Migranti. Al largo della Tunisia altre 17 vittime della Fortezza Europa
Mediterraneo. Le Ong: proteggere anche chi viene da sud
Al largo delle coste nord-orientali della Tunisia sono stati ritrovati ieri 17 cadaveri. Erano in mare nei pressi di Cap Bon, una penisola che dista appena 80 chilometri da Pantelleria e 147 da Marsala. «I migranti provenivano in gran parte dall’Africa subsahariana, ma c’erano anche dei siriani», ha fatto sapere il portavoce della protezione civile di Tunisi Moez Triaa. Non si sa quando sia avvenuto il naufragio, né se ci possano essere altre vittime.
Secondo l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) nei primi due mesi del 2022 circa 200 persone hanno perso la vita lungo la rotta del Mediterraneo centrale. La maggioranza erano partite dalla Libia. Lo scorso anno le vittime sono state oltre 2mila. Statistiche comunque al ribasso, perché contano solo i morti accertati.
Così mentre il leghista Matteo Salvini continua a ripetere che gli unici «veri profughi» sarebbero quelli che scappano dall’invasione russa, le Ong del Mediterraneo hanno lanciato degli appelli per richiamare l’attenzione su ciò che accade in mare e in Libia.
«L’emergenza umanitaria di chi fugge dalla guerra in Ucraina non deve farci dimenticare chi fugge da altre guerre e dai campi di concentramento libici», ha dichiarato ieri Sea-Watch. Secondo Mediterranea: «Abbiamo fatto diventare la Libia un grande campo in cui è possibile torturare, stuprare, uccidere i profughi. Vi immaginate se anche per gli ucraini ci fossero lager invece che accoglienza?». L’organizzazione chiede un piano speciale per i migranti del fronte sud, attraverso canali di ingresso legali che mettano fine alle morti in mare e aiutino le persone a fuggire dall’«inferno libico».
* Fonte/autore: Giansandro Merli, il manifesto
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