud subirebbe un taglio di 1,4 miliardi di euro a vantaggio delle regioni del Nord – sostiene il segretario generale della Cgil Puglia Pino Gesmundo. E dalla Sicilia il sostegno del sindacato alla protesta dei 55 sindaci che hanno scritto a Mattarella

 

«Per spiegare l’assurdità di un progetto di autonomia differenziata come quello del ministro Calderoli basta dire che, su un tema fondamentale come quello dell’istruzione il Sud subirebbe un taglio di 1,4 miliardi di euro a vantaggio delle regioni del Nord – sostiene il segretario generale della Cgil Puglia Pino Gesmundo – Ed è solo un esempio di una riforma complessiva irricevibile, anche perché sottratta al confronto del paese, della comunità scientifica, dello stesso parlamento».
Lo studio citato da Gesmundo è un articolo di Marco Esposito ripreso da Il Mattino, uno di quelli che hanno provocato la « scomposta» minaccia di «querela» da parte del ministro agli affari regionali e alle «autonomie», il leghista Roberto Calderoli. Così hanno definito le sue parole i comitati di redazione de Il Mattino e de Il Messaggero. «Si utilizzano le querele temerarie – hanno aggiunto – come arma di pressione contro la libera stampa, per tentare di “imbavagliare” ogni legittima forma di critica» . Il testo è stato ripubblicato sul sito Roars.it, punto di riferimento online sia della critica alla scuola e all’università trasformate dalle riforme neoliberali degli ultimi trent’anni che della «secessione dei ricchi».

Nella simulazione riportata nell’articolo il taglio di cui parla Gesmundo sarebbe la conseguenza dell’adeguamento della spesa attuale per l’istruzione al «costo standard» inteso come media nazionale previsto dalla riforma di Calderoli. Attualmente la spesa per gli studenti al Sud risulta essere più alta rispetto a quelli del Nord. In Lombardia e in Veneto la spesa statale per studente è di circa 3.800 euro all’anno. In Campania aumenta a 4.500, in Sicilia circa 4.900, in Basilicata 5.600. La media italiana, cioè lo standard, è 4.346 euro. Se si applicasse questa media a tutte le regioni allora il Sud perderebbe 1,4 miliardi. Allo stesso tempo la Lombardia riceverebbe 820 milioni euro in più, il Veneto 340 milioni euro, per realizzare il loro sistema scolastico «regionalizzato». Ma perché, oggi, c’è questa sproporzione tra scuole del Nord e del Sud? Davvero al Sud si «sprecano» risorse? Perché, in primo luogo, al Sud vivono e lavorano docenti con un’anzianità maggiore, mentre quelli più giovani sono costretti a «emigrare» a Nord e, in base al sistema della progressione di carriera, percepiscono uno stipendio inferiore. Uno stipendio, va ricordato, già modesto e inferiore alla media dei paesi Ocse paragonabili al nostro, a cominciare da Germania o Francia. Questo è l’effetto di un sistema disfunzionale, e malconcepito, che produce attualmente oltre 200 mila precari cheogni anno permettono alla scuola di funzionare. E che sarebbe fatto ulteriormente a pezzi da una «regionalizzazione» scolastica che potrebbe essere uno degli obiettivi dell’«autonomia differenziata».

L’istruzione scolastica e universitaria copre il 13 per cento della spesa regionalizzata dello stato, ed è una delle voci più ricche della partita dell’«autonomia differenziata» che le destre al governo vogliono scambiare con il «presidenzialismo». «Se non venissero stabiliti i fabbisogni standard, l’aliquota della compartecipazione Irpef sarebbe del 61% per la Puglia. Un salasso a danno dei cittadini della regione che suo malgrado ha il più alto indice di povertà relativa, che colpisce il 27,5% dei residenti. Mentre ne beneficerebbero proprio le regioni che hanno firmato le intese per le autonomie – osserva Gesmundo – Un trasferimento di risorse da Sud verso Nord, tutto il contrario dell’impegno dell’Europa che ha assegnato all’Italia oltre 200 miliardi di euro per spingere alla coesione territoriale». Quanto alle «querele» di cui ha parlato Calderoli a proposito dei giornalisti, il sindacalista ha aggiunto: «Correremo il rischio della querela ma continuiamo ad affermare che quel disegno di autonomia ha un portato egoistico e divisivo. Il progetto è vessatorio nei confronti di territori dove non è garantita uniformità nell’esigibilità di diritti costituzionali, dalla salute all’istruzione alla mobilità, cosa che dovrebbe prescindere da dove si nasce o si sceglie di vivere».
Dalla Sicilia ieri è arrivato sostegno alla «ribellione» dei 55 sindaci del Sud che hanno scritto a Mattarella. «In materie come scuola, sanità, infrastrutture e trasporti non occorrono livelli essenziali di prestazione ma livelli uniformi – sostiene il segretario della Flc Cgil Palermo Fabio Cirino – Chiediamo a tutti una risposta di attivismo civico».

* Fonte/autore: Roberto Ciccarelli, il manifesto



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