Ucraina-Russia. Ripartono i negoziati in Turchia
In un clima che anziché rasserenarsi sembra rendersi sempre più teso, domani ricominciano in Turchia i colloqui di pace tra la delegazione russa e quella ucraina. A pesare sui negoziati le parole espresse da Biden in Polonia, la situazione sul campo che non vede alcun rallentamento da parte russa, benché gli ucraini abbiano riconquistato alcuni territori e la situazione umanitaria di alcune città come Mariupol letteralmente alla fame da settimane ormai.
LE AVVISAGLIE per la ripresa dei negoziati non sono buone, come al solito. Il presidente ucraino Zelensky aveva lasciato intendere alcune aperture da parte di Kiev, nel corso di un’intervista con giornalisti russi: potenziale neutralità del Paese e possibilità di trovare una soluzione per Crimea e Donbass. «Aperture» smentite ieri da un consigliere presidenziale ucraino secondo il quale Kiev non è disposta a fare nessuna «concessione territoriale».
ZELENSKY HA ANCHE SENTITO il premier italiano Mario Draghi, a proposito della possibilità di avere un gruppo di paese come «garanzia» per l’Ucraina: “Il nostro presidente – ha detto l’ambasciatore ucraino in Italia – ha lanciato l’iniziativa U24, United for peace, per creare un gruppo di Paesi capace di dare una risposta entro 24 ore in caso di aggressione. Secondo il nostro presidente di questo gruppo dovrebbero far parte i membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell’Onu, più la Germania, il Canada, la Turchia e anche l’Italia. Sono contento di vedere l’Italia in questo elenco».
Il presidente del consiglio Mario Draghi, nel corso della conversazione telefonica con il presidente dell’Ucraina, riferisce Palazzo Chigi, ha ribadito il fermo sostegno del governo italiano alle autorità e al popolo ucraini e la piena disponibilità dell’Italia a contribuire all’azione internazionale per porre fine alla guerra e promuovere una soluzione durevole della crisi in Ucraina. E Zelensky, dopo la conversazione telefonica, ha ringraziato su Twitter Draghi.
A PROPOSITO DI NEGOZIATI, ieri il Wall Street Journalha rilanciato la notizia di un possibile avvelenamento nei confronti di Abramovich e altri negoziatori ucraini: «L’ oligarca russo Roman Abramovich e i negoziatori di pace ucraini avrebbero sofferto sintomi di sospetto avvelenamento dopo un incontro a Kiev all’inizio di questo mese. Dopo l’incontro nella capitale ucraina, Abramovich, che ha fatto la spola tra Mosca, Leopoli e altre sedi negoziali, così come almeno due membri della delegazione ucraina hanno sviluppato sintomi che includevano occhi rossi, lacrimazione costante e dolorosa e desquamazione della pelle dei volti e delle mani». L’articolo specifica che però Abramovich e gli altri non sarebbero in pericolo di vita.
SUL TERRENO, ieri il sindaco di Kiev Vitali Klitschko, in un video collegamento con il Consiglio comunale di Firenze, ha raccontato che «Non abbiamo il numero esatto delle persone che hanno perso la vita, perché non possiamo raggiungere determinati luoghi delle città assediate e bombardate. Secondo le ultime stime si tratta di decine di persone o addirittura di decine di migliaia. Per le strade ci sono cadaveri». A questo proposito, domenica le autorità ucraine avevano segnalato un possibile allentamento della «stretta» sulla città, smentito poi dal ministero della difesa ucraina ieri, secondo il quale invece la capitale rimarrebbe un obiettivo strategico russo.
E DA IRPIN – OVEST DI KIEV – arrivano buone notizie per l’esercito ucraino, perché la città sarebbe stata riconquistata, secondo il sindaco. In un post video su Telegram, il sindaco locale Oleksandr Markushyn ha dichiarato: Irpin è stata liberata. Sappiamo che ci saranno altri attacchi alla nostra città e la difenderemo con coraggio.
Il sindaco di Kharkiv, invece, riporta che i bombardamenti russi hanno colpito 1.177 edifici a più piani, 53 asili nido, 69 scuole e 15 ospedali: «Da quando è iniziata la guerra, non c’è stato un minuto, un secondo, di silenzio a Kharkiv». A questo proposito i bombardamenti russi, detto di Mariupol con 160mila persone bloccate e alla fame – secondo il sindaco saremmo di fronte a una «catastrofe umanitaria» e ci sarebbero almeno 5mila morti dall’inizio degli attacchi russi – avrebbero colpito un deposito di carburante nella città nord-occidentale di Lutsk, nell’ambito di un attacco che ha preso di mira diverse città, Kiev, Kharkiv, Rivne e Zhytomyr.
Il capo dell’amministrazione militare provinciale, Yuriy Pohuliaiko, ha affermato che l’attacco a Lutsk è stato effettuato con missili da crociera lanciati dalla vicina Bielorussia. Non si conosce il numero delle vittime. Questo attacco, secondo la deputata ucraina Lesia Vasylenko, farebbe parte di una «nuova strategia russa per eliminare le riserve di petrolio ucraine».
* Fonte/autore: Simone Pieranni, il manifesto
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