La siccità in Europa mette (anche) a rischio imprese e commerci

La siccità in Europa mette (anche) a rischio imprese e commerci

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Fiumi e laghi inariditi bloccano la navigazione. Con gravi conseguenze economiche. Per l’Osservatorio Ue nel 45% del continente è alto il livello di attenzione, per il 15% è già allarme rosso

 

L’Europa è assetata. Le immagini del Po in secca che riempiono le pagine dei giornali italiani ormai dalla primavera non sono un’eccezione: se da noi seccano riso e soia e manca l’ossigeno per allevare molluschi nel Delta, una fotografia altrettanto drammatica può essere scattata in tutto il continente, che fa i conti con l’acqua che manca nei fiumi: nel suo ultimo rapporto, diffuso a metà luglio, l’Osservatorio dell’Unione europea per la siccità ha calcolato che nel 45% del territorio europeo la siccità è al livello di attenzione, mentre per il 15% è già allarme rosso.

«Le nostre analisi indicano effettivamente una portata estremamente bassa per quasi tutti i fiumi europei», ha riferito Andrea Toreti, ricercatore senior del Centro comune di ricerca della Commissione europea, focalizzandosi sulla portata. L’esempio più evidente di un’emergenza in corso è data dal Reno, la cui profondità è scesa ieri a 40 centimetri, un livello che rende impossibile la navigazione delle chiatte, mentre oggi – secondo la stima dell’amministrazione tedesca delle vie fluviali – il livello dell’acqua scenderà fino a 37 centimetri. Ciò che sta accadendo dovrebbe aiutarci a mettere a fuoco gli effetti negativi anche economici dei cambiamenti climatici: è a rischio il traffico fluviale di merci sul Reno e questo ha conseguenze pesanti anche sul Danubio.

COME SCRIVE BLOOMBERG, «il Reno, per secoli un pilastro delle economie tedesca, olandese e svizzera, è destinato a diventare praticamente impraticabile in un punto chiave alla fine di questa settimana, ostacolando i vasti flussi» che tra l’altro riguardano il trasporto di diesel e carbone. La situazione rischia di avere ripercussioni ancora più pesanti alla luce della riduzione dei flussi di gas russo, che hanno costretto Berlino ad aumentare il ricorso al carbone e ad altre fonti di energia. L’analisi di Bloomberg è stata diffusa con un titolo utile a far comprendere la serietà della situazione: «Una siccità storica minaccia di paralizzare il commercio europeo». Passa in rassegna la situazione anche di altri corsi d’acqua: «Anche il Danubio, che si snoda per circa 2.890 chilometri attraverso l’Europa centrale fino al Mar Nero, è intasato, con conseguenti ostacoli al commercio di grano», prosegue la testata statunitense. Il livello dell’acqua del Danubio vicino a Budapest, in Ungheria, è sceso di 1,5 metri nelle ultime tre settimane e non si prevedono piogge a breve.

I PUNTI PIÙ CRITICI sono nell’area di Zimnicea, lungo il confine tra Romania e Bulgaria, e più a valle a Cernavoda, con ripercussioni sui trasporti verso l’Ucraina. Ma i trasporti non sono certo l’unico settore dell’economia che sta avvertendo il duro impatto della siccità: in Francia, il Rodano e la Garonna sono troppo caldi per raffreddare efficacemente i reattori nucleari». La Loira, invece, è così bassa da poter essere attraversata a piedi dove un tempo incontrava il fiume Allier a le Bec d’Allier, presso Cuffy.

In Inghilterra, intanto, è scomparsa la fonte del Tamigi, che si è seccata e spostata qualche chilometro più a valle. Nell’isola, è stato dichiarato ieri lo stato di emergenza siccità per vaste zone del Paese, dove scatteranno restrizioni all’uso dell’acqua. Molte parti del Paese stanno sperimentando temperature soffocanti e scarse precipitazioni, con un’allerta di caldo estremo in vigore fino a domenica.

IN SPAGNA, intanto, le riserve idriche sono scese al 39,2%, il livello più basso dalla grande siccità del 1995, anno in cui furono imposte le severe restrizioni al consumo che portarono al crollo dell’agricoltura. Le maggiori difficoltà per la mancanza di acqua vengono registrate in Galizia, Castiglia e Leon, Estremadura, Andalusia, Catalogna e Navarra. Alcune immagini drammatiche mostrano greggi di pecore mentre pascolano lungo il letto prosciugato del fiume Guadiana.

LA SICCITÀ ECCEZIONALE sta mettendo in ginocchio anche il Portogallo, che – è l’altra faccia di una stessa medaglia – continua a bruciare: attualmente è in corso un grosso incendio nel Parco naturale della Serra da Estrela. la più grande area protetta del Paese. Le fiamme sono iniziate sabato scorso e hanno già mangiato circa 10mila ettari di terreno. Secondo le analisi di Copernicus, il programma europeo di monitoraggio globale per l’ambiente e la sicurezza, la situazione è destinata a restare questa fino a settembre. Oltre ai Paesi elencati, la siccità riguarda anche Austria, Repubblica Ceca, Slovacchia, il nord della Romania e il sud della Polonia. L’Europa unita nell’emergenza.

* Fonte/autore: Luca Martinelli, il manifesto

 

Image by Lubos Houska from Pixabay



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