Ucraina. L’incrociatore Moskva va a fuoco, Kiev: «Affondata»
Ammissioni russe sull’incendio a bordo dell’incrociatore simbolo della marina. Putin: «Vinceremo anche la guerra dell’energia»
La giornata non poteva iniziare in modo peggiore per la Russia: l’incrociatore Moskva, simbolo e orgoglio della flotta russa nel Mar nero, sarebbe stata colpita da un missile ucraino; dall’incendio che ne è conseguito, secondo le autorità ucraine, ne sarebbero eseguite esplosioni a bordo della nave e l’affondamento.
SECONDO MOSCA, in un primo momento, ha ammesso l’incendio ma ha negato che la nave non sarebbe stata colpita da artiglieria nemica e sarebbe riparata poi in un porto. In serata invece è arrivata la confermo proprio da Mosca: la nave è affondata. Il maltempo che in questi giorni colpisce alcune zone dell’Ucraina (rendendo anche complicate altre manovre militari) ha oscurato le immagini satellitari; pertanto per tutta la giornata le voci si sono rincorse; anche dagli Stati uniti era giunta la conferma del Pentagono: la Moskva è in fiamme ma è ancora a galla e si sta muovendo attraverso il Mar Nero, anche se i funzionari della difesa degli Stati Uniti hanno affermato che non è chiaro cosa abbia causato un’esplosione a bordo della nave. Il ministero della Difesa russa ha affermato di aver evacuato l’equipaggio e non ha fornito alcuna informazione su possibili vittime.
QUALUNQUE SIA STATA LA CAUSA che ha provocato l’incendio e il successivo affondamento, gli esperti americani sottolineano come la perdita dell’incrociatore sia un colpo per l’orgoglio nazionale e militare russo. E sempre dal Pentagono, il portavoce John Kirby ha affermato che le nuove armi promesse dagli Usa, arriveranno all’Ucraina «il prima possibile», ovvero in meno di una settimana. Kirby ha infatti sottolineato che le armi inviate in precedenza sono arrivate in quattro o cinque giorni dopo l’approvazione dei pacchetti di sicurezza. A questo proposito ieri gli Usa hanno lasciato intendere che ci saranno delle conseguenze se Mosca tenterà di ostacolare la consegna delle armi. Non sono le uniche voci provenienti dagli Stati Uniti, perché ieri ha parlato anche il capo della Cia a proposito dei rischi di utilizzo di armi nucleari tattiche da parte del Cremlino.
GLI STATI UNITI – ha detto Bill Burns, riportato dalla Cnn – «non prendono alla leggera la possibilità che la Russia possa utilizzare armi nucleari tattiche in Ucraina, viste le difficoltà che incontra sul campo di battaglia. Data la potenziale disperazione del presidente Putin e della leadership russa dati i rovesci che hanno avuto finora sul piano militare, nessuno di noi può prendere alla leggera la minaccia costituita da un potenziale ricorso ad armi nucleari tattiche o ad armi atomiche a basso potenziale». Ma in realtà, ha concluso, finora non si sono visti segni che il Cremlino si stia preparando a fare un passo simile.
DAL SUO PUNTO DI VISTA ieri Putin si è invece concentrato sulla questione energetica, durante una riunione del governo russo: la Russia – ha detto – «vincerà anche la guerra dell’energia, non solo quella combattuta con missili e bombe in Ucraina, perché l’Europa non può sostituire il gas russo, almeno per il momento. I tentativi di estrometterci, per sostituire le nostre risorse energetiche con forniture alternative, influenzeranno inevitabilmente l’intera economia mondiale. I Paesi europei – ha continuato – parlano di tagliare le forniture russe e così facendo destabilizzano il mercato e fanno salire i prezzi per i propri cittadini. Loro stessi infatti ammettono di non poter fare a meno delle risorse energetiche russe, incluso il gas naturale, semplicemente perché non ci sono alternative ragionevoli per l’Europa in questo momento». Il leader del Cremlino ha parlato anche della possibilità di provvedere – da parte di Mosca – «alla costruzione di nuovi oleodotti e gasdotti dai giacimenti della Siberia occidentale e orientale».
CITATO da Tass Putin ha poi specificato che «Per quanto riguarda l’esportazione di risorse energetiche, è necessario accelerare l’attuazione di progetti infrastrutturali, ferroviari, oleodotti, portuali, che nei prossimi anni consentiranno di reindirizzare le forniture di petrolio e gas dall’Occidente verso mercati promettenti al Sud e all’Est. Allo stesso tempo, è importante guardare al futuro, insieme alle compagnie petrolifere e del gas, per elaborare un piano per espandere le infrastrutture di esportazione verso i paesi dell’Africa, dell’America Latina e della regione Asia-Pacifico».
* Fonte/autore: Simone Pieranni, il manifesto
ph by Mil.ru, CC BY 4.0 <https://creativecommons.org/licenses/by/4.0>, via Wikimedia Commons
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