A rendere pubbliche le terribili cifre, in un dettagliato rapporto sulle rotte migratorie che l’ong monitora ormai da venti anni, è l’organizzazione Caminando Fronteras. Le stime fornite dell’ong si basano su un certosino lavoro di contabilizzazione dei corpi recuperati e identificati, sommati ai dispersi in mare la cui scomparsa viene denunciata dai familiari nei paesi d’origine o da coloro che riescono ad arrivare sulle coste spagnole. A volte i naufragi o la caduta in mare dei “passeggeri” vengono comunicati agli operatori dell’ong direttamente dalle imbarcazioni ancora al largo, insieme a disperate richieste d’aiuto. Per questo le cifre fornite da Caminando Fronteras sono sempre molto superiori rispetto ai dati “ufficiali” forniti dalle istituzioni di Madrid o dall’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni.
L’agenzia dell’Onu, ad esempio, per quanto riguarda la rotta atlantica – quella che porta alle Canarie – contabilizza per il 2022 “solo” 543 vittime. In quella tratta, invece, il rapporto di Caminando Fronteras registra 1784 tra morti e desaparecidos, confermando che la “ruta canaria” rappresenta di gran lunga il percorso più pericoloso per coloro che tentano di raggiungere le coste andaluse.
Stando alle cifre fornite dal Ministero degli Interni spagnolo, negli ultimi mesi ilnumero di migranti che avrebbero tentato la “ruta canaria” sarebbe sceso del 30%, grazie alle buone relazioni allacciate da Madrid col regime marocchino dopo il riconoscimento da parte di Sánchez della sovranità di Rabat sui territori saharawi occupati dal Marocco. Le autorità marocchine sarebbero più attive nel bloccare la partenza dei natanti dalle proprie coste e nell’impedire con la violenza ai profughi di superare le recinzioni che blindano le enclavi spagnole di Ceuta e Melilla.
A costo di stragi come quella – 40 morti – provocata dai gendarmi marocchini e spagnoli il 24 giugno scorso. Lo stesso fanno le autorità mauritane, in cambio dei finanziamenti e dell’assistenza di Madrid. Il risultato è che i profughi sono costretti a salpare da porti più a sud e più lontani dall’arcipelago spagnolo, aumentando ulteriormente il già feroce indice di mortalità della rotta atlantica.
Ma anche la rotta algerina, denuncia l’ong – che rivendica la rimozione di ogni ostacolo legislativo che impedisce o rallenta il salvataggio dei migranti – si rivela molto pericolosa: nel 2022 è costata la vita a 464 persone.
* Fonte/autore: Marco Santopadre, il manifesto