Cessate il fuoco

by Sergio Segio * | 5 Marzo 2022 6:50

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«Patria, si fa chiamare lo Stato ogniqualvolta si accinge a compiere assassini di massa»

(Friedrich Dürrenmatt)

 

Il conflitto armato in Ucraina, innescato da Vladimir Putin e favorito dalla politica di espansione a Est della NATO e degli Stati Uniti, è una delle tante guerre del nuovo millennio. Ingiustificata e criminale, come ogni altra. Non esistono guerre giuste o eserciti innocenti. Quali che ne siano le motivazioni o i pretesti, infatti, la guerra non è altro che un sistema organizzato di omicidio e rapina su vasta scala, allorché diventa operativa, e un’immensa catena di profitti e di poteri economici ipocritamente ritenuti da ogni paese, o quasi, indispensabili alla propria difesa e sicurezza, allorché viene preparata o ne vengono allestite le premesse e possibilità.

Tutta la storia del Novecento, quantomeno, ruota attorno al complesso industrial-militare, e finanziario, che governa questi processi e poteri in cui la politica è resa vassalla, come di nuovo ben si vede in questi giorni.

La guerra in Ucraina, tuttavia, è la prima ad aver innescato inediti e assai gravi precedenti. In pochi giorni governi nazionali e sovranazionali hanno preso decisioni inaudite, nella quasi totale assenza di opposizioni sociali e parlamentari, come quella di inviare ingenti quantitativi di armamenti al governo di Kiev, qualificandole come contributo alla pace. Come si sa, e nuovamente si vede, la prima vittima di ogni guerra è la verità, spodestata dalla propaganda.

Contro tutte le guerre

Domani a Roma si manifesta per la pace e contro la guerra. Contro tutte le guerre, perché oltre a quella scatenata da Putin ve ne sono tante altre nascoste e dimenticate, in corso da anni con vittime civili, distruzioni e il consueto “indotto” di violazione dei diritti umani, povertà e carestia, flussi migratori, devastazione ambientale.

Si veda qui sotto l’eloquente mappa di Statista, basata sui dati dell’Armed Conflict Location & Event Data Project[1], secondo cui solo nell’ultimo anno (dal 25 febbraio 2021 al 25 febbraio 2022), le vittime sono state 147.828.

A parte l’Ucraina, le zone martoriate e i paesi aggrediti non sono in Europa, e meno che meno negli Stati Uniti, e forse questo contribuisce a fare la differenza nell’attenzione e nelle reazioni. Magari sono davanti alla porta di casa, ma comunque a distanza di sicurezza, come ad esempio in quella Libia dove ieri sono stati addirittura rapiti tre ministri e dove l’Occidente, Italia compresa, con la NATO a partire dal 2011, a suon di bombardamenti, ha prodotto la perdurante destabilizzazione e la “balcanizzazione”, seguendo in effetti il modello già sperimentato con tragico successo nella ex Jugoslavia.

Alla manifestazione nazionale di Roma ha scelto di non partecipare[2] un’organizzazione importante come il sindacato CISL, che ha accusato gli organizzatori di «equidistanza tra le parti in guerra». Forse non rendendosi conto che una manifestazione per la pace e contro la guerra è… contro la guerra, vale a dire è di rifiuto di quella logica e sistema di risoluzione delle controversie internazionali, proprio come recita la nostra Costituzione. Non è un entrare nel merito, è, a priori, rifiutare un metodo. Diversamente, andava convocata una manifestazione non per la pace ma contro la Russia, e magari andava promosso l’arruolamento di volontari internazionali che si rechino a combattere contro di essa. È, in effetti, questa una delle richieste giunte dal presidente ucraino[3], indubbiamente pericolosa oltre che impraticabile in base al diritto internazionale.

Difendere un paese aggredito è possibile proponendo, perseguendo e imponendo la pace, non dilatando la guerra. Al di là dell’emergenza, che andrebbe prevenuta e scongiurata, la pace si promuove educando alla pace, rinunciando agli eserciti (come nel suo piccolo mostra il Costa Rica, che dal 1948 vive e prospera senza forze armate e senza guerre), chiudendo e riconvertendo le industrie belliche. Diversamente, l’unico ordine mondiale possibile diventa quello della giungla, basato sulla legge del più forte, del più ricco e del più armato. Il che somiglia molto alla realtà odierna.

Il diritto internazionale e l’irrinunciabilità della diplomazia

La manifestazione di Roma si appella a un «cessate il fuoco[4]». Sta dalla parte delle vittime, di tutte le vittime, proprio come ha fatto la Corte Penale Internazionale[5] aprendo un’indagine per crimini di guerra, secondo le norme del diritto internazionale umanitario. Indagine che non è a priori “contro” qualcuno ma è per l’accertamento dei fatti e degli eventuali crimini commessi sul territorio dell’Ucraina da parte di chiunque, peraltro a partire non da ieri ma dal 21 novembre 2013.

