Clima. Energie rinnovabili: il governo non si muove sui decreti cruciali per la svolta
Non esistono limiti tecnici che impediscano di coprire l’intero fabbisogno di energia del paese con fonti pulite e rinnovabili: esiste solo l’assenza della volontà politica di avviare un piano serio in questo senso
Continuiamo a pensare che il disastro climatico debba rimanere al centro dell’azione politica italiana ed europea, nonostante le tragedie, prima del Covid e ora della guerra. Derubricare gli obiettivi climatici, come concretamente si sta facendo, è un errore che avrà conseguenze pesanti sulla popolazione. Proprio per questo abbiamo di recente sostenuto su questo giornale la necessità di una svolta nelle politiche energetiche del paese.
Non esistono limiti tecnici che impediscano di coprire l’intero fabbisogno di energia del paese con fonti pulite e rinnovabili: esiste solo l’assenza della volontà politica di avviare un piano serio in questo senso. Più in dettaglio, per soddisfarlo, basterebbe ricorrere a un mix energetico di sole, vento ed acqua – il nostro specifico patrimonio naturale – e per quanto riguarda i necessari accumuli di energia vanno sfruttati i pompaggi idroelettrici, ampiamente disponibili e programmabili.
Abbiamo anche precisato che quando parliamo di fabbisogno abbiamo preso come riferimento quello attuale che invece pensiamo vada ampiamente ridimensionato, colpendo sprechi e usi dissipativi e poco intelligenti dell’energia. Nessuno ci ha detto che si trattava di stupidaggini.
La domanda vera, semmai, è quanto tempo occorre per fare tutto ciò. Non siamo pianificatori, né abbiamo le informazioni che solo la Pubblica Amministrazione può avere. Chiediamo solo di cominciare. (E tuttavia esiste già documentazione sufficiente per sapere che le energie rinnovabili sono attivabili con tempi più rapidi e meno costosi di qualsiasi altra ).
Un governo convinto che per governare il clima il paese vada liberato al più presto dalla sua dipendenza dai fossili e non solo dal gas russo, dovrebbe mobilitare le competenze necessarie, informare e coinvolgere la popolazione e trasformare questo progetto “Italia 100% rinnovabile” in un nuovo piano energetico, precisandone i costi e i tempi di attuazione.
Il recente decreto energia del governo e l’affannosa ricerca di paesi da cui procurarsi gas per sostituire quello russo, non ci pare vadano nella direzione auspicata.
Prima di partire per Algeri per mendicare un aumento delle forniture di metano si poteva e doveva dare un segnale diverso, come richiesto dalle principali associazioni ecologiste. Proviamo a indicarne alcune.
Si poteva decidere di emanare i decreti attuativi del decreto sulle comunità energetiche liberandole così, anche se solo parzialmente, dei limiti della legge precedente che ne hanno impedito la diffusione. Bloccare questo strumento, non emanando i decreti attuativi, la dice lunga sulla scarsa volontà di questo governo di avviare quella transizione energetica di cui parla in continuazione senza poi fare nulla.
Prima di porsi il problema di progettare navi gasiere per rigassificare il gas o di perdere tempo con le generazioni immaginarie del nucleare pulito e senza rischi e scorie, si poteva immaginare di emanare questi decreti. Avrebbe consentito alle italiane/i di poter contare su questo strumento di condivisione dell’energia prodotta dalle rinnovabili, cui possono partecipare persone fisiche, comuni, imprese purché questa non sia la loro attività principale. Comunità che non hanno finalità di lucro e potrebbero coinvolgere molte più utenze se questi decreti attuativi fossero emanati.
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È incomprensibile il silenzio che circonda le comunità energetiche e quindi insieme ai decreti attuativi va promossa una campagna informativa creando sportelli in ogni quartiere. Fare tutto ciò costa poco e produce occupazione oltre siamo certi che farà capire alla cittadinanza la validità di questo strumento per combattere il caro bollette
Un secondo provvedimento auspicabile che non costa nulla e si poteva varare prima di pensare a nuovi fornitori di gas, poteva essere quello di una generale semplificazione delle procedure autorizzative dei progetti di installazione di fonti rinnovabili.
E, ancora, cosa mai impediva al governo di impegnarsi a promuovere un piano per installare pannelli solari termici e fotovoltaici su tutti gli edifici pubblici?
Ed infine, perché non rispondere all’evidente problema dell’occupazione, convocando i sindacati per un progetto di reindustrializzazione del territorio sviluppando la filiera industriale necessaria ad avviare le fonti rinnovabili? È inaccettabile che per installare turbine eoliche o pannelli solari si debba importare dall’estero gran parte delle componenti che servono.
Tutto questo costa poco, e potrebbe rendere il nostro paese protagonista della necessaria rivoluzione energetica rinnovabile.
* Fonte/autore: Luciana Castellina, Massimo Serafini, il manifesto
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