La Francia rilancia sull’abolizione della pena di morte

La Francia rilancia sull’abolizione della pena di morte

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«Vergogna dell’umanità». Il 9 ottobre 1981 la Francia archiviava le esecuzioni capitali. Oggi Macron si impegna a «convincere» i Paesi che ancora la applicano. Progetto di risoluzione alla prossima sessione dell’Onu. La ricorrenza celebrata al Panthéon

PARIGI. Il 9 ottobre 1981 la Francia aboliva la pena di morte. Ultimo paese dei membri della Comunità europea. Per ricordare questa data importante di 40 anni fa e al tempo stesso richiamare all’attenzione la questione dell’abolizione, ieri al Panthéon Emmanuel Macron, assieme a Robert Badinter, ministro della Giustizia e padre della legge del 1981, ha insistito sulla necessità di continuare questa lotta: nel quadro della presidenza francese del Consiglio Ue, che inizia a gennaio, si terrà a Parigi un «incontro di alto livello», organizzato assieme alla ong Ensemble Contre la Peine de Mort, per «convincere» i paesi che l’applicano ancora che è «un’urgenza assoluta» abolirla.

«LA FRANCIA, CON I PARTNER dell’ Ue, porterà alla prossima sessione dell’Onu un progetto di risoluzione perché ogni anno gli stati che non hanno abolito la pena di morte comunichino all’Onu il numero delle condanne pronunciate e il numero di esecuzioni».

La pena di morte ancora in 55 paesi al mondo. Nel 2020, sono state uccise sui vari patiboli, 483 persone, l’88% in 4 paesi (Iran: 246; Egitto: 107; Iraq: 45; Arabia saudita: 27). La cifra dei morti globali non tiene conto dei dati della Cina, dove il numero delle condanne eseguite è considerato un segreto di stato.

«483 ASSASSINII DI STATO – ha detto Macron – amministrati da 33 regimi politici che hanno, in maggioranza, un gusto condiviso per il dispotismo, il rigetto dell’universalità dei diritti umani». Una «vergogna dell’umanità» che sta riprendendo terreno anche in Francia, dove stando a un sondaggio realizzato dalla Fondation Jean-Jaurès il 55% dei cittadini sarebbe a favore del ritorno della pena capitale.

Nella campagna elettorale per le presidenziali del prossimo aprile, il tema torna, portato avanti da demagoghi senza scrupoli, come il polemista televisivo Eric Zemmour, candidato potenziale che scavalca all’estrema destra Marine Le Pen, che ha comunque più volte promesso nel passato un referendum sulla pena di morte. «Mai, da nessuna parte, ha fatto indietreggiare la criminalità – ha detto Macron – peggio ancora, nel caso del terrorismo, questo flagello, la pena di morte, trasformerebbe il terrorista in martire, in eroe agli occhi dei suoi partigiani. Dopo ogni esecuzione, un commando si organizzerebbe per vendicare, commettendo nuovi attentati».

NEL 1981 ROBERT BADINTER, giovane avvocato diventato ministro della Giustizia quattro mesi dopo l’elezione di François Mitterrand, aveva portato a termine la battaglia per l’abolizione contro un’opinione pubblica considerata a maggioranza a favore della pena capitale. In quell’occasione aveva affermato: «La giustizia francese non sarà più una giustizia che uccide», che permette di «tagliare la gente in due». Oggi «l’abolizione è diventata maggioritaria tra i paesi del mondo», ha ricordato Macron. «La pena di morte è destinata a scomparire nel mondo perché è la vergogna dell’umanità», gli ha fatto eco Badinter. Su 198 paesi rappresentati all’Onu, 106 hanno abolito legalmente la pena capitale, mentre una cinquantina rispettano una moratoria di diritto o di fatto sulle esecuzioni. Nel 2021, tre stati l’hanno abolita (Kazakhstan, Malawi, Sierra Leone).

OLTRE I “CAMPIONI” della pena capitale – Cina, Iran, Egitto, Iraq, Arabia saudita – nel 2020 i paesi che ultimamente l’hanno applicata di più sono Bangladesh, Botswana, Corea del Nord, Usa, India, Oman, Qatar, Siria, Somalia, Sud Sudan, Vietnam, Yemen. In Europa resiste solo in Russia e Bielorussia. A fine 2020, nel mondo 28.567 persone erano in carcere condannate alla pena capitale. L’assemblea generale dell’Onu, nel 2016 ha votato una sesta risoluzione che chiede una moratoria mondiale.

* Fonte: Anna Maria Merlo, il manifesto



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