«Sei migranti morti dopo un respingimento», la Turchia accusa la Grecia

«Sei migranti morti dopo un respingimento», la Turchia accusa la Grecia

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Tra le vittime cinque bambini. Un corpo senza vita a Lampedusa. Fiato sospeso per la sorte di 250 persone alla deriva tra Creta e Libia, corsa contro il tempo della nave Humanity 1

 

Non c’è tregua nel Mediterraneo. Dopo tre bambini e tre adulti morti di sete nei giorni scorsi, lungo le rotte migratorie dirette in Europa si registrano nuove vittime. Il ministro dell’Interno turco Süleyman Soylu, citato dall’agenzia di stampa governativa Anadolu, ha dichiarato ieri che altre sei persone hanno perso la vita al largo di Marmaris. Tra loro cinque bambini. Secondo Ankara erano partiti il 10 settembre dalla città libanese di Tripoli in 72. Due giorni dopo, nei pressi dell’isola di Rodi, hanno chiesto aiuto. In un video pubblicato dai media turchi un sopravvissuto afferma che il gruppo è stato caricato su un’unità della guardia costiera di Atene e poi abbandonato in mare su quattro zattere gonfiabili. 66 persone sono state soccorse dai turchi. I respingimenti nell’Egeo sono al centro di un braccio di ferro, che riguarda anche altri aspetti del controllo di quel tratto di mare, tra i due paesi confinanti. Denunce contro le prassi adottate dai greci sono venute anche da parlamentari europei e inchieste giornalistiche.

Intanto a Lampedusa è stata un’altra giornata di arrivi. 553 le persone sbarcate in 24 eventi dalla mezzanotte di martedì. Il corpo di un cittadino del Bangladesh è stato trovato senza vita su una barca soccorsa nelle acque italiane dalla motovedetta della guardia di finanza V1300. Non si conoscono le cause del decesso, ma sul cadavere non c’erano segni di violenza. «A Lampedusa come a Pozzallo le persone continuano a morire», dice Giovanni D’Ambrosio, del progetto Mediterranean Hope che offre assistenza umanitaria sul molo Favaloro. Nei giorni scorsi i suoi operatori hanno raccolto delle testimonianze su un altro decesso di cui non si era avuta notizia. Il 10 settembre durante un soccorso operato dalla guardia costiera un barcone con 31 migranti si sarebbe ribaltato e un cittadino della Costa d’Avorio sarebbe scomparso.

Non è ancora chiaro, invece, il destino delle 250 persone rimaste diversi giorni alla deriva nell’enorme area di ricerca e soccorso maltese (Sar), ma più vicine alle coste greche. Lunedì Alarm Phone ha chiesto aiuto: da bordo hanno comunicato al centralino che la barca era partita una settimana prima dal Libano, una bambina di tre mesi era già morta di sete ed erano terminate le scorte di benzina, cibo e acqua. Né le autorità maltesi, né quelle greche sono intervenute. Ieri il barcone è stato avvicinato dai mercantili Morning Carol e Berge Atlas. Non si sa se siano riusciti a fornire acqua e cibo ai migranti. In momenti concitati quattro persone si sono tuffate in direzione di una delle due navi, che li ha presi a bordo.

Per il soccorso, però, si è dovuto attendere l’arrivo della Humanity 1. Lunedì pomeriggio, nonostante si trovasse a 500 chilometri (circa 270 miglia nautiche) e fosse in attesa di un porto con 208 naufraghi sul ponte, ha cambiato rotta in una disperata corsa contro il tempo verso il barcone alla deriva. «Nessuno aveva risposto alle richieste di aiuto perciò il nostro equipaggio ha deciso, nonostante la grande distanza, di adempiere al dovere di salvare vite», dice Mirka Schäfer, a bordo in qualità di osservatrice per i diritti umani.

Intorno alle 17 la Humanity 1 ha raggiunto il barcone e iniziato l’intervento, che per l’alto numero di persone e la complessità del caso necessita di diverse ore. Mentre scriviamo non ci sono ancora aggiornamenti sul suo esito. Nelle vicinanze è rimasto il mercantile Berge Atlas. Il punto del salvataggio dista 255 chilometri dalle coste occidentali di Creta e 607 da La Valletta.

Nel frattempo Alarm Phone ha lanciato altri due Sos: per un barcone a sud-est di Portopalo e per un altro a metà strada tra Libia e Lampedusa. 38 e 85 le persone in pericolo.

* Fonte/autore: Giansandro Merli, il manifesto



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