by redazione | 14 Ottobre 2021 9:34
Spese dei test a carico dei terminalisti. Pagheranno le aziende per quel 20% di no vax. Per l’autotrasporto nessuna soluzione
GENOVA. Il porto di Genova, che conta oltre 3.300 lavoratori diretti e 3.600 dell’indotto, rappresenta la più grande azienda della Liguria. I sindacati stimano che circa il 20% di questi lavoratori non abbia ottenuto neppure una dose del vaccino anti Covid. La percentuale sale al 30% se si parla di una categoria che con il porto è legata a doppia corda, quella degli autotrasportatori. Basterebbero queste cifre a mettere in allarme le istituzioni e il mondo della “blue economy” in vista della giornata di domani ma ci sono altri elementi, squisitamente locali, che potrebbero favorire il formarsi della cosiddetta tempesta perfetta.
Oltre all’operatività a rischio per via dei controlli del Green pass e a possibili proteste – come quella già annunciata per questa mattina davanti a palazzo San Giorgio, sede dell’autorità portuale, da parte del sindacato Usb – molto dipenderà anche dalla soluzione di una vertenza sul contratto integrativo dei dipendenti del terminal Psa, uno dei maggiori della Liguria.
Da un paio di giorni lo sciopero per turni sta bloccando i varchi portuali di ponente scatenando le ire degli autotrasportatori che, a loro volta, hanno bloccato l’autostrada. Dopo la circolare del Viminale e le indicazioni delle prefetture sull’opportunità che siano i terminalisti e le aziende a pagare per i tamponi, e dopo l’ennesimo incontro tra le parti, è emerso che alcuni terminalisti – la maggior parte ma in ordine sparso – sosterranno i costi per i loro dipendenti (tra questi proprio il Psa di Pra’, la Porto Petroli, Spinelli, e anche la Compagnia Unica pagherà per i camalli). Ma la posizione ufficiale di Assoterminal – Confindustria è di segno opposto. «Ho ribadito che non dobbiamo pagare noi i tamponi – ha spiegato il presidente Beppe Costa – ma poi ogni azienda è libera di fare quel che vuole». E se ieri mattina secondo Enrico Ascheri della Filt Cgil, i giochi erano «fatti, pagheranno le aziende», nel corso della giornata si è capito che i nodi da sciogliere erano ancora parecchi.
L’incognita più pesante è comunque rappresentata dall’autotrasporto: «Per loro non c’è l’impegno né delle associazioni, né delle aziende a pagare il tampone, venerdì potrebbe essere il caos», afferma il segretario ligure Uil trasporti Roberto Gulli. Questo nonostante l’accordo con l’Autorità portuale per l’allestimento di tre postazioni, una a Pra’ e due nel porto storico di Sampierdarena, dove effettuare i tamponi ai camionisti evitando che nell’attesa del risultato ostruiscano i varchi e quindi tutto il traffico in direzione del capoluogo ligure. «Il punto è che ancora non è chiaro chi pagherà per queste postazioni», afferma Francesco Bottiglieri, segretario della Fit-Cisl della Liguria.
Ancora da chiarire anche le questioni relative ai controlli dei Green pass ai marittimi: quelli che lavorano su navi battenti bandiera estera (non soggette alla normativa italiana o europea, ad esempio), e quelli di compagnie italiane ma già a bordo e non vaccinati, potrebbero non essere autorizzati in alcun modo a scendere a terra.
* Fonte: Giulia Mietta, il manifesto[1]
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