Mediterranea. Il giudice archivia: «Salvare è un dovere e non servono certificazioni»
Mediterraneo. La Gip Micaela Raimondo ha accolto la richiesta dei pm. «Nelle prossime settimane torneremo in mare», dicono gli attivisti
La Gip di Agrigento Micaela Raimondo ha accolto la richiesta di archiviazione del procedimento contro Mediterranea per il soccorso del 9 maggio 2019. Era stata presentata dal procuratore aggiunto Salvatore Vella e dalla pm Cecilia Baravelli il 19 ottobre scorso. Il provvedimento è datato 12 dicembre ma è stato reso noto ieri. Il comandante Massimiliano Napolitano e il capo missione Giuseppe Caccia non hanno commesso alcun reato a salvare 30 naufraghi. «Eravamo accusati di “favoreggiamento dell’immigrazione clandestina aggravato” per aver disobbedito al governo italiano di allora che ci chiedeva di consegnare le persone agli aguzzini da cui stavano fuggendo, cioè la cosiddetta guardia costiera libica», afferma Mediterranea.
Per la Gip, Caccia e Napolitano «hanno agito in stato di necessità» viste le condizioni fatiscenti del barcone e adempiuto al dovere di salvataggio «non potendosi considerare place of safety il porto di Tripoli». In Libia, argomenta, «migliaia di richiedenti asilo, rifugiati e migranti» sono «in condizione di detenzione arbitraria e sottoposti a torture e trattamenti disumani e degradanti».
Le motivazioni coincidono con quelle che hanno portato all’archiviazione delle accuse di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina negli analoghi procedimenti aperti contro la stessa Mediterranea e le altre Ong. In questo caso, però, è presente un tassello in più. Caccia, nella qualità di armatore, era anche accusato della violazione di due articoli del codice della navigazione: 1215, «partenza in cattivo stato di navigabilità»; 1231, «inosservanza di norme sulla sicurezza marittima».
La Gip ha stabilito che la nave Mare Jonio era attrezzata per i soccorsi, il suo equipaggio adeguatamente formato e che «non è prevista nell’ordinamento italiano una certificazione Sar per le imbarcazioni civili impegnate nello svolgimento dell’attività del salvataggio in mare». Un elemento che mina anche i provvedimenti di fermo amministrativo disposti tra maggio 2020 e agosto 2021 dalla guardia costiera italiana nei confronti delle altre navi Ong proprio in ragione della mancanza di tali certificazioni.
Verso Mediterranea, che ha concluso nei giorni scorsi la decima missione, rimangono aperti in fase di indagini preliminari due procedimenti. Uno contro il deputato Erasmo Palazzotto (capo missione) e lo skipper Tommaso Stella per un salvataggio del luglio 2019 con il veliero Alex. L’altro per il caso Maersk Etienne: l’Ong è accusata di aver ricevuto soldi dopo il trasbordo di 28 migranti bloccati per 38 giorni sul mercantile davanti alle coste maltesi. «Nelle prossime settimane torneremo in mare», dicono gli attivisti.
* Fonte/autore: Giansandro Merli, il manifesto
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