Le droghe nelle guerre, anche in Ucraina: amfetamine, alcool o coca

Le droghe nelle guerre, anche in Ucraina: amfetamine, alcool o coca

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INTERVISTA. Łukasz Kamienski, esperto dell’uso militare di sostanze. «Ancora oggi alcuni potenziatori delle prestazioni sono probabilmente ancora in uso»

 

In quest’ultimo mese di guerra, su varie testate internazionali sono apparsi articoli che, tra le righe, paventavano un abuso di alcol tra le truppe russe che hanno invaso l’Ucraina. Per cercare di saperne di più, abbiamo così deciso di parlarne con Łukasz Kamienski, docente polacco (attualmente insegna all’Institute of American Studies and Polish Diaspora dell’Università Jagellonica di Cracovia). Suo il libro Shooting Up sulla storia dell’uso militare delle droghe (soprattutto a Est), la cui edizione italiana è stata pubblicata da Utet nel 2017. Non è un mistero che, per le forze armate, la ricerca dell’aumento delle performance e delle prestazioni sia da sempre un aspetto ritenuto fondamentale, studiato, messo a punto e attuato. «Abbiamo poche informazioni solide e verificate sul presente», chiarisce subito al manifesto Kamienski.

«Molte droghe, che in Occidente sono chiamate nootropiche (le cosiddette smart drug, ndr) e vietate negli sport come il doping – continua il docente polacco – sono invece disponibili nelle farmacie russe. Alcuni di questi potenziatori delle prestazioni, sviluppati originariamente per gli astronauti, vennero usati dall’Armata Rossa già durante l’invasione dell’Afghanistan (1979-1989). Gli effetti di farmaci come Penotropil, Metraprote o Mildronate sono del resto simili a quelli delle amfetamine, ma senza gli stessi effetti collaterali di serotonina o dopamina. Il Metraprote è probabilmente ancora in uso tra le forze speciali o le unità di risposta rapida in situazioni di emergenza», ritiene Kamienski. Questione diversa è l’autoconsumo di sostanze. «Ancora in Afghanistan, la 40a armata sovietica era pesantemente sotto l’effetto di droghe.

Perché la tradizionale consolazione del soldato russo, ovvero l’alcol, lì era molto difficile da trovare, quindi i soldati dell’Armata Rossa si rivolgevano ad una varietà di sostanze disponibili localmente: marijuana e hashish, l’oppio (anche quello già parzialmente raffinato e quindi più potente), ma anche eroina e cocaina», ricorda da Cracovia il docente.

In Afghanistan, ricorda inoltre Kamienski, «il problema dell’uso e dell’abuso di droghe era diventato così grave che a metà degli anni Ottanta il comando dell’esercito russo decise di intensificare la rotazione e di abbreviare la durata del servizio di alcune unità e del proprio personale da 24 a 9 mesi». Ma torniamo all’oggi, al conflitto in Ucraina: «Sui media polacchi sono apparsi articoli secondo i quali ai soldati russi sarebbe consentito di saccheggiare le case e i negozi ucraini come desiderano, ma senza poter portare via alcol. Questo per prevenire l’ubriachezza tra le truppe russe e un’ulteriore erosione del morale».

Ma l’uso/abuso di sostanze, ovviamente, non riguarderebbe solo i russi. «Per ovvie ragioni ne sappiamo davvero poco», mette nuovamente le mani avanti Kamienski. «Ma sulla base di interviste e confronti con le mie fonti, come Paweł Pieniazek, giornalista polacco che per molto tempo ha seguito la guerra nel Donbass, ho appreso che durante questo conflitto scoppiato nel 2014 i soldati ucraini usavano amfetamine, anche se soprattutto a scopo ricreativo. Un consumo che potrebbe continuare tuttora, ma per cercare di migliorare le proprie performance in azione», sospetta il docente polacco. «Ci sono poi gli articoli degli organi di propaganda russi (come questo e questo), i quali parlano dell’uso dilagante di droghe da parte dell’esercito ucraino.

Dicono addirittura che siano gli statunitensi a fornir loro le sostanze psicoattive, rendendoli così combattenti zombie, simili a cyborg, trasformandoli in assassini, spietati e brutali, con problemi di dipendenza», riporta ancora al manifesto Kamienski. «Persino un media online della destra polacca ha riportato questo tipo di narrazione russa*».

Chiarito questo, il docente dell’Università Jagellonica di Cracovia conclude così: «Personalmente rimarrei estremamente sorpreso se scoprissi che gli ucraini non stiano usando sostanze per cercare di aumentare le proprie performance, per combattere la stanchezza e rimanere svegli durante le continue operazioni militari, come per sopprimere il dolore e la fame o anche solo semplicemente per sopravvivere in dure condizioni d’assedio, come avvenuto a Mariupol».

* L’articolo linkato è stato rimosso, si può leggere la copia nella copia cache di Google. 



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