Marocco, l’esercito uccide 15enne con droni (israeliani)

by Stefano Mauro * | 30 Novembre 2021 9:02

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Sahara Occidentale. Attivisti saharawi sotto assedio nei territori occupati secondo il Polisario. La leader dei diritti Sultana Khaya denuncia di essere stata stuprata e torturata da 20 uomini incappucciati

 

«Denunciamo la morte dell’ennesimo civile, Baani Yeslem Sidi di 15 anni, ucciso giovedì nella cittadina di Azaig da un drone dell’esercito marocchino», ha dichiarato domenica un comunicato stampa il Fronte Polisario, legittimo rappresentante del popolo saharawi.

Il ragazzo viaggiava su un’auto con il fratello di 6 anni e il nonno, rimasto gravemente ferito, nella zona “liberata” della Repubblica democratica araba saharawi (Rasd). Secondo El Pais, «i tre erano vicino a un pozzo d’acqua dove di solito si prendono cura dei cammelli, quando il loro pick-up bianco è stato attaccato» in una zona che si trova a 110 km di distanza dalla zona di guerra e dal muro difensivo costruito da Rabat, noto come «muro della vergogna» e lungo oltre 2mila chilometri.

«Il Marocco prende di mira civili indifesi con la sua tecnologia della morte – continua il Polisario – mentre le sue truppe, trincerate dietro il muro, sono quotidianamente soggette agli attacchi dell’Esercito di liberazione saharawi (Els), subendo perdite umane e materiali che non fa conoscere al mondo attraverso la censura sui media».

Pochi giorni fa il presidente della Rasd e segretario del Polisario, Brahim Ghali, aveva scritto al segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, accusando il Marocco di «crimini contro l’umanità» dopo l’uccisione di altri 11 civili inermi e sempre con l’utilizzo di droni. Gli stessi aerei radiocomandati, tutti di fabbricazione israeliana, sono responsabili della morte di 3 camionisti algerini «assassinati da un bombardamento marocchino nel Sahara occidentale», come denunciava Algeri lo scorso 3 novembre minacciando ripercussioni.

Riguardo al riarmo del Marocco, nei giorni scorsi il ministro della Difesa israeliano, l’ex generale Benny Gantz, ha firmato a Rabat «un accordo di cooperazione militare con le autorità marocchine», il primo del genere con un paese arabo. Che prevede secondo il ministro della Difesa marocchino, Abdellatif Loudiyi, «una forte collaborazione su armamenti, sicurezza cibernetica e difesa aerea per la stabilità di tutta la regione».

Allo stesso tempo il Segretario di Stato Usa, Antony Blinken, ha ricevuto alla Casa bianca il ministro degli Esteri marocchino, Nasser Bourita, e ha dichiarato che il piano di autonomia proposto da Rabat nel 2007 per la soluzione del conflitto è «serio, credibile e realista», in palese violazione della risoluzione Onu e della missione Minurso che prevede «un referendum sull’autodeterminazione istituito nel 1991 dall’Onu» con la firma del cessate il fuoco tra le due parti.

Il Polisario ha denunciato anche le difficili condizioni degli attivisti saharawi all’interno dei territori occupati del Sahara occidentale e la continua violazione dei diritti umani nei loro confronti. Emblematico il caso di Sultana Khaya, presidente della Lega per la difesa dei diritti umani, che, assediata dalle forze di sicurezza marocchine, la scorsa settimana ha subito un’incursione da parte di una ventina di persone incappucciate che l’hanno «ammanettata, torturata e violentata» alla presenza della madre e della sorella.

La tregua nel Sahara occidentale è stata rotta lo scorso 13 novembre 2020 a causa della violazione del cessate il fuoco da parte del Marocco nella zona di El Guerguerat, vicino al confine con la Mauritania. Da allora il conflitto sembra essere «inesistente» a causa del blocco informativo imposto ai media da parte di Rabat relativamente a tutta l’area di conflitto, in una situazione di crescente tensione legata anche alla rottura ufficiale delle relazioni diplomatiche, dallo scorso agosto, tra l’Algeria e il Marocco.

* Fonte: Stefano Mauro, il manifesto[1]

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