Firenze manifesta in piazza con gli operai Gkn: «Partigiani per i nostri operai»

Firenze manifesta in piazza con gli operai Gkn: «Partigiani per i nostri operai»

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Vertenza Simbolo. Nell’anniversario della Liberazione della città l’Anpi si mobilita. Nardella chiama Draghi.Tanta gente, sul palco il collettivo di fabbrica. Attesa per il sì del fondo a 13 settimane di cig

FIRENZE. Alle otto della sera, mezz’ora prima dell’inizio ufficiale della manifestazione, piazza della Signoria è già una sinfonia di trombe da stadio, tamburi e fischietti. Si alzano i cori per gli operai Gkn, e per tutti quelli che il lavoro, spesso precario e malpagato, lo rischiano ogni giorno. Dall’intera Toscana sono arrivati in pullman operai delle fabbriche e i militanti dell’Anpi, partigiani di oggi che difendono, come i loro nonni, diritti inalienabili. Come quelli a un lavoro con diritti, tutele e una paga decente, che vogliono dire libertà. Si percorrono i luoghi della battaglia di Firenze dell’estate ’44, i lung’Arno soprattutto, e davvero è uno spettacolo questa saldatura fra lotte operaie e cittadini di ogni età. Sventola una grande bandiera con scritto “Firenze proletaria, su la testa”, e il corteo inizia il suo cammino, per chiudere in bellezza una giornata che non sarà dimenticata.

UNA LUNGA GIORNATA INIZIATA in cui i fiorentini ricordano la liberazione dal nazifascismo inizia alle sette del mattino, quando per tradizione il sindaco sale sulla Torre di Arnolfo con un vigile del fuoco