Libia. 22 migranti muoiono in mare, abbandonati al largo per 9 giorni

Libia. 22 migranti muoiono in mare, abbandonati al largo per 9 giorni

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La «guardia costiera» di Zawiya è intervenuta solo venerdì. La maggior parte dei 61 sopravvissuti sono ora in detenzione. Secondo i dati Oim quest’anno nel Mediterraneo centrale le vittime sono quasi 800

 

Erano tutti maliani i 22 migranti morti sul barcone partito dalle coste libiche di Zuara il 22 giugno scorso. Sono rimasti in mare per nove giorni, senza alcun aiuto. Solo venerdì 1 luglio è intervenuta la «guardia costiera» libica, il ramo di Zawiya, che ha raggiunto il barcone e riportato a terra 61 sopravvissuti. L’operazione sarebbe avvenuta all’interno delle acque territoriali libiche, anche se su questo elemento non ci sono conferme ufficiali.

Alcuni dei migranti erano in gravi condizioni, soprattutto a causa di disidratazione e ipotermia. Tre sono stati trasferiti dal personale dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) nell’ospedale di Zawiya, altri in diverse strutture sanitarie della zona.

SONO STATI LORO a raccontare che 22 compagni di viaggio, tra cui tre bambini, non erano riusciti a resistere tutto quel tempo trascorso alla deriva, sotto il sole cocente. Anche i superstiti sono per la maggior parte maliani. Con loro tre persone provenienti da Liberia, Guinea Conakry e Sierra Leone. Sette le donne e nove i bambini. La maggior parte sono finiti nel centro di detenzione di Al Maya.

Le informazioni vengono dalla portavoce Oim a Ginevra Safa Msehli che ha diffuso la notizia nella serata di venerdì. «La continua perdita di vite nel Mediterraneo centrale è un dramma umanitario ma anche politico – afferma Msehli – Sappiamo che ci sono partenze e che la situazione in Libia è terribile. Chi viene intercettato finisce di nuovo in detenzione e nelle mani dei trafficanti. Però non vengono messe in campo operazioni istituzionali di ricerca e soccorso per evitare che avvengano queste tragedie, le Ong stanno facendo un lavoro enorme per riempire questo vuoto ma sono state lasciate sole. È una vergogna che la priorità non sia salvare vite umane».

ANCHE FLAVIO DI GIACOMO, portavoce Oim per il Mediterraneo, sostiene che «queste morti sono evitabili. Non è accettabile che un barcone con oltre 80 persone non venga soccorso per nove giorni, che nessuno lo veda. L’insufficienza di un sistema di ricerca e soccorso in mare è palese».

Dall’inizio dell’anno quasi 800 persone sono scomparse lungo la rotta migratoria del Mediterraneo centrale. Si tratta dei morti accertati presenti nel database del progetto Missing Migrants, sempre di Oim. Ma i calcoli sono per difetto perché di tante persone si perdono le tracce. Il portale Sudan Tribune, ad esempio, ha diffuso nei giorni scorsi la notizia di 36 migranti, per la maggior parte sudanesi, annegati al largo della città libica di Al Khoms lunedì scorso. L’articolo cita le dichiarazioni di un’autorità di Karthoum. Il barcone sarebbe stato aggredito da una seconda imbarcazione, presumibilmente di contrabbandieri, con l’obiettivo di rubargli il motore. Questo avrebbe provocato l’affondamento. A bordo le persone sarebbero state una settantina. Al momento però non esistono conferme ufficiali da parte di autorità libiche o internazionali.

INTANTO LA GEO BARENTS è arrivata ieri nel porto di Taranto dove sbarcherà 69 persone soccorse lunedì dopo che il gommone su cui viaggiavano è collassato. Una madre e il suo bebè sono stati evacuati d’urgenza lo stesso giorno, mentre a bordo c’è il cadavere di una donna incinta deceduta sulla nave umanitaria nonostante i disperati tentativi di rianimazione. 30 i dispersi del naufragio. Altri 228 naufraghi attendono un porto sulla Ocean Viking di Sos Mediterranée.

Nella notte tra venerdì e sabato, invece, la Guardia costiera italiana ha salvato a 138 miglia a sud-est di Portopalo 140 migranti partiti dalla città libica di Tobruk. 66, di cui 15 minori non accompagnati, sono stati sbarcati a Portopalo (5 siriani e 61 egiziani). 74, tra cui 11 minori, a Siracusa. La notizia è stata data dal giornalista di Radio Radicale Sergio Scandura. Nessun comunicato ufficiale da parte delle autorità italiane.

* Fonte/autore: Giansandro Merli, il manifesto



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