Brasile. Elezioni: i sondaggi sballano, si va al ballottaggio
Flop dei sondaggi, che davano il presidente uscente molto più in ritardo rispetto al 43,2% ottenuto. Ma resta il candidato con il tasso di rifiuto più alto. Lula si ferma al 48,4% ma si dice ottimista: «Al ballottaggio ho sempre vinto». Non sarà una corsa in discesa
SAN PAOLO. «Non posso crederci, mi sembra di vivere in una puntata di Stranger Things, in un mondo parallelo» – racconta Guille, studente universitario -, nonostante 700 mila morti per Covid, 50 milioni di brasiliani, il 43,2% vota per Bolsonaro».
È questo il risultato non previsto dai sondaggi per il primo turno delle elezioni presidenziali brasiliane di domenica scorsa. Il candidato favorito nei sondaggi, Lula del Partido de Trabalhadores (Pt), raggiunge il 48,4%, 57 milioni di voti, quasi sei milioni in più rispetto al presidente uscente di estrema destra, Bolsonaro del Partido Liberal (Pl). Differenza minore rispetto alle previsioni. Differenza minore di quella prevista dai sondaggi, che indicavano anche la possibilità di un secondo turno. Ma quasi nessuno ha indovinato il risultato così alto ottenuto da Bolsonaro. «È il voto della vergogna: votano Bolsonaro ma non lo dichiarano» scrivono i giornali brasiliani, provando a giustificare il vistoso errore di previsione.
LULA PUNTAVA A VINCERE al primo turno. «Ma ho sempre vinto le elezioni al secondo turno» dice ai suoi sostenitori, un po’ demoralizzati, riuniti sull’Avenida Paulista, a San Paolo, per seguire i risultati.
Bolsonaro invece sorride, supera le previsioni, ottiene più voti rispetto al primo turno del 2018, e incassa due ottimi risultati. L’elezione al primo turno del governatore di Rio de Janeiro, Claudio Castro del Pl, e manda al secondo turno per governatore di San Paolo il militare Tarciso de Freitas. San Paolo è una doccia fredda per i lulisti: Bolsonaro al 48%. Il suo candidato al Senato, l’astronauta Marcos Pontes, eletto con il 49%. È una vittoria che nasce nei piccoli centri dell’interno dello Stato, ma anche nelle città intermedie, come Osasco e Santo André, tradizionalmente a favore del Pt.
RISULTATI MIGLIORI per la sinistra nella città di San Paolo, dove vince il candidato governatore, Fernando Haddad che andrà al secondo turno contro Tarciso. E anche per la conquista di un terzo dei seggi alla Camera dello Stato e l’affermazione di Guillerme Boulos, del Psol, come deputato federale più votato, un milione di preferenze.
La polarizzazione Lula-Bolsonaro si ripercuote in molti Stati. Emblematico il caso di Mato Grosso do Sul, il capitano Contar, senza grandi sigle alle sue spalle, raggiunge il secondo turno. Tre giorni prima del voto Bolsonaro gli ha fatto un endorsement nell’ultimo dibattito televisivo, nonostante il suo Pl stesse supportando un altro candidato. Dinamica simile, a parti rovesciate, permette al candidato del Pt, Decio Lima, a Santa Catalina, nel sud, di andare al secondo turno, sfidando il bolsonarista Mello. Nel Minas Gerais, Stato conquistato da Lula, il governatore eletto al primo turno è un alleato di Bolsonaro.
Buone notizie per Bolsonaro anche per le elezioni legislative: sette tra ministri ed ex ministri bolsonaristi eletti. Il Pl è il primo gruppo parlamentare alla Camera federale, 99 seggi su 513, il più grande dal 1998, e anche al Senato, dove conquista 17 dei 29 seggi in palio. Tra questi, Damares Alves (Republicanos), ex ministra dell’educazione, sostenuta dalla primeira-dama, Michelle Bolsonaro, unite dalla comune fede evangelica, di tendenza conservatrice. Al Senato prevalgono dunque i gruppi di destra radicale, si rimpicciolisce la destra moderata del Psdb. Il Pt cresce, ma è appena il quinto gruppo.
È VERO. LE ELEZIONI presidenziali si definiscono quasi sempre al secondo turno. È vero, Lula ha ottenuto più voti, in termini assoluti, anche rispetto al primo turno, ai tempi d’oro del Pt nelle elezioni del 2006. Ed è vero: Bolsonaro è il candidato con il tasso di rifiuto più alto.
Ma non sarà una corsa in discesa per Lula. Dovrà corteggiare il voto moderato, più di quanto è riuscito a fare finora Geraldo Alckmin, il suo candidato vicepresidente, ex-tucano, come si definiscono i membri del partito di centro destra Psdb. Dovrà convincere le classi medie che – secondo le prime stime de la Folha de São Paulo – hanno preferito Bolsonaro o Simone Tebet. La quale ha conquistato un terzo dei suoi voti a San Paolo. E ha già fatto sapere che non resterà neutrale al secondo turno, la sua scelta sarà determinante. Mentre gli elettori di Ciro Gomes, candidato di centrosinistra anti-Pt crollato al 3%, dovrebbero tendere verso Lula.
C’È UN ALTRO MESE di campagna elettorale, la partita ricomincia da capo, gli elettori di Bolsonaro sono galvanizzati e vedono possibile la rimonta. Lula dovrà innanzitutto motivare i suoi, già ieri pomeriggio ha convocato una riunione per ricalibrare la strategia verso il secondo turno. Se dovesse vincere dovrà tenere conto del Brasile Stranger Things, di un bolsonarismo che ha gettato radici profonde nel paese.
* Fonte/autore: Federico Nastasi, il manifesto
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