Diritto alla salute, tre questioni che sfuggono al ministro Speranza

Diritto alla salute, tre questioni che sfuggono al ministro Speranza

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SANITÀ. Con due distinti documenti, Cgil e Cisl hanno espresso la loro preoccupazione su tutto il complesso della riorganizzazione del sistema sanitario

 

Nelle ultime settimane sulla sanità sono emerse, alcune questioni politiche importanti, tre di particolare rilevanza perché, nel loro insieme, confermano i nostri timori sul suo incerto destino ma soprattutto le nostre ansie sulla inadeguatezza politica dell’operato del governo.

La prima questione riguarda il recente decreto sulla semplificazione (D.L 21 giugno 2022, n. 73) un pretesto per assestare un altro colpo alla sanità pubblica. Il problema è semplice. Attualmente l’esenzione Iva per le prestazioni sanitarie è solo per quelle rese dai professionisti sanitari e dalle strutture pubbliche e convenzionate. Con questo decreto, invece, l’esenzione Iva si estende alle strutture private e viene ridotta dal 22% al 10%. Davvero un bello sconto.

Il costo di questa operazione, come precisa lo stesso decreto, è valutato “ in 12,3 milioni di euro per l’anno 2022 e 21 milioni di euro annui a decorrere dall’anno 2023”. Il governo di cui fa parte il ministro Speranza per foraggiare il privato provvede, come si legge nell’art 18 del decreto, riducendo il fondo per interventi strutturali di politica economica. Come dire che per ridurre l’Iva alla sanità privata si riducono gli investimenti pubblici. Se il ministro ne è a conoscenza, dovrebbe sapere che più soldi dà al privato e meno soldi avrà il pubblico, se non lo sa la faccenda è ancora più disarmante.

La seconda questione riguarda il regionalismo differenziato. Pensavamo che la pandemia avesse fornito alla politica evidenze sufficienti per mettere fuori gioco questa pericolosa controriforma. Tutti concordano sul fatto che se non avessimo avuto uno Stato centrale e una strategia nazionale la tragedia della pandemia sarebbe stata molto più drammatica di quella che è stata.
Ma il governo sembra non essere di questo parere.

Il ministro Gelmini ministro per gli affari regionali, il 27 maggio rispondendo in parlamento al question time, ha annunciato che il governo sta lavorando ad una legge quadro con lo scopo di ampliare a scapito dello Stato centrale i poteri delle regioni. Una legge simile sarebbe un colpo mortale assestato contro il SSn e contro i suoi principi di solidarietà e universalità. Anche qui, il ministro Speranza, che non crediamo condivida il progetto, dovrebbe farsi sentire.

La terza questione riguarda una sentenza del Consiglio di Stato (24 giugno 2022),che ha praticamente bocciato alcune misure di riorganizzazione sanitarie previste da Speranza nel Pnrr (Missione 6). Questa sentenza, sul piano politico in sostanza accusa Speranza di “tentata deregulation” cioè di aver provato a ridiscutere arbitrariamente certe norme dello Stato, che riguardano le competenze professionali degli operatori. Un po’ sulla stessa linea della Moratti che ha proposto di recente di sostituire medici con infermieri.

Ma se tutto questo ci fa venire dubbi sulle linee di politica sanitaria del governo, le proposte di merito del ministro, che riguardano il Pnrr , non sono meno criticate. Il coro è unanime nel giudicare improvvide le proposte, e certamente insufficienti.
Lo Smi (sindacato medici italiani) ha fatto un sondaggio (30 giugno 2022) dal quale emerge che il 90% dei medici ritiene che la situazione della sanità dopo il Pnrr “non migliorerà”.

Con due distinti documenti la Cgil (23 maggio 2022), e la Cisl (30 giugno 2022) sostengono preoccupati che “tutto il processo di riorganizzazione” proposto da Speranza purtroppo è inaffidabile.  Il Forum promosso da 30 Società scientifiche (le più importanti del paese) dice senza mezzi termini che: “La riforma della medicina territoriale è insufficiente a colmare le gravi lacune sempre più evidenti, che rischiano di compromettere la qualità dell’assistenza negli ospedali” (14 giugno 2022).

Insomma crediamo sia arrivato il momento di aprire gli occhi e rendersi conto del fatto che la sanità è nella tempesta, come prima, p iù di prima.

Mi rendo conto che oggi, con la guerra, l’inflazione, l’emergenza energetica, porre il problema della sanità possa sembrare fuori dalle traiettorie principali. Al contrario, invece, sono convinto si trattati di una questione importante, degna della massima attenzione. La sanità pubblica è un pilastro che traballa e va rafforzato. Oltre al fatto, testimoniato purtroppo, dai dati della realtà di una pandemia che ci accompagnerà ancora a lungo.

* Fonte/autore: Ivan Cavicchi, il manifesto



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