Ucraina. Zaporizhzhia, ispezione alla centrale atomica: «Putin ha detto sì»

Ucraina. Zaporizhzhia, ispezione alla centrale atomica: «Putin ha detto sì»

Loading

Missione dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica a Zaporizhzhia. Lo dice Macron dopo una chiamata a Mosca, che pure protesta: «Kiev la smetta di sparare»

 

La missione dei tecnici dell’Aiea a Zaporizhzhia si farà, il presidente Putin ha dato il suo assenso ieri al telefono con il suo omologo francese Macron.

In seguito a una telefonata tra i due leader, la prima da fine maggio, l’Eliseo ha rassicurato sulla disponibilità del Cremlino a far entrare gli ispettori dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica nelle strutture dell’impianto nei pressi di Energodar. Inoltre, nei prossimi giorni le comunicazioni tra Francia e Russia dovrebbero proseguire in modo più costante.

POCO DOPO Mosca ha inviato una comunicazione ufficiale al Consiglio di sicurezza dell’Onu nella quale denuncia le «provocazioni» dirette alla centrale nucleare da parte dell’Ucraina.

Secondo l’agenzia russa Tass i diplomatici di Putin si sarebbero già mossi per chiedere una condanna delle azioni di Kiev. Molto probabilmente nella lettera si ricalcano le preoccupazioni espresse telefonicamente da Putin a Macron e riportate da una nota ufficiale di Mosca: «Il bombardamento sistematico da parte dell’esercito ucraino del territorio della centrale nucleare di Zaporizhzhia crea il pericolo di una catastrofe su larga scala che potrebbe portare alla contaminazione di vasti territori».

D’ALTRO CANTO, sono giorni che gli ucraini esprimono il timore che l’Fsb (i servizi segreti russi) stia preparando una «provocazione» ad hoc.

Kiev accusa lo stato maggiore russo di usare la centrale come scudo per i propri mezzi, impedendo di fatto all’artiglieria ucraina di rispondere al fuoco.

Stando a una nota diffusa dall’intelligence militare ucraina, le truppe russe hanno deciso improvvisamente che il 19 agosto le attività dell’impianto si sarebbero fermate per un «giorno di riposo», non permettendo a parte del personale (che, lo ricordiamo, è ucraino) di entrare nei locali. Intanto, sempre secondo fonti ucraine, i rappresentanti del monopolio nucleare statale russo «Rosatom» hanno lasciato Zaporizhzhia.

ANCHE ENERGOATOM, la società statale ucraina che si occupa di gestire le 4 centrali nucleari attive nel Paese, paventa il rischio di una «grande operazione sotto mentite spoglie» da parte dei russi.

Secondo fonti interne all’azienda, le forze russe hanno portato una troupe televisiva dentro l’impianto per un incontro con gli agenti dell’Fsb, dopodiché le truppe russe hanno bombardato il centro di formazione della centrale da una stazione degli autobus e da un canale di scarico.

Energoatom ha inoltre dichiarato di essere a conoscenza del fatto che le forze russe stanno pianificando di fermare i reattori dell’impianto «nel prossimo futuro» e di scollegarle dalle linee di comunicazione che forniscono energia al sistema elettrico ucraino.

Per questo il presidente Zelensky ha riservato un’intera parte dei colloqui con il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, proprio alla sicurezza di Zaporizhzhia.

Il governo ucraino è preoccupatissimo dell’eventuale distacco della centrale dalla rete elettrica nazionale e diversi portavoce hanno spiegato che lasciare i reattori senza possibilità di raffreddamento costante costituisce un azzardo enorme. La fuga di radiazioni in un momento di inattività dell’impianto di raffreddamento sarebbe molto alta.

A TALE PROPOSITO, Guterres giovedì aveva dichiarato la totale disponibilità e risolutezza delle Nazioni unite a permettere l’ispezione dei tecnici dell’Aiea.

Ieri, tuttavia, si è spinto oltre, chiarendo che Zaporizhzhia non può essere esclusa dalla rete nazionale di Kiev in quanto l’elettricità prodotta dall’impianto «è elettricità ucraina questo principio deve essere pienamente rispettato», come riportato dal quotidiano inglese The Guardian.

 

* Fonte/autore: Sabato Angieri, il manifesto



Related Articles

Fondamentalismo Brexit: Boris Johnson chiude il parlamento

Loading

Gran Bretagna. La regina autorizza lo stop: i battenti di Westminster chiuderanno entro il 12 settembre fino al 14 ottobre

Il nuovo egitto non deve nascere sulla vendetta

Loading

Come dimenticare le immagini di gioia, trasmesse in mondovisione la mattina dell’11 febbraio scorso, di Piazza Tahrir che esultava all’annuncio delle dimissioni di Hosni Mubarak, alla guida dell’Egitto dal lontano 1981, da parte del neodesignato vicepresidente Omar Suleiman? Gli occhi di migliaia di giovani egiziani lasciavano trasparire grandi aspettative per il futuro del loro Paese e profondo orgoglio per il coraggio e la tenacia dimostrati in quei 18 giorni di manifestazioni.

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment