by Luca Tancredi Barone * | 9 Novembre 2022 11:01
22 GIUGNO 2022 . Il ministro dell’Interno Marlaska nel mirino dopo il documentario della Bbc. Né la Spagna né il Marocco prestarono aiuto medico ai migranti e sotto gli occhi della Guardia Civil
BARCELLONA. Il ministro degli interni spagnolo Fernando Grande Marlaska è nell’occhio del ciclone per la gestione dei migranti alla frontiera con il Marocco il 24 giugno scorso. In quella data, circa 2.000 persone cercarono di superare la frontiera della città di Melilla. Il risultato furono ufficialmente 24 morti, ma alcune ong parlano di almeno una cinquantina di persone rimaste vittime della polizia marocchina e di quella spagnola, che per respingere l’“assalto” utilizzarono armi antisommossa come gas lacrimogeni e pallottole di gomma, ma anche bastoni e pietre.
La questione, che già nel momento aveva sollevato numerose critiche dentro e fuori del governo, è tornata all’ordine del giorno qualche giorno fa quando un documentario della Bbc ha ricostruito i fatti accusando la polizia marocchina di violenza estrema e quella spagnola di facilitare il ritorno dei migranti in Marocco senza le dovute garanzie. E soprattutto di non aver prestato soccorso. Si tratta della cosiddetta «restituzione in caldo», una pratica che la Spagna mette in atto da molti anni nelle sue enclave di frontiera di Ceuta e soprattutto Melilla, e che è messa in discussione da moltissimi giuristi: non si possono riportare le persone indietro senza permettere loro di fare una richiesta di asilo, se lo desiderano.
La ricostruzione dell’accaduto da parte del network inglese, grazie a documentazioni fotografiche e video, mette in evidenza che i fatti sono avvenuti in territorio spagnolo e la polizia marocchina ha trascinato i corpi dei migranti, alcuni deceduti e altri gravemente feriti, verso il Marocco, senza che né la Spagna né il Marocco prestassero aiuto medico e sotto gli occhi della Guardia Civil.
Ieri le forze politiche spagnole si sono scagliate contro il ministro, dopo la riunione della Commissione di segreti ufficiali dedicata al tema. Lunedì una delegazione di parlamentari ha visitato Melilla e ha finalmente visionato alcune delle immagini rilasciate, più di 4 mesi dopo, dal ministero degli interni. Marlaska continua a sostenere che «nessun fatto tragico ha avuto luogo in territorio spagnolo», ma i parlamentari che sono stati sul luogo lunedì non sono d’accordo. Il segretario del partito comunista spagnolo nonché parlamentare di Unidas Podemos Enrique Santiago, fra i parlamentari in visita, ha sostenuto che «non ci sono dubbi che la valanga di persone che ha prodotto morti e feriti più gravi è avvenuta sotto controllo dell’autorità spagnola».
Non si spiega, si chiede Santiago, come mai «due o tre ore dopo dei fatti, e dopo l’entrata della Guardia Civil, lo spazio rimane privo di persone decedute o ferite. Chi le ha tolte da lì e le ha portate nella ‘terra di nessuno’?», la zona di territorio formalmente di sovranità spagnola ma che viene considerata zona cuscinetto fra i due stati.
«In quella zona», ha spiegato una deputata di Esquerra republicana, anche lei lunedì in visita a Melilla, «sono rimasti intrappolati molti migranti dopo essersi lanciati contro la recinzione. In quella zona, dove sono morti in molti, sono state gasate molte persone».
Ma i nemici politici di Marlaska non si mettono d’accordo sul da farsi. Unidas Podemos aveva già chiesto una commissione di inchiesta sui fatti, e molti degli abituali soci del governo come Esquerra hanno già detto che l’appoggerebbero. Non è chiaro cosa vuole fare il Pp, che sta comunque utilizzando lo scandalo per chiedere la testa di Marlaska. Vox ha già detto che non appoggerà nessuna commissione che metta in dubbio l’operato della Guardia Civil.
* Fonte/autore: Luca Tancredi Barone, il manifesto[1]
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