I civili in fuga dall’Ucraina: «Bloccati alla frontiera perché neri»

I civili in fuga dall’Ucraina: «Bloccati alla frontiera perché neri»

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Il confine delle disuguaglianze. Anche l’Unione africana protesta per il diritto negato ai suoi cittadini di mettersi in salvo. Malgrado le porte aperte dichiarate dall’Ue per entrare in Polonia, è la denuncia, sembra ancora valere Schengen, se non hai un passaporto europeo. 16 mila gli studenti africani in Ucraina

L’Unione africana da giorni denuncia con dichiarazioni ufficiale il maltrattamento dei cittadini africani che tentano la fuga dalla guerra.

L’Ucraina ha un regime di esenzione dal visto con i paesi vicini dell’Unione europea. Normalmente a chi proviene da nazioni africane viene richiesto un visto Schengen per entrare in Polonia, Romania e Ungheria. Ora, vista l’emergenza, il commissario europeo per gli Affari interni, Ylva Johansson, ha aperto le frontiere anche ai cittadini di paesi terzi che vivendo in Ucraina vogliano rientrare nei loro paesi d’origine. Eppure ai confini polacchi pare che gli accordi di Schengen prevalgano, ostacolando la messa in sicurezza di chi non ha un passaporto europeo.

L’ATTUALE PRESIDENTE dell’Unione africana (e del Senegal) Macky Sall e il presidente della Commissione dell’Unione africana Moussa Faki Mahamat si dicono particolarmente turbati ed esortano al rispetto del diritto che tutte le persone hanno di mettersi in salvo durante un conflitto, denunciando la negazione di questo diritto sulla base della loro nazionalità o identità razziale.

Da venerdì 25 febbraio migliaia di studenti africani in Ucraina hanno condiviso su diversi canali media le loro brutte esperienze, essendo stati respinti, attaccati e discriminati mentre cercavano di passare il valico di Medyka verso la Polonia. Quasi un quarto degli oltre 75 mila stranieri che studiano in Ucraina sono africani: studiano medicina, ingegneria e affari militari. La maggior parte proviene da Marocco, Egitto, Nigeria e Ghana. Parliamo di oltre 16 mila studenti, secondo il ministero dell’Istruzione, attratti dalla qualità delle scuole tecniche e scientifiche, combinata con tasse relativamente basse. Mentre alcuni sono riusciti a passare i confini, parecchi di loro sono fermi alla stazione di Lviv, nell’Ucraina occidentale.

FRANCE 24 MICHAEL, uno studente nigeriano, racconta che «non fanno entrare chi è privo di un passaporto europeo, ci respingono solo perché siamo neri (…)». Alcuni hanno percorso lunghe distanze a piedi a temperature sotto lo zero. Parlano di 8 ore di attesa al confine prima di vedersi negata la possibilità di avanzare. George racconta di essere stato derubato di macchina e soldi a un posto di blocco gestito da vicili ucraini: «Hanno lasciato passare gli ucraini ma non noi e poi ci hanno preso tutto. Ora cammino verso il confine, non ho altra scelta».

Anche il portavoce del ministero degli Esteri sudafricano, Clayson Monyela, denuncia via twitter maltrattamenti degli studenti sudafricani al confine ucraino-polacco. Il governo di Pretoria insieme a quello indiano sta negoziando con i russi l’evacuazione dei circa 200 studenti che si ritiene siano ora a Sumy, nel nord-est dell’Ucraina al confine con la Russia. Dirco, il Dipartimento di Relazioni internazionali e cooperazione del governo Sudafricano ha confermato che un convoglio militare russo scorterà nelle prossime ore gli studenti a Mosca da dove saranno rimpatriati verso i rispettivi paesi. Anche gli studenti di Kenya ( 79) e Zimbabwe (118), secondo quanto dichiarano i rispettivi governi hanno lasciato l’Ucraina e sono al sicuro..

PER IL RESTO IN RETE circolano diversi reclami di cittadini di paesi africani in territorio ucraino riguardanti la mancata o insufficiente risposta da parte delle rappresentanze diplomatiche dei loro paesi. Si lamentano anche gli studenti ghanesi, così numerosi da avere una sezione sindacale locale, tramite la quale nei giorni precedenti l’invasione hanno provato a contattare il governo di Accra, senza esito.

* Fonte/autore: Laura Burocco, il manifesto

 

 

ph by President.gov.ua, CC BY 4.0 <https://creativecommons.org/licenses/by/4.0>, via Wikimedia Commons



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