Stop the war. Aprire le frontiere UE ai disertori russi, bielorussi e ucraini

Stop the war. Aprire le frontiere UE ai disertori russi, bielorussi e ucraini

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La Carovana per la pace #stopthewarnow arriva a Kiev. Una petizione rivolta a von der Leyen chiede l’apertura delle frontiere Ue

 

KIEV. Giardino di Kiev. “Oasi della Pace”. La statua del Mahatma Gandhi, dono del governo indiano al popolo ucraino. È il luogo prescelto dagli attivisti italiani della Carovana #Stopthewarnow per lanciare con i pacifisti ucraini un appello ai governi Ue perché riconoscano lo status di rifugiato agli obiettori, ai disertori e ai renitenti alla leva militare di Russia, Ucraina e Bielorussia.

DOPO UN VIAGGIO di 15 ore in treno, la delegazione della Carovana promossa da Un Ponte per e dal Movimento Nonviolento ha raggiunto ieri mattina Kiev. Con gli obiettivi di un prezioso meeting con alcuni obiettori di coscienza e i rappresentanti del Movimento Pacifista Ucraino e poi un flashmob nell’Oasi della Pace per ribadire la richiesta di cessazione di tutte le operazioni di guerra e il sostegno alle vittime innocenti e a tutti coloro che in Ucraina e in Russia auspicano la via del dialogo e della trattativa contro la logica delle armi e della vittoria ad ogni costo sul «nemico». «Alla vigilia del 2 ottobre, giornata internazionale della nonviolenza, da Kiev facciamo nostra la campagna promossa da Ifor (International Fellowship of Reconciliation, Ufficio Europeo per l’Obiezione di Coscienza e War Resisters’ International per garantire protezione e asilo agli obiettori e ai disertori russi, bielorussi e ucraini coinvolti nell’attuale guerra nella regione – spiega Daniele Taurino del Movimento Nonviolento. – Con una petizione indirizzata alla Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen un centinaio di associazioni internazionali hanno chiesto di aprire le frontiere Ue a chi si oppone alla guerra mettendo a rischio la propria persona. Oggi come società civile italiana chiediamo al governo di assicurare agli obiettori ucraini e russi la protezione umanitaria che fu assicurata durante la guerra in ex Jugoslavia».

CON L’ACUTIZZARSI del conflitto russo-ucraino si sono pesantemente aggravate le condizioni di sicurezza per i giovani ucraini che si rifiutano di partecipare alle azioni belliche. «Dall’inizio dell’invasione russa del 24 febbraio, in Ucraina vige la legge marziale e il divieto di lasciare il Paese per tutti gli uomini tra i 18 e i 60 anni; allo stesso tempo è stata decretata la sospensione del diritto all’obiezione di coscienza al servizio militare, tra l’altro riconosciuta solo per meri motivi religiosi», spiega Juri Sheliazhenko, segretario esecutivo del Movimento Pacifista Ucraino.
Sul numero di giovani ucraini che hanno scelto l’obiezione alla guerra non ci sono dati certi, mentre le autorità di Kiev mantengono il massimo riserbo sui procedimenti penali avviati contro i renitenti alla coscrizione militare. «È un fenomeno che coinvolge migliaia di giovani ucraini – avverte Mao Valpiana, storico rappresentante del Movimento Nonviolento -Nel 2021 erano 1.600 gli obiettori in servizio civile alternativo nel paese e oltre 5.000 le richieste di obiezione da esaminare. Sono più di un centinaio invece i giovani obiettori sottoposti a persecuzioni giudiziarie e con il giro di vite decretato dal governo dopo l’aggressione russa, le pene sono state elevate a 5-10 anni di reclusione». «La Commissione Onu sui diritti dell’uomo – aggiunge Valpiana – ha chiarito in passato che il diritto all’obiezione di coscienza non può essere compresso per ragioni legate alla sicurezza nazionale. L’Ucraina deve rispettare questo principio, esortiamo il governo di Kiev a smettere di perseguitare gli obiettori al servizio militare».

NELLA PRIMA GIORNATA della Carovana per la Pace, incontri anche con le organizzazioni sindacali e gli studenti universitari in protesta contro il decreto dell’esecutivo di qualche settimana fa che ha esteso il divieto di espatrio per i maggiori di 18 anni di età anche a chi risulta iscritto e studia in centri universitari all’estero o che è in attesa di svolgere l’Erasmus in un paese Ue. «I giovani che tentano di fuggire dalla coscrizione obbligatoria in Ucraina o dalla Russia di Putin ci indicano una strada alternativa all’approccio europeo al conflitto, quello cioè dell’invio continuo di armi che alimentano morte e distruzione», commenta Alfio Nicotra, copresidente di Un Ponte Per. «Per questo dobbiamo assicurare loro la protezione internazionale così da sottrarre il maggior numero di persone a questa guerra fratricida. La diserzione di massa, in Russia e in Ucraina, può contribuire tantissimo per imporre ai due governi di sedersi ad un tavolo per trattare il cessate il fuoco e la risoluzione equa e pacifica del conflitto».

PRIMA DI RAGGIUNGERE Kiev, la Carovana della Pace è stata ospite dell’università della città di Chernivtsi, in Bukovina, nel sud-est dell’Ucraina dove gli attivisti italiani si sono confrontati con un centinaio tra docenti e studenti sul conflitto in Ucraina, gli interventi di interposizione pacifica, il peacebuilding e la risoluzione nonviolenta dei conflitti. Con l’obiettivo concreto di rafforzare la partnership tra l’università della città della Bukovina, le Ong e le università italiane, istituendo un Corso interdisciplinare di studi per la pace.

 

* Fonte/autore: Antonio Mazzeo, il manifesto



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