Migranti. Strage di migranti a Melilla, enclave alla frontiera spagnola
In centinaia assaltano i reticolati al confine controllati dalle polizie di Rabat e Madrid. «37 morti e decine di feriti». Giallo sulle cause
Non è la prima volta che dei disperati muoiono tentando di raggiungere il suolo di Madrid e di mettere piede in Europa, ma stavolta il numero delle vittime è molto alto. Le autorità marocchine parlano di 18 morti, ma secondo alcune Ong – tra le quali l’Associazione Marocchina per i Diritti Umani e la spagnola Caminando Fronteras – le vittime sarebbero addirittura 37 e decine i feriti, alcuni dei quali gravi. «Le cifre non sono definitive, possono aumentare ancora».
Venerdì mattina, alle 6,40, duemila profughi subsahariani hanno tentato di superare il sistema di reticolati (portato a dieci metri di altezza su decisione del governo Sánchez nel 2020) che racchiude la città autonoma di Melilla. Solo 500 di loro sono riusciti ad arrivare al valico di frontiera in prossimità del «Barrio Chino», dove hanno assaltato il cancello di ingresso. In 133 sarebbero riusciti ad entrare all’interno dell’enclave spagnola in Marocco.
Secondo le testimonianze, la maggior parte delle vittime sarebbe morta asfissiata nella calca dopo esser caduta in un avvallamento nel tentativo di superare una recinzione, sul lato marocchino della frontiera. Chi cadeva dalla rete veniva calpestato da altri migranti che tentavano la scalata e schiacciato da quelli che a loro volta cadevano o venivano spinti o tirati giù.
Per respingere i profughi, infatti, sono intervenuti un gran numero di agenti della Guardia Civil e di gendarmi di Rabat.
Questi ultimi avrebbero arrestato circa mille migranti. Secondo varie fonti e testimonianze, il tentativo di superamento della frontiera è stato respinto, soprattutto dagli agenti di Rabat ma non solo, con una massiccia dose di violenza. Anche nei giorni precedenti sulle colline che sorgono nei pressi della frontiera si sono verificati numerosi scontri. Secondo fonti di sicurezza marocchine nell’operazione di «contenimento» sarebbero rimasti contusi 140 agenti mentre Madrid parla di 49 feriti tra i suoi poliziotti. Tre profughi sono stati invece ricoverati nell’ospedale di Melilla.
Esteban Beltrán, direttore della sezione spagnola di Amnesty International, ha chiesto sull’accaduto una «inchiesta indipendente ed esaustiva». Fonti della Ong, dopo aver visionato video e foto, hanno denunciato che la polizia spagnola ha rimpatriato a forza e sul momento una parte dei rifugiati che erano riusciti ad entrare nell’enclave, violando così il loro diritto a richiedere eventualmente l’asilo politico o altre misure di protezione e accoglienza così come previsto dal diritto internazionale. Amnesty ha anche denunciato la violenza gratuita esercitata dalle guardie di frontiera marocchine nei confronti di rifugiati inermi che non opponevano resistenza.
Al contrario, il presidente del governo di Madrid, Pedro Sánchez, ha elogiato l’operato della gendarmeria marocchina e della Guardia Civil. Anche il ministro degli Esteri spagnolo José Manuel Albares, venerdì, aveva sottolineato positivamente la «straordinaria cooperazione» tra i corpi militari dei due paesi. Nel corso di una conferenza stampa organizzata ieri, il premier socialista ha parlato addirittura di un «attacco violento all’integrità territoriale della Spagna» e ha puntato il dito contro «le mafie responsabili del traffico di esseri umani».
Gli elogi di Sánchez e Albares nei confronti delle autorità marocchine riflettono i nuovi rapporti di Madrid con Rabat. Nel maggio del 2021, infatti, dopo l’ingresso a Ceuta – agevolato dalla «distrazione» della gendarmeria marocchina – di circa 8000 profughi, i toni usati dal leader del Psoe contro Rabat erano stati durissimi.
Ma nel marzo scorso Sánchez ha cambiato registro, riconoscendo la sovranità marocchina sui territori saharawi illegalmente occupati dal regno di Mohammed VI e avviando nuove relazioni di amicizia con Rabat. Il premier spagnolo non ha desistito neanche dopo che l’intelligence di Madrid lo aveva informato del fatto che il suo cellulare era stato spiato dalle autorità marocchine tramite il malware israeliano Pegasus.
La svolta ha però provocato la reazione stizzita dell’Algeria che, dopo aver bloccato il trasferimento del suo gas al Marocco, ha recentemente sospeso il Trattato di amicizia e di buon vicinato firmato con Madrid nel 2002, riducendo le esportazioni di gas in Spagna.
* Fonte/autore: Marco Santopadre, il manifesto
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