Il viaggio del leader ucraino si è svolto nei più rigidi parametri di sicurezza: in treno fino in Polonia, da dove è partito, dall’aeroporto di Rzeszow, e poi su un aereo scortato da un jet militare americano.

MENTRE ZELENSKY viaggiava, Washington DC si preparava ad accoglierlo in un crescendo di livelli di sicurezza per i target sensibili (palazzi governativi, ambasciate) e con i servizi segreti che bloccavano la strada pedonale davanti alla Casa Bianca. Le bandiere ucraine sono state messe accanto a quelle americane in diversi luoghi iconici di Washington, e lungo i viali di fronte a Capitol Hill come nei pressi della Casa Bianca.

Apparato di sicurezza, accoglienza, dichiarazioni, incontri e copertura mediatica sono stati messi in campo per un incontro senza sorprese che ha segnato una stretta di mano già avvenuta, su un accordo già preso, quello sull’ulteriore aiuto militare Usa all’Ucraina. Un pacchetto di quasi 2 miliardi di dollari che comprende l’invio dei primi missili Patriot.

Già l’acronimo, Patriot, che sta per Phased Array TRacking to Intercept Of Target, é tutto un programma. L’idea era nata nel 1964 con il sistema di difesa aria-aria “Surface-to-Air Missile, Development” (SAM-D), rinominato nel 1976 “Sistema di Difesa Aerea PATRIOT”, che combinava nuove tecnologie per la difesa anti aerea, poi nel 1988, nel primo di tanti aggiornamenti, furono impiegati per l’intercettazione di alcuni tipi di missile balistico tattico. Ora gli attuali MIM-104 Patriot sono un sistema missilistico terra-aria che è stato già impiegato nella prima guerra del Golfo contro i missili Scud iracheni.

Il “Patriot System” è una batteria mobile servita da 80-90 soldati (che andranno addestrati, in Germania). I missili partono da una stazione di lancio che può gestire fino a 4 missili PAC-2, della portata di 160 chilometri, oppure 16 nuovi PAC-3 da 40 chilometri che assicurano maggiore precisione.

L’INVIO DEI PATRIOT marca una differenza che cambia l’intera narrativa. Ora il piccolo paese attaccato non è più quello militarmente più raffazzonato, ma quello che possiede le tecnologie migliori e più potenti per rispondere ad un’aggressione.

Abbiamo visto come proprio l’utilizzo dei due sistemi NASAMS, con il loro 100% di intercettazione, hanno contribuito a limitare i danni del bombardamento russo del 17 novembre, ora i Patriot rafforzeranno quest’opera di respingimento, dando potenzialmente il via ad una infinita situazione di stallo, dove la superpotenza Russia continuerà ad attaccare la piccola Ucraina, armata fino ai denti dagli alleati occidentali.

Questo passo per gli Usa significa comunque una grande operazione di soft power, del caro vecchio soft power bellico novecentesco con cui Biden è cresciuto e che conosce benissimo. Gli Usa, dopo l’uragano Trump, la pandemia, una crisi economica che fa sempre capolino, nuove superpotenze che sgomitano per prendere più spazio, si ripresentano al mondo come i paladini della causa giusta per antonomasia, quella fra Davide e Golia, rinforzando la fionda di Davide con i più potenti missili terra aria disponibili sulla piazza.

A QUESTO È SERVITO l’incontro a Washington, e a spazzare i dubbi che stavano insorgendo sull’affievolirsi dell’appoggio statunitense all’Ucraina. Il sostegno all’Ucraina è anche uno dei pochi temi su cui Biden può contare su un sostegno bipartisan.

Si era capito anche dal tweet della speaker democratica alla Camera Nancy Pelosi che prima ancora dell’arrivo di Zelensky, aveva scritto: “Aspettatevi molte meritate standing ovation quando Zelensky parlerà stasera al Congresso. Non farebbe questo viaggio se il sostegno negli Stati Uniti fosse diminuito mentre i russi eliminano le fonti energetiche e bombardano le città”.

* Fonte/autore: il manifesto[1]