Gkn. Al via la “Cassa di resistenza”, solidarietà con gli operai di Birmingham

Gkn. Al via la “Cassa di resistenza”, solidarietà con gli operai di Birmingham

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Delocalizzazioni. Il Collettivo di Fabbrica raccoglie fondi per le mobilitazioni, in accordo con Mag della Comunità delle Piagge e Banca Etica (Iban IT 24 C 05018 02800 000017089491, con causale “donazione cassa di resistenza Gkn”). Nuovo incontro (virtuale) con le tute blu Gkn di Erdington, anche loro in lotta da mesi contro la chiusura della fabbrica e lo spostamento della produzione in Polonia

FIRENZE. Gli operai Gkn danno il via alla “Cassa di resistenza” per andare avanti con le mobilitazioni, e tengono vivo il contatto solidale – avviato quando l’annuncio della chiusura della fabbrica aveva toccato lo scorso anno le tute blu inglesi – con i 519 compagni di lotta dello stabilimento Gkn di Erdington, nei sobborghi di Birmingham. Nel mentre il sindaco Nardella, dopo essersi appellato in più di un’occasione a Mario Draghi, scrive alla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, chiamando l’Ue “alle proprie responsabilità” sul caso Gkn, e segnalando che la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione riconosce tutta una serie di “diritti di solidarietà, principi generali che in questa vicenda sono mancati”.

Restano dunque accesi i riflettori sullo stabilimento di Campi Bisenzio e sull’assemblea permanente operaia, in corso dal 9 luglio scorso, giorno dell’annuncio via pec della chiusura del sito produttivo con il licenziamento di oltre 500 lavoratori. Una resistenza che ora porta il Collettivo di Fabbrica a raccogliere fondi utili alla mobilitazione: “Abbiamo aperto un conto della cassa di resistenza dei lavoratori Gkn, con un Iban per eventuali versamenti-donazioni – spiega il Collettivo – e l’abbiamo fatto in collaborazione con la Mag, cooperativa mutualistica finanziaria e autogestita della Comunità delle Piagge, presso Banca Etica di Firenze. Perché, indipendentemente dall’opinione che ognuno di noi ha degli strumenti con cui lottare contro il grande capitale, ci è sembrato giusto versare questi soldi su un conto che siamo sicuri non ha nessun tipo di legame con il fondo finanziario che ci ha chiusi, né con altri strumenti della grande finanza”.
Le finalità della raccolta “sono strettamente legate alle finalità della lotta. Con crescere della cassa, valuteremo se ci saranno le condizioni e la chiarezza per procedere con forme di mutualismo operaio che ci permettano di avere ulteriore capacità di resistere nel tempo”. All’apertura del conto su Banca Etica (Iban IT 24 C 05018 02800 000017089491, con causale “donazione cassa di resistenza Gkn”), si è accompagnato l’incontro da remoto con le tute blu di Birmingham, nel corso dell’ennesima manifestazione contro la chiusura della fabbrica di Erdington, prevista nel 2022. Una delocalizzazione dichiarata – il fondo Melrose porterà le produzioni in Polonia – e che ha già portato a 165 licenziamenti. “Solidarity to Gkn Birmingham from workers in Florence – ribadiscono così dal Collettivo – United we stand, divided we fall”.
La compattezza di una lotta che fin dai primi giorni è diventata di popolo sembra aver fatto breccia anche a Palazzo Vecchio. Dopo che l’intera giunta comunale ha preso parte alle fasi iniziali della manifestazione dell’11 agosto, ora il sindaco Nardella si rivolge anche ai vertici dell’Ue. Denunciando peraltro uno stato delle cose ben conosciuto, da decenni, dalla miriade di vittime lavorative delle delocalizzazioni. Così la principale richiesta del sindaco a von der Leyen (“Vengano poste in essere misure di contrasto alla concorrenza sleale che sfrutta condizioni fiscali e livelli salariali più bassi in alcuni Stati rispetto ad altri, causando disoccupazione e perdita di lavoro e, dall’altro, vengano regolamentate le attività dei grandi gruppi di investimento che, talvolta beneficiando anche di aiuti pubblici, pongono in essere attività speculative”) appare più da libro dei sogni che da progetto politico in divenire.
Al contrario, come ha spiegato al quotidiano “Il Tirreno” il segretario nazionale Fiom, Michele De Palma, “è dall’intervento in questa vertenza dello Stato che capiremo cosa accadrà in tutto il settore automotive. È arrivato il momento che Draghi parli direttamente coi gruppi automobilistici, non possiamo consentire che si portino via pezzi di industria. Non può contare di più la redditività di un fondo della strategia industriale dell’Italia”.

* Fonte: Riccardo Chiari, il manifesto



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