Se la Corte internazionale ci ricorda dunque che le sentenze si emettono alla fine di un’indagine, e non a furor di popolo, di social media e neppure di analisti geopolitici, la manifestazione di Roma ci indica un altro metodo e un altro terreno necessari: quelli della mediazione e della diplomazia a oltranza, necessariamente alternativi a quello delle armi.

Discorso che evidentemente non piace, oltre che alla CISL, a diversi governi e parlamenti. L’Unione Europea nel suo complesso e singolarmente molti dei maggiori paesi che la compongono hanno in questi giorni deciso e finanziato l’invio di armi in Ucraina e di truppe nei paesi confinanti, assieme alla NATO e agli Stati Uniti. I quali, per una volta e in diretta conseguenza dello smacco afghano, hanno evidentemente ritenuto meno costoso e rischioso fare la guerra per procura, specie a ridosso delle elezioni di midterm.

Inviare armi (o eserciti, regolari, mercenari o “volontari”) in un teatro di guerra è, obiettivamente, un atto di guerra, ovvero una scelta che punta e vorrebbe contribuire a una vittoria militare e non a una soluzione politica e diplomatica. Una misura peraltro ipocrita, poiché a quel punto sarebbe coerente intervenire direttamente con i propri eserciti a sostegno dell’Ucraina. Scelta che, ha da subito detto Biden, significherebbe aprire la Terza guerra mondiale.

In sostanza, si lancia il sasso (consentendo in questo modo nuovi e lauti profitti alle industrie belliche nazionali), si rifiutano le conseguenze e per certo si determina una rischiosa escalation militare.

Articolo 11

Tra i paesi che stanno contribuendo al rinfocolamento dell’incendio vi è, al solito, anche l’Italia, nel tempo della pandemia ormai disciplinata nel non disturbare il manovratore e abituata a vedere ufficiali in divisa, nastrini e stellette gestire l’emergenza sanitaria o propagandare nelle scuole, persino elementari, la bellezza e importanza del mestiere delle armi.

Al pari di quelli dell’Unione, i nostri governo e parlamento, con l’eccezione di Sinistra Italiana e di ManifestA, hanno così stracciato un’ennesima volta l’inequivocabile articolo 11 della Costituzione repubblicana[6] («L’Italia ripudia la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali»), non per caso inserito tra i Principi fondamentali della Carta, e il disposto della legge 185/90[7] che disciplina l’esportazione e importazione di armamenti.

Nel frattempo, con sorprendente rapidità e noncuranza sono stati infranti, uno dopo l’altro, i tabù, le Carte costituzionali e i solenni impegni ereditati dopo il grande mattatoio della Seconda guerra mondiale. Di nuovo senza quasi opposizione e reazioni critiche, o almeno adeguatamente preoccupate, nei parlamenti, nei media, nella società. Dal riarmo della Germania, alla rinuncia della neutralità della Finlandia, alla incauta e ripetuta evocazione della Terza guerra mondiale da parte di Biden, alla minaccia nucleare apertamente agitata da Putin e dal suo ministro degli Esteri.

Tutto ciò peserà sul futuro, assieme all’inevitabile catena di odi e rancori, che la guerra, comunque vada a finire, lascerà in eredità. Perché è questo il tremendo e immondo potere che ogni guerra ha: di creare i presupposti per la sua replicazione, a distanza di anni o di secoli.

A meno che non la si butti davvero, una volta per tutte e per sempre, fuori dalla Storia.

* Fonte: Sergio Segio, Vita.it[8]

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Endnotes:
  1. dell’Armed Conflict Location & Event Data Project: https://acleddata.com/dashboard/#/dashboard
  2. ha scelto di non partecipare: https://ilmanifesto.it/a-roma-per-la-pace-pioggia-di-adesioni-ma-la-cisl-si-sfila/
  3. dal presidente ucraino: https://www.repubblica.it/esteri/2022/03/02/news/ucraina_russia_volontari-339960204/
  4. cessate il fuoco: https://retepacedisarmo.org/2022/cessate-il-fuoco-manifestazione-nazionale-roma-5-marzo-2022/
  5. Corte Penale Internazionale: https://www.icc-cpi.int/Pages/item.aspx?name=20220228-prosecutor-statement-ukraine
  6. articolo 11 della Costituzione repubblicana: https://www.cortecostituzionale.it/documenti/download/pdf/Costituzione_della_Repubblica_italiana.pdf
  7. legge 185/90: https://presidenza.governo.it/UCPMA/doc/legge185_90.pdf
  8. Vita.it: http://www.vita.it/it/blog/diritti--rovesci/2022/03/04/cessate-il-fuoco/5143/

Source URL: https://www.dirittiglobali.it/2022/03/cessate-il-fuoco/