by Carlo Lania * | 9 Novembre 2022 10:48
Scambio di telefonate Meloni-Macron e alla fine Parigi assegna il porto alla nave di Sos Mediterranée. Critiche dalle altre ong
Uno scambio di telefonate prima tra la premier Giorgia Meloni e il presidente Emmanuel Macron poi, nel pomeriggio, tra il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e il collega Gerald Darmanin, con i francesi che hanno spinto per convincere l’Italia ad assegnare un porto sicuro alla Ocean Viking l’unica, tra le navi delle ong, che ieri ancora navigava fuori dalle nostre acque territoriali. Niente da fare. E così alla fine la Francia ha ceduto rompendo il fronte della fermezza europeo e aprendo a possibili, quanto imprevedibili, scenari futuri indicando Marsiglia come Pos per la nave della ong Sos Mediterranée.
Indicazione accettata dalla Ocean Viking che ha immediatamente lasciato le acque di fronte Catania e fatto rotta verso la Corsica, con arrivo previsto nel porto francese per domani. Matteo Salvini è il primo a salutare come una vittoria la decisione presa da Parigi: «Bene così – si affretta a scrivere sui social -. L’aria è cambiata». Seguito a ruota su Facebook dalla premier: «I cittadini ci hanno chiesto di difendere i confini italiani e questo governo non tradirà la parola data».
È la svolta, imprevista, alla crisi delle navi ong innescata dalla decisione di palazzo Chigi prima di non assegnare uno scalo alle navi umanitarie e poi di far sbarcare solo i naufraghi con problemi di salute, lasciando a bordo tutti gli altri. Un riconoscimento implicito alla linea dura scelta dal governo italiano nonostante i ripetuti richiami dell’Unione europea al rispetto di quanto sancito dal diritto internazionale, secondo il quale il porto sicuro deve essere indicato nel Paese più vicino a quello in cui è stato effettuato il salvataggio dei naufraghi.
I doveri del capitano, gli obblighi dello Stato costiero[1]
«Dopo quanto accaduto in questi giorni, come Sos Mediterranée abbiamo deciso che l’Italia non è un porto sicuro e per questo stiamo navigando verso la Francia in attesa di comunicazioni ufficiali» spiega da bordo della nave il presidente della ong, Alessandro Porro.
Dietro la decisione ci sarebbe anche la situazione sempre più critica creatasi col tempo sulla nave e tale, denuncia l’equipaggio, da far temere «incidenti gravi in qualsiasi momento». I medici, prosegue Porro, «hanno riscontrato stati di fortissimo stress tra i naufraghi, con crescenti sintomi di ansia, depressione, insonnia e perdita di appetito. Stanno perdendo le speranze e alcuni di loro hanno manifestato l’intenzione di gettarsi in mare». Le autorità francesi assicurano che giunti a Marsiglia i migranti verranno fatti sbarcare tutti, senza alcuna selezione come avvenuto a Catania. «Non ci sono restrizioni possibili, tutti hanno diritto di presentare domande di asilo», spiegano dal ministero dell’Interno.
Il naufragio a processo[2]
Per quanto riguarda le ong più che la decisione francese di aprire i propri porti, stupisce la scelta della Ocean Viking di accettare l’offerta di Parigi. «Ogni ong ha la sua strategia» dice Till Rummenhohl, capomissione di Sos Humanity . «Non commento quella degli altri, ma il diritto internazionale stabilisce che bisogna assegnare il porto più vicino. Malta non lo fa, l’Italia stava reagendo. Adesso le cose potrebbero cambiare. Ma non sempre le navi sono in grado di navigare per centinaia di miglia con i naufraghi a bordo».
Silenzio dalle altre organizzazioni preoccupate dalla possibilità che si sia aperta una crepa nel fronte che, anche ai tempi di Salvini ministro dell’Interno, ha sempre visto la flotta umanitaria muoversi compatta nel rivendicare il rispetto delle norme internazionali. Ora invece, parlando in privato sono in molti a condividere l’opinione di Rummenhohl: «Le regole sono chiare – spiegano – se ti inventi altre dinamiche vai al di là di quanto previsto dal soccorso n mare».
* Fonte/autore: Carlo Lania, il manifesto[3]
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