Ucraina. A Kiev ancora si combatte, non c’è riposizionamento

by Simone Pieranni * | 2 Aprile 2022 9:52

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A Kharkiv distrutta l’università. Esplosione di un deposito di petrolio a Belgorod, in territorio russo. Mosca: «Opera di elicotteri ucraini»

 

Si combatte, di nuovo, intorno a Kiev, distrutta l’università di Kharkiv (nord est del paese), secondo le autorità ucraine. Secondo Mosca, invece, elicotteri ucraini avrebbero incendiato otto serbatoi di petrolio nella regione russa di Belgorod al confine con il Donbass. Un evento – smentito da Kiev – che secondo Mosca peserà sui negoziati, posto che ancora ci sia spazio per il dialogo considerando che – appena qualche giorno dopo l’ottimismo di Istanbul – i combattimenti infuriano e sembrano addirittura essere aumentati di intensità, e non solo sulla linea del fronte tra Kherson e Mykolayiv.

L’OFFENSIVA RUSSA sembra dunque essere ripresa anche nei dintorni della capitale, dove ieri il governatore ha avvertito i residenti di fuggire dalla città. Klitschko ha anche detto che le forze russe si stavano ritirando in alcune aree intorno alla capitale ma rafforzando le loro posizioni in altre; a quanto sembra però Kiev non pare ancora essere completamente fuori dalle operazioni russe.

Intanto da ieri è in corso l’evacuazione da Mariupol di circa 2mila civili dalla città. Come riportato dalle agenzie, le persone provano a uscire dall’inferno cittadino con molte auto private che si sono unite ai 42 bus scortati dai veicoli della Croce rossa e del Servizio di emergenza ucraino dalla vicina Berdyansk e diretti verso Zaporizhzhia.

PIÙ DI 100MILA CIVILI sarebbero ancora intrappolati a Mariupol senza forniture mediche, secondo Oleksii Iaremenko, vice ministro del governo ucraino: «È molto pericoloso ha specificato a Sky News, per chiunque cercare di lasciare Mariupol. La città rimane chiusa all’ingresso ed è molto pericoloso uscire con i trasporti personali». Come riporta il Guardian, «un collaboratore del sindaco di Mariupol ha affermato che la città del sud assediata rimane chiusa per chiunque tenti di entrare». Da giovedì, inoltre, le forze russe avrebbero impedito che anche la più piccola quantità di forniture umanitarie raggiungesse i residenti intrappolati, chiarendo che un corridoio umanitario pianificato «non era stato aperto».

NELLA TARDA MATTINATA di ieri il sindaco di Chernihiv ha denunciato che i bombardamenti russi avrebbero distrutto il reparto di oncologia di un ospedale. «Alcuni proiettili hanno colpito direttamente l’ospedale regionale e uno degli edifici».

Ieri c’è stata anche la telefonata tra il leader turco Erdogan e Vladimir Putin, che avrebbe ringraziato Ankara per aver fatto progredire i negoziati; Erdogan ai giornalisti ha detto che «Saremmo molto felici se potessimo trasformare questo corso negativo degli eventi in uno positivo con i due leader», invitando il Cremlino a dialogare direttamente con Zelensky (ipotesi piuttosto remota, visto che Putin considera Zelensky una marionetta gestita direttamente da Washington).

UN INCENDIO SI È SVILUPPATO in un deposito di petrolio nella regione di Belgorod, in territorio russo non lontano dal confine ucraino, e Mosca ne attribuisce la responsabilità a due elicotteri delle forze ucraine entrati nello spazio aereo russo a bassa quota. Lo ha affermato il governatore dell’Oblast di Belgorod. Il Cremlino sostiene che l’attacco ucraino all’alba ad un deposito di petrolio sul suolo russo «peserà sui colloqui».

Nella notte era tornato a farsi sentire il presidente ucraino Zelensky, secondo il quale «Le forze russe si stanno raggruppando e «si preparano a sferrare possenti attacchi contro il Donbass». Nel video il presidente ucraino ha – tra l’altro – dichiarato di aver licenziato due alti funzionari della sicurezza ucraina, che ha definito «traditori». Una nuova decisione – ha detto Zelensky – «è stata presa a proposito degli anti-eroi. Non ho tempo di occuparmi di tutti i traditori, ma un po’ alla volta saranno tutti puniti», aggiungendo che «coloro che infrangono il giuramento di fedeltà al popolo ucraino…verranno inevitabilmente privati dei loro gradi militari».

IERI SI È SVOLTO anche il summit virtuale tra Unione europea e Cina, anticipato da un documento nel quale l’Ue metteva in chiaro che data l’attuale situazione sarebbe stato improbabile discutere del Cai (Comprehensive Agreement on Investment). Bruxelles ha tentato di stanare Pechino senza successo. Xi avrebbe confermato la volontà cinese di giungere alla pace, secondo alcuni funzionari Ue avrebbe anche garantito di fare pressione su Putin, mentre la presidente della Commissione Ue von der Leyen ha detto di aspettarsi che se anche la Cina non sostiene le sanzioni, almeno «faccia ogni cosa per non interferire in alcun modo. E anche su questo punto siamo stati molto chiari».

* Fonte/autore: Simone Pieranni, il manifesto[1]

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