by Claudia Fanti * | 7 Settembre 2022 10:22
Per il governo sono ore di trattative per organizzare il nuovo processo costituzionale. E Boric ha dovuto cedere alla richiesta di rimpasto
Appena un anno fa le forze della destra cilena, screditate e con le spalle al muro, non avrebbero mai potuto immaginare, neanche nei loro sogni più felici, che il cosiddetto “plebiscito di uscita” sulla nuova Costituzione avrebbe offerto loro uno scenario così favorevole. Perché è chiaro che, dopo la clamorosa sconfitta dell’Apruebo – il Cile è il primo paese della storia a respingere una proposta di Costituzione scritta da un organismo eletto dal voto popolare -, si trovano ora decisamente in una posizione di forza per negoziare la continuità del processo costituzionale.
ALLA PRIMA RIUNIONE, quella che si è tenuta lunedì tra il governo, gli imprenditori e i sindacati, la destra, che pure era stata invitata, non si è fatta proprio vedere, volendo prima capire che aria tirasse. E pretendendo, come ha dichiarato il senatore Francisco Chahuán di Renovación Nacional (Rn), «un’autocritica» da parte del governo rispetto alla sconfitta del «processo di sinistra radicale».
E anche dopo le rassicuranti dichiarazioni di Juan Sutil, il presidente della Confederazione della produzione e del commercio, su «un cambio di asse politico», è stata solo Rn ad accettare di riunirsi con il governo. «La cittadinanza è stata chiara», ha affermato Sutil: «vuole pace, democrazia, vuole che si facciano le cose bene» (cioè, ha sottinteso, non come sono state fatte finora) e «vuole uscire dalla polarizzazione» (cioè superare proposte divisive come quella portata avanti della sinistra all’interno della Convenzione costituzionale).
Ma per fortuna, ha continuato, c’è ora «l’impegno a fare una buona Costituzione, una Costituzione moderna che ci conduca allo sviluppo e al futuro», finalmente in «un clima di cordialità e di intesa», cioè secondo gli interessi delle élite.
PER IL GOVERNO, sconfitto e confuso, sono ore di trattative frenetiche per riorganizzare il nuovo processo. Lunedì mattina Boric si è riunito con il presidente della Camera dei Deputati, Raúl Soto (Partido por la Democracia) e del Senato, Álvaro Elizalde (Partido Socialista), due rappresentanti della vecchia Concertación – criticatissima durante la rivolta del 2019 proprio per aver mantenuto intatta l’eredità di Pinochet – che non hanno mai mostrato un grande entusiasmo per la Convenzione costituzionale. Ma che, ora, scommettono su quello che hanno sempre voluto: un’intesa tra tutte le forze politiche.
«Credo e voglio continuare a credere – ha dichiarato Soto – che ci sia una volontà genuina delle destre di avanzare in un dialogo che ci permetta di arrivare a un accordo trasversale per poter avviare un nuovo processo costituente e che ci si metta d’accordo per correggere gli errori del processo appena fallito». L’obiettivo, ha continuato, sarà «favorire questo dialogo all’interno del Congresso per ottenere le maggioranze richieste, che in questo caso sono quelle dei 4/7 in entrambe le Camere».
TUTTO QUESTO, però, non sarà certo gratis. Non a caso, Boric ha già dovuto cedere alla richiesta della ex Concertación di procedere a un rimpasto di governo. E in attesa di conoscere l’entità del cambiamento – nel momento in cui scriviamo la cerimonia in cui saranno annunciati i nomi dei nuovi ministri è stata posticipata senza fornire spiegazioni – sembra certo che ad essere sacrificati saranno anche due dei più stretti collaboratori del presidente: il segretario generale della Presidenza Giorgio Jackson e la ministra dell’Interno Izkia Siches, al centro di tante polemiche in relazione soprattutto alla questione mapuche.
È già nota, invece, la nomina come sottosegretario agli Interni di Nicolás Cataldo (Partido Comunista) in sostituzione del socialista Manuel Monsalve, che dovrebbe ricoprire la carica di ministro dello Sviluppo sociale.
Per le strade, intanto, la situazione non è calma: gli studenti delle secondarie hanno iniziato a mobilitarsi in Plaza Italia e si sono già registrati scontri con i Carabineros.
* Fonte/autore: Claudia Fanti, il manifesto[1]
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