Crisi alimentare. In Africa siccità e carestia, rischio catastrofe umanitaria
Fra Africa orientale e Sahel 40 milioni di persone sotto la soglia di sopravvivenza secondo l’ultimo rapporto del Programma alimentare mondiale
Dall’Etiopia meridionale al Kenya settentrionale passando per la Somalia e tutta l’area del Sahel, il continente africano sta affrontando una siccità e una carestia che allarmano le organizzazioni umanitarie con quasi «40 milioni di persone a rischio fame», secondo l’ultimo rapporto, presentato a fine aprile, dall’agenzia Onu del Programma Alimentare Mondiale (Pam).
UNA SITUAZIONE aggravata ulteriormente anche dal conflitto in Ucraina che ha contribuito «all’aumento dei prezzi di cibo e carburante e all’interruzione delle catene di approvvigionamento» con il rischio di una «crisi alimentare senza precedenti», secondo il segretario generale delle Nazioni unite, Antonio Guterres, al rientro questa settimana da una visita ufficiale in alcuni paesi del Sahel.
«Se la guerra sta causando un aumento dei prezzi ed enormi difficoltà nei paesi occidentali, ancora peggiori e più devastanti sono le conseguenze per i paesi del continente africano, con danni che si aggiungono al cambiamento climatico ed alla crescente siccità», ha indicato Guterres, richiedendo un «piano di intervento internazionale per evitare nuovi profughi e nuovi conflitti in Africa».
Secondo i dati delle Nazioni unite «oltre 40 nazioni africane importano il grano dalla Russia e dall’Ucraina per circa il 60% del loro fabbisogno, con numerosi paesi come Benin, Somalia, Egitto, Sudan e Burkina Faso che dipendono fino a quasi il 90%». Alle difficoltà di reperimento si aggiungono quelle dell’aumento dei prezzi di gas e petrolio che vanno ad incidere in molti paesi africani «sul costo dei beni di prima necessità e sulla produzione agricola, già compromessa dalla progressiva carenza d’acqua e diminuita del 30% negli ultimi 3 anni».
In queste regioni, dove la popolazione vive principalmente di allevamento e agricoltura, le ultime tre stagioni piovose sono state caratterizzate da scarse precipitazioni, oltre a un’invasione di locuste che ha devastato i raccolti tra il 2019 e il 2021. Un mese dopo il teorico debutto della stagione delle piogge, «un milione di persone hanno dovuto lasciare le proprie case per mancanza di acqua e pascoli e almeno 3 milioni di capi di bestiame sono morti nel Corno d’Africa», con situazioni simili anche nella zona del Sahel dove i «profughi che scappano dalla fame sono quasi 2 milioni», afferma l’ultimo report dell’agenzia di Coordinamento umanitario delle Nazioni Unite (Ocha), che analizza gli ultimi 3 mesi.
Secondo l’Ocha quasi il 40% della popolazione della Somalia (6 milioni di persone) deve affrontare livelli estremi di «insicurezza alimentare e una carestia endemica» che coinvolge anche 7 milioni di Etiopi, 4 milioni di kenioti e almeno 20 milioni di persone tra Burkina Faso, Niger, Ciad, Mali e Nigeria.
«DOBBIAMO AGIRE ora se vogliamo prevenire un disastro umanitario – ha affermato Michael Dunford, direttore regionale del Pam per l’Africa orientale-, ma la risposta della comunità internazionale è stata limitata»: è stato raggiunto solo il 5% delle risorse previste per contrastare la crisi alimentare.
* Fonte/autore: Stefano Mauro, il manifesto
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