La ragione di tutti quei pezzi oscurati è spiegata in una nota del Dipartimento di giustizia dove si spiega che «le informazioni contenute nell’affidavit potrebbero essere utilizzate per identificare molti, se non tutti, i testimoni», i quali «potrebbero essere soggetti a danni tra cui ritorsioni, intimidazioni o molestie e persino minacce alla loro incolumità fisica», suggerendo così che molte persone hanno accettato di collaborare con il Dipartimento, mettendosi contro Trump.

IN QUESTO ESERCIZIO di lettura fra le righe Neal Katyal, professore di legge ed ex vice procuratore generale del Dipartimento di Giustizia, ha scritto su Twitter: «Il DOJ sta dicendo pubblicamente di non fidarsi che l’ex presidente Trump non interferisca con le indagini, se la tabella di marcia venisse divulgata».

Nell’affidavit si legge che le scatole portate via da Trump contenevano «giornali, riviste, articoli stampati, foto, stampe varie, note, corrispondenza presidenziale, documenti personali e post presidenziali e molte informazioni riservate».
Per la precisione gli agenti hanno trovato 184 documenti, 25 dei quali contrassegnati come «top secret» e 92 come «segreti», altri 67 sono stati contrassegnati come «riservati», e alcuni dei documenti contenevano quelli che sembrano essere «appunti scritti a mano» di Trump.

DOPO AVER PRESO VISIONE dei materiali che hanno portato alla perquisizione dell’8 agosto, l’Fbi ha valutato che contengono «informazioni di origine umana, intercettazioni ai sensi del Foreign Intelligence Surveillance Act e segnali di lavoro di intelligence, oltre ad altri indicatori che puntano a materiale di un’elevata sensibilità. (…) Esistono basi per ritenere che prove, contrabbando, frutti di reato o altri oggetti posseduti illegalmente» siano stati conservati in modo improprio in vari luoghi della residenza di Mar-a-Lago. «Vi sono anche probabili motivi per ritenere che verranno trovate prove di ostruzione», afferma la dichiarazione giurata.

L’attesa per la divulgazione di questo affidavit era altissima, tanto che il principale sistema di archiviazione del tribunale, il Pacer, più volte non è stato in grado di gestire le richieste di download del documento, mentre su Truth, il suo social media, Trump infilava una serie di messaggi per dire che l’affidavit non cita informazioni relative ai segreti nucleari che secondo i media l’Fbi stava cercando.

«NIENTE MENZIONI sul nucleare – ha scritto Trump -, è un sotterfugio da parte dell’Fbi e del Dipartimento di Giustizia (…) Il giudice Bruce Reinhart non avrebbe MAI dovuto consentire l’irruzione in casa mia. Ha ricusato se stesso da uno dei miei casi per via della sua animosità e l’odio per il vostro presidente preferito: me. Cosa è cambiato? Perché non si è ricusato su questo caso? Obama deve essere molto orgoglioso di lui in questo momento!».

Al contrario di The Donald Joe Biden, incalzato dai giornalisti non ha voluto commentare la vicenda «per non interferire con il Dipartimento di Giustizia», ma è innegabilmente un buon momento per il presidente Usa che solo poche ore prima, in Maryland, durante un fundraising per il partito Democratico, si era mostrato molto più spavaldo del solito.

GALVANIZZATO dalla inusuale sfilza di vittorie dei democratici al Congresso, Biden ha abbandonato la consueta pacatezza e riferendosi a Trump e alla sua filosofia “Maga”, Make America Great Again, ha usato un termine che in americano suona ancora più forte che in italiano: fascismo.
«Quello che stiamo vedendo ora è l’inizio o la campana a morto di una filosofia Maga estrema – ha detto Biden – Non è solo Trump, è l’intera filosofia che sta alla base, che è un semi-fascismo».

* Fonte/autore: Marina Catucci, il manifesto