Regione Lombardia: la sanità ai privati, «è una controriforma»
Al Duomo contro il piano Moratti-Fontana. Prove tecniche di unità per immaginare di giocarsela alle elezioni regionali
MILANO. Quella contro la privatizzazione della sanità regionale è stata la prima manifestazione unitaria del variegato mondo del centrosinistra lombardo in vista delle prossime elezioni regionali del 2023. Prove tecniche di unità per immaginare di giocarsela la partita delle elezioni, in una terra che, al di fuori delle grandi città, premia da anni la destra con numeri importanti. Le ultime elezioni amministrative però dicono che qualcosina in quella megamacchina si è inceppato e il centrosinistra ora ci crede, almeno a parole.
La riforma sanitaria che sta disegnando l’assessora al welfare Letizia Moratti insieme al presidente della giunta Attilio Fontana è il banco di prova per misurare questa unità e per rimettere al centro del discorso pubblico la sanità per tutti. Così alle 10.30 di ieri mattina alcune centinaia di persone si sono ritrovate in piazza Duomo con le bandiere e gli striscioni di partito o associazioni. A far da scenografia il cartonato di un grande flacone di vaccino contro le privatizzazioni e centinaia di candele bianche davanti a una grande croce in memoria dei 35.000 morti di Covid 19 in Lombardia. A tenere le fila della manifestazione gli attivisti della campagna «Dico 32». Con loro Medicina Democratica, tutti i partiti di opposizione al centrodestra lombardo, dal Pd a Rifondazione Comunista, sindacati e associazioni. «La salute non si vende, la sanità pubblica si difende! Vogliamo un servizio pubblico universale, gratuito, partecipato e di qualità. Nessun profitto sulla nostra pelle» è stato il messaggio condiviso dalle varie anime della protesta.
Sotto accusa c’è la riforma della sanità regionale a cui stanno lavorando Letizia Moratti e Attilio Fontana. Nonostante la pandemia abbia mostrato tutti i limiti del sistema lombardo la contro-riforma Moratti-Fontana sta spingendo la sanità ancora di più verso i privati.
«È stato un passaggio molto importante questa manifestazione, abbiamo presentato un piano in 25 punti contro questa riforma di Letizia Moratti» spiega Vittorio Agnoletto, tra i promotori dell’iniziativa. Il testo della riforma tende ad aumentare il peso dei privati nella sanità lombarda, anche in quella territoriale. «Danno al privato persino le case della salute, gli ospedali di comunità, anche una forte quota dei fondi destinati all’abbattimento delle liste d’attesa» dice ancora Agnoletto. Come proseguire questa mobilitazione? «Tutte le sigle che potevano aderire hanno aderito» spiega ancora Agnoletto, «adesso si tratta di far diventare questi temi dei temi di consapevolezza quotidiana». Che significa spiegare agli anziani del quartiere Giambellino di Milano che se sono rimasti senza medico di famiglia la colpa è anche delle scelte sanitarie della Regione.
Nella piattaforma in 22 punti redatta dalla rete «Dico 32» si chiede un servizio socio-sanitario basato sui bisogni dei cittadini, con obiettivi di salute misurabili con gli strumenti dell’epidemiologia; una medicina territoriale basata sui distretti, sulla integrazione dei servizi sanitari e sociali, sulla prevenzione e su ruoli ben definiti fra ospedali e case della comunità.
«Non c’è nessuno spazio per migliorare la legge e quindi se non verrà ritirata, e se non vogliamo consegnare il sistema sanitario nazionale completamente in mano ai privati, occorre che il governo intervenga sottoponendo al vaglio della corte costituzionale la legge» ha detto Marco Fumagalli dei 5 Stelle lombardi. Per Fabio Pizzul del Pd: «In Lombardia esiste un privato che ha sempre fatto e continua a fare affari sulle spalle dei cittadini, ma ce n’è anche uno no profit, il terzo settore, di cui abbiamo estremo bisogno per poter garantire la prossimità di cura a tutti i cittadini. Se cammineremo insieme, da qui al 2023, potremo fare davvero il bene dei cittadini lombardi».
* Fonte: Roberto Maggioni, il manifesto
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