Invisibili all’esterno, ma gli operai nelle piazze iraniane ci sono: dopo gli scioperi[1] del settore petrolchimico e l’astensione del lavoro in diverse fabbriche in tutto il paese, ieri a marciare sono stati i lavoratori del settore petrolifero, in alcuni degli impianti nel sud. Tra questi la Pars Oil and Petrochemical Company nella città di Asaluyeh, ma anche ad Ahvaz e Mahshahr.
Aderiscono alle richieste della rivolta, un’aspirazione di libertà che non può che legarsi alla lotta per l’uguaglianza sociale ed economica.
CHIEDONO AUMENTO degli stipendi, pensioni, assistenza medica migliore. Impossibile non vedere le trame che tengono insieme la contestazione alla Repubblica islamica, regime verticistico in cui il potere politico si intreccia a quello economico[2] a favore di una ristretta élite.
A peggiorare la situazione un embargo che dura da decenni e isola l’economia iraniana. Ieri gli operai denunciavano la repressione di chi chiede libertà ma anche di chi lotta contro la povertà.
Un’unica repressione, la stessa che il 12 dicembre ha fatto l’ennesima vittima: la medica 36enne Aida Rostami. Secondo IranWire e la stessa famiglia, è stata uccisa dalla polizia dopo atroci torture perché scoperta a curare manifestanti feriti nella propria casa (troppo rischioso rivolgersi a un ospedale, è lì che molti giovani vengono arrestati).
AI FAMILIARI sarebbe stato imposto di apparire in tv per dire che Rostami era morta cadendo da un ponte. Hanno rifiutato.
Intanto, ad aggiornare il bilancio è Amnesty in una lettera indirizzata al capo della magistratura iraniana Gholamhossein Mohseni-Ejei: oltre a 18mila arrestati e quasi 500 uccisi, sono 11 i manifestanti condannati a morte (due già giustiziati) e 15 incriminati per reati che prevedono la pena capitale senza ricevere assistenza legale.
Tra gli arrestati, ieri, anche l’attrice Taraneh Alidoosti, vincitrice del premio Oscar per il film The Salesman, accusata di «diffusione di notizie false»: in un post su Instagram aveva condannato l’esecuzione di Mohsen Shekari.
* Fonte/autore: Chiara Cruciati, il manifesto[3]