Migranti. Il bilancio della strage nel Mediterraneo: quasi 2mila vittime nel 2021

Migranti. Il bilancio della strage nel Mediterraneo: quasi 2mila vittime nel 2021

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Il bilancio. La strage non si ferma. Record di intercettazioni dei libici, mentre le violazioni dei diritti crescono a ovest e a est. Negli ultimi dodici mesi 144.400 cittadini stranieri hanno attraversato le frontiere Ue «senza permesso»: sono appena lo 0,03% della popolazione europea

 

A poche ore dalla fine dell’anno i migranti giunti in Italia attraversando il Mediterraneo sono meno di 70mila. Ieri i dati del ministero dell’Interno segnavano 67.040 sbarchi. In un caso su sette si è trattato di minori stranieri non accompagnati: 9.478. Tra le nazionalità svetta quella tunisina con 15.671 individui. Distaccate le altre: Egitto (8.352), Bangladesh (7.797), Iran (3.903). Il primo paese dell’Africa subsahariana è la Costa d’Avorio, con 3.807 persone. La Tunisia è in testa anche alla classifica delle espulsioni: al 15 novembre erano 3mila, di cui oltre la metà verso il paese nordafricano.

NEL CORSO DEL 2021 almeno 1.864 persone hanno perso la vita nel Mediterraneo. Più delle 1.448 del 2020 e meno delle 1.885 del 2019. Dal 2014, quando l’Organizzazione mondiale per le migrazioni (Oim) ha avviato il monitoraggio «Missing migrants», mancano all’appello in 23.150. La rotta più mortifera è ancora quella centrale con 1.506 vite perse. Quel tratto di mare segna un altro triste record. Le catture di migranti in fuga dalla Libia da parte della sedicente «guardia costiera» di Tripoli sono state 32.425 fino a Natale. Quasi il triplo delle 11.891 dello scorso anno. Circa 20mila migranti sono stati invece riportati a terra dalle autorità di Tunisi, «sotto le pressioni esercitate dal governo italiano che ha fornito delle motovedette a questo scopo». Lo afferma il Forum tunisino per i diritti economici e sociali in un rapporto pubblicato il 20 dicembre. Lo sforzo di Roma nel fornire mezzi, finanziamenti, assistenza e formazione alle guardie costiere degli Stati nordafricani per ostacolare partenze e arrivi da mare sta dando i suoi frutti. A quale prezzo?

Se tutte le persone che hanno provato a raggiungere l’Italia e attraverso di essa l’Europa fossero arrivate a destinazione, gli sbarchi sarebbero stati circa 121mila. Può sembrare un numero alto se paragonato al triennio precedente: 34.154 nel 2020; 11.471 nel 2019; 23.370 nel 2018. Eppure, guardando più indietro, sarebbero stati meno dei 181.436 del 2016, dei 153.842 del 2015 e dei 170.100 del 2014.
I migranti toccano terra in Italia, ma spesso hanno come obiettivo altri paesi europei. Nonostante il Regolamento di Dublino stabilisca la competenza del paese di approdo per la procedura d’asilo 397mila degli 867mila migranti sbarcati dal 2011 si sono diretti autonomamente altrove (dati: Ispi, Matteo Villa). Sullo sfondo resta il generale decremento della popolazione che nel 2020, per la prima volta, ha riguardato anche il segmento straniero: l’Istat calcola il 7% di cittadini di paesi terzi in meno rispetto al 2019. Non è un caso che per il prossimo anno il governo abbia previsto un decreto flussi per 70mila lavoratori migranti (il doppio dell’anno precedente).

IL PREZZO DELL’ALLARME su una presunta «emergenza» e su un’inesistente «invasione» lo paga chi perde la vita in mare o chi è riportato a forza nelle prigioni in Libia. Nessun memorandum ne ha determinato la chiusura, né si è impegnato a garantire il rispetto dei diritti umani nel paese nordafricano. A ottobre l’Alto commissariato delle Nazioni unite per i diritti umani (Ohchr) ha parlato esplicitamente di «crimini di guerra» e violazioni contro migranti e rifugiati commesse «su vasta scala da attori statali e non, con un alto livello di organizzazione e con l’incoraggiamento dello Stato».

Se a sud del vecchio continente le politiche di contrasto della mobilità umana hanno contribuito a creare l’inferno libico, la situazione dei diritti umani è peggiorata anche a ovest e a est. Il tratto di oceano Atlantico che unisce l’arcipelago spagnolo delle Canarie alle coste occidentali dell’Africa è il nuovo cimitero marino. Gli effetti sociali del Covid-19 e le tensioni geopolitiche nell’area, combinati con la chiusura dei passaggi su Ceuta e Melilla e attraverso il Mediterraneo occidentale, hanno fatto moltiplicare traversate e morti: circa un migliaio quelli accertati dall’Oim, molti di più quelli stimati dalla Ong Caminando Fronteras.

A EST il braccio di ferro tra il dittatore bielorusso Alexander Lukashenko e il premier polacco Mateusz Morawiecki, sostenuto dalle autorità europee, ha causato vittime e respingimenti di massa. Alla fine la Commissione Ue ha proposto di sospendere per sei mesi le garanzie per i richiedenti asilo attraverso: semplificazione dei rimpatri, limitazioni ai passaggi di frontiera e trattenimento di chi cerca protezione.

Nel 2021, secondo l’Oim, 144.440 migranti (compresi i richiedenti asilo) hanno attraversato «senza permesso» le frontiere Ue di mare e di terra. Lo 0,03% della popolazione europea.

* Fonte: Giansandro Merli, il manifesto



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