Regno Unito. Il rapporto ufficiale sulla disastrosa gestione della pandemia
Coronavirus. Il documento, frutto degli sforzi congiunti di due commissioni parlamentari, punta il dito contro il governo Johnson
LONDRA. Ieri è uscito il primo rapporto ufficiale sulla risposta della sanità inglese (non britannica) all’emergenza Covid-19 a un anno e mezzo dal primo incombere della pandemia. Intitolato Coronavirus: Lessons learned to date (cosa abbiamo imparato finora) e lungo 151 pagine, il documento, frutto degli sforzi congiunti di due commissioni parlamentari, punta il dito contro l’oramai famigerata immunità di gregge nel tentativo di raggiungere la quale il governo Johnson – il cui titolare si trova nel frattempo spiaggiato a Marbella con la famiglia per un break – ritardò fino al 23 marzo 2020 l’imposizione del lockdown nonostante quello che stava succedendo in Cina e in Italia. Ne conseguirono gli oltre 150mila morti che hanno colpito il paese, probabilmente concausati da scelte scellerate come l’aver dato via libera a partite di calcio da 50mila spettatori il giorno un cui l’Oms categorizzava il coronavirus come pandemia (11 marzo) o il permettere che dal 10 al 13 marzo 250mila persone si dessero beatamente all’ippica al Festival of racing di Cheltenham.
Il documento definisce tale ritardo uno dei peggiori fallimenti della sanità pubblica nazionale, ne identifica tra le cause il “fatalismo” circa l’evolversi della situazione, una pianificazione pandemica concentrata troppo sull’influenza comune e sfodera un termine che sembra una volta di più uscito dritto dritto dal solito 1984: groupthink (che tanto somiglia al doublethink, il bispensiero orwelliano che domina ovunque incontrastato): un “pensare di gruppo” che accomunava politici e scienziati nella riluttanza a chiudere il paese e fermare l’economia nel nome di un diffuso senso di eccezionalismo. Una risposta, quella del governo Johnson, dove in buona sostanza non si è tenuto conto di opinioni e/o modelli applicati da altre nazioni nonostante fossero ampiamente disponibili.
Il rapporto evidenzia anche l’impatto devastante della pandemia sostenuto dagli anziani nelle case di cura, dalle persone diversamente abili e dalle varie comunità etniche nazionali, il fallimento del programma di test e tracciamento, come anche l’esacerbarsi delle disuguaglianze, quest’ultima ammissione tutt’altro che sorprendente vista l’abilità con cui questo governo si è saputo inventare delle credenziali sociali. Naturalmente non manca di lodare il programma di vaccinazione, di cui il paese è stato attuatore tempestivo e che gli ha fatto guidare per mesi la classifica europea delle nazioni con la maggior percentuale di popolazione vaccinata. Ed è stato puntualmente bollato come “ridicolo” e inteso più a riabilitare il governo che a stabilirne le responsabilità da parte delle associazioni che rappresentano le vittime.
* Fonte: Leonardo Clausi, il manifesto
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