Il ricatto paga: la Svezia estrada in Turchia il kurdo Mahmut Tat
IL MEMBRO DEL PKK CONSEGNATO A ERDOGAN. Primo «rimpatrio» per ottenere l’ok della Turchia all’ingresso nella Alleanza Atlantica
È quasi ora di pranzo, sabato, quando i media e le agenzie di stampa svedesi danno la notizia dell’avvenuta estradizione dal paese scandinavo alla Turchia di Mahmut Tat. Diverse ore dopo l’annuncio trionfale riservato alla notizia da parte dei media di Ankara. Tat è un cittadino curdo condannato in Turchia a 6 anni e 10 mesi di reclusione per la sua appartenenza al Pkk. Proprio per questa condanna Tat era fuggito in Svezia nel 2015 presentando regolare domanda di asilo ma questa gli era stata rifiutata lo scorso anno. Secondo le prime ricostruzioni il militante politico curdo sarebbe stato arrestato dalla polizia svedese e portata nel centro di detenzione di Mölndal dove gli sarebbe stata notificata l’espulsione dal paese e il rimpatrio in Turchia.
VENERDÌ SERA con un aereo della polizia svedese avrebbe raggiunto l’aeroporto di Istanbul venendo consegnato alle autorità di Erdogan. Questa sarebbe la prima estradizione dalla Svezia di un militante politico curdo così come previsto dall’accordo tra Erdogan e i governi di Stoccolma ed Helsinki per permettere ai due paesi della penisola scandinava di entrare nella Nato.
Gli accordi stipulati tra i tre paesi a magio, durante il vertice Nato di Madrid, infatti prevedevano la consegna di una lista di 33 persone appartenenti all’opposizione curda e turca al regime di Ankara (Tat non era nella lista), attualmente residenti in Finlandia e Svezia oltre che l’impegno a cambiare, radicalmente, l’approccio di accoglienza e di solidarietà verso la causa curda manifestato storicamente dai governi di Stoccolma.
A favorire il rispetto dell’accordo è intervenuto anche il cambio di governo in Svezia che vede, per la prima volta, un coinvolgimento diretto dell’estrema destra dei “Democratici svedesi” che proprio della stretta contro i profughi e i richiedenti asilo ha fatto uno delle sue bandiere in campagna elettorale e, successivamente, del programma stipulato con il premier conservatore Ulf Kristersson. La ministra dell’immigrazione, Maria Malmer Stenergard, dello stesso partito del premier è stata la prima voce dell’esecutivo a commentare l’estradizione affermando che «il governo non ha alcun ruolo nel processo che include l’esame delle domande di asilo.
Ciò significa che il governo o un singolo gabinetto non possono intervenire o influenzare le autorità o i tribunali responsabili nella gestione dei singoli casi. Con riferimento al fatto in questione: si tratta di una questione individuale, il ministro non può dire di più». In verità il governo nei primi mesi dal suo insediamento aveva dichiarato per la prima volta le unità combattenti curde operanti in Siria Ypg e Pyd «fiancheggiatori del terrorismo» e non ha condannato i bombardamenti turchi di queste settimane nel Rojava. Ampi servizi della stampa turca hanno dipinto l’ufficio dell’Ncdk (il centro culturale curdo nel cuore di Stoccolma) come un «covo di terroristi» .
IL PROCESSO di adesione di Finlandia e Svezia alla Nato è ancora in attesa del via libera definitivo di tutti i paesi membri dell’Alleanza. Manca all’appello il voto di solo due parlamenti: quello ungherese e quello turco. Se quello dell’Ungheria dovrebbe arrivare entro i primi mesi del 2023 quello della Turchia è subordinato all’accordo, sulla pelle dei curdi, firmato con i due paesi nordici. È essenziale, quindi, che l’iter si concluda in tempo per il vertice Nato del luglio prossimo a Vilnius in Lituania.
* Fonte/autore: Roberto Pietrobon, il manifesto
Photo by ANF News
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