by Simone Pieranni * | 3 Aprile 2022 9:13
IL LASCITO. L’esercito ucraino riguadagna città nei dintorni della capitale. Enerhodar: spari dei soldati di Mosca contro una manifestazione
Quel parziale ritiro atteso da giorni dei soldati russi dalla zona della capitale ucraina si starebbe avverando, ma a costi molto alti. L’esercito ucraino è tornato ad avere il controllo di alcune città e villaggi, scoprendo però quanto lasciato dietro di loro dai soldati russi.
SECONDO L’INTELLIGENCE militare britannica, le forze russe si sarebbero ritirate dall’aeroporto strategico di Gostomel, vicino alla capitale: si tratta di uno dei primi luoghi conquistati dai russi e al centro di furiosi combattimenti nei giorni successivi. L’esercito ucraino ieri ha sostenuto di aver ripreso il controllo di 29 insediamenti nelle regioni di Kiev e in quella settentrionale di Chernihiv, dove però le autorità hanno denunciato saccheggi da parte dei soldati di Mosca.
Nel suo ultimo video messaggio il presidente ucraino Zelensky ha avvertito la popolazione: nella ritirata, il nemico sta creando «un completo disastro», lasciando mine «sull’intero territorio», comprese case e cadaveri. In questa stessa area, le forze ucraine hanno rivendicato il controllo dei villaggi di Sloboda e Lukashivka, a sud di Chernihiv. Le mine e le macerie lasciate dai soldati russi sono un problema anche a Brovary, insediamento chiave a est di Kiev riconquistato dagli ucraini, secondo quanto comunicato dal sindaco della città che ha anche avvisato del fatto che «Le truppe russe in ritirata hanno minato l’area».
E NEI PRESSI DI KIEV ieri è stato ritrovato anche il cadavere del foto reporter Maxim Levin: «Il primo aprile, dopo approfondite ricerche intorno al villaggio di Huta Mezhyhirska nella regione di Kiev, la polizia ha trovato il corpo senza vita di Maxim Levin», ha scritto Ukrinform citando la testata ucraina per cui Levin lavorava, la LB.ua. Levin, nato a Kiev nel 1981, aveva lavorato anche con testate internazionali fra cui Reuters, Ap e Bbc.
Fotogiornalista e documentarista, la gran parte dei suoi progetti sono stati dedicati alla guerra in Ucraina. Ma – come riporta l’Ansa – «molte sue attività erano anche a scopo umanitario, legate a organizzazioni internazionali come Oms, Unicef e Osce. Lascia quattro figli piccoli, la moglie e i genitori. È il sesto giornalista rimasto ucciso in Ucraina dall’inizio della guerra lo scorso 24 febbraio, stando ad indicazioni di Reporters Sans Frontieres. Almeno 35 quelli feriti secondo la responsabile per i diritti umani del parlamento ucraino, Lyudmila Denisova, mentre si sono perse le tracce di Oleh Baturin a Kherson, città in mano alle forze russe, sospettate del suo sequestro».
ALTRI «LASCITI» DRAMMATICI dei russi a Bucha, liberata dagli ucraini: secondo il sindaco della città a nord ovest della capitale ucraina, «Ci sono quasi 300 persone sepolte in fosse comuni». Come riportato dall’Agi, sedici dei 20 cadaveri giacevano sul marciapiede o a bordo strada. Tre erano sdraiati in mezzo alla strada e un altro giaceva nel cortile di una casa. Due di loro giacevano vicino alle biciclette mentre un altro era accanto a un’auto abbandonata. Accanto alla persona che aveva le mani legate dietro la schiena con un pezzo di stoffa bianca è stato trovato un passaporto ucraino.
Tutti indossavano abiti civili: cappotti invernali, giacche o tute da ginnastica, jeans o pantaloni da jogging, scarpe da ginnastica o stivali. Nelle località «liberate» (Brovar, Vyshgorod e Bucha) l’allerta non è finita: sarà introdotto un coprifuoco intensificato per due giorni. Lo ha annunciato – riporta l’Ukrainska Pravda – Oleksandr Pavliuk, capo dell’amministrazione militare regionale di Kiev su Telegram. «Negli insediamenti di questi distretti, che erano sotto l’occupazione russa e sono stati liberati dalle forze di difesa ucraine, le restrizioni scattano dalle 21 stasera alle 6 del 5 aprile: è severamente vietato sostare nelle strade e in altri luoghi pubblici, spostarsi con i mezzi e a piedi. I residenti possono uscire solo durante l’allarme per recarsi nei rifugi».
Nonostante il «parziale ritiro» delle truppe russe, ieri tre missili russi avrebbero colpito le infrastrutture della città di Myrhorod, nella regione della Poltava a sud-est della capitale Kiev.
Lo ha riferito il capo dell’amministrazione militare regionale: «Tre missili hanno colpito infrastrutture a Myrhorod. Secondo le prime informazioni, non si registrano feriti» ha scritto, invitando la popolazione a non postare foto dei siti dell’attacco.
A MYRHOROD c’è una base dell’aviazione ucraina. Ieri inoltre si sono registrati spari e arresti da parte dei russi su una manifestazione a Enerhodar, città sul fiume Dnipro, nell’Ucraina meridionale, che ospita i lavoratori della vicina centrale nucleare di Zaporizhzhia. Infine: ieri secondo il New York Times Joe Biden avrebbe deciso di autorizzare la sua amministrazione, per la prima volta dall’inizio del conflitto, a lavorare con gli alleati per trasferire tank di fabbricazione sovietica all’Ucraina.
* Fonte/autore: Simone Pieranni, il manifesto[1]
ph by State Emergency Service of Ukraine, CC BY 4.0 <https://creativecommons.org/licenses/by/4.0>, via Wikimedia Commons
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