Covid. Per i familiari dei medici deceduti nessun indennizzo

by Adriana Pollice * | 15 Febbraio 2022 9:22

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I 5S promettono un intervento in fase di conversione del dl Sostegni ter. Sono 369 i camici bianchi che hanno perso la vita soprattutto nella prima fase della pandemia, quando lo Stato non era in grado di fornire le protezioni individuali. Fp Cgil: «Grave mancanza di diritti e tutele per la medicina di base»

 

In Senato venerdì scorso è approdata la conversione in legge del decreto 221 del 2021 con cui è stato prorogato lo stato d’emergenza. Un subemendamento presentato dalla leghista Maria Cristina Cantù riconosceva l’indennizzo di 100mila euro alle famiglie dei 369 medici morti per Covid. Dopo aver incassato il parere contrario della commissione Bilancio per mancanza di copertura, il subemendamento è stato ritirato per essere retrocesso a Ordine del giorno (accolto dal governo). I 5S promettono di riprovarci con un emendamento in Senato al decreto Sostegni ter.

«DISPIACE che non si siano trovati i fondi per dare un ristoro a queste famiglie – il commento a caldo di Filippo Anelli, presidente della Federazione degli ordini dei medici -. Famiglie che, in molti casi, sono rimaste prive dell’unica fonte di sostentamento e alle quali sono negati indennizzi Inail». Sul portale della federazione c’è l’elenco dei camici bianchi morti per la pandemia, l’ultimo è stato Lino Budano medico di base piacentino di 69 anni, deceduto a dicembre.

IL PRESIDENTE dell’Ordine dei medici di Roma, Antonio Magi, ieri ha spiegato: «Abbiamo 369 colleghi, la maggior parte dei quali morti nella prima fase della pandemia, quando andavano a curare i pazienti privi di qualsiasi protezione perché lo Stato non riusciva a fornirle. Nonostante questo, i medici hanno curato le persone, andando incontro consapevolmente a qualcosa che non si conosceva, senza avere la minima idea di come sarebbe andata a finire poiché il Covid era un nemico misterioso ed estremamente aggressivo». Per concludere: «Domenica prossima parteciperò alla Giornata degli operatori sanitari, alla cerimonia ascolterò quello che diranno i politici presenti dopo quanto accaduto in Senato. Voglio guardarli negli occhi».

IL TEMA riguarda anche la mancanza di tutele contrattuali. Spiega Andrea Filippi, segretario nazionale Fp Cgil Medici: «I dottori di medicina generale hanno affrontato la pandemia isolati dal sistema, spesso a mani nude, senza organizzazione e senza tutele e ora non hanno nemmeno diritto al risarcimento da infortunio perché il loro rapporto di lavoro in convenzione non lo prevede, al contrario dei colleghi dipendenti del Servizio sanitario nazionale. È necessario superare i rapporti di lavoro libero professionali convenzionati che non danno tutele e frammentano l’offerta di salute ai cittadini». E ancora: «Capisco e apprezzo che Anelli sia insorto contro il Senato. Tuttavia mi aspetto che il presidente dell’ordine faccia qualcosa perché è indecente che questi professionisti non abbiano la garanzia dell’Inail. I medici di base sono liberi professionisti convenzionati con il Ssn e non hanno le garanzie base come l’infortunio. Hanno una previdenza complementare privata con l’Enpam e quindi non hanno l’Inps. Per questo non hanno le tutele necessarie».

FILIPPI ACCUSA: «Ordine dei medici, Enpam e Fimmg (il sindacato di categoria maggiormente rappresentativo ndr) non vogliono il passaggio alla dipendenza dei medici di medicina generale. Anche il ministro della Salute Speranza è su questa linea. Oggi invece i medici di medicina generale chiedono a gran voce la dipendenza. Li stanno ascoltando solo le regioni che, con un emendamento alla legge di riordino del settore, chiedono la possibilità di assumerli nelle Case di comunità. Questo emendamento pare non verrà accettato dal ministero. La Fp Cgil, con altre sigle, sta valutando uno sciopero nei primi giorni di marzo».

LA FEDERAZIONE SINDACALE Cimo-Fesmed ha lanciato una petizione per chiedere i risarcimenti ai familiari dei colleghi morti e, intanto, si appella al Quirinale: «Dinanzi all’ennesimo voltafaccia del parlamento abbiamo deciso di indirizzare una lettera aperta al presidente della Repubblica Mattarella». Sumai Assoprof propone invece agli iscritti di tutte le organizzazioni sindacali di donare un giorno di retribuzione o di guadagni alle famiglie dei colleghi deceduti.

* Fonte/autore: Adriana Pollice, il manifesto[1]

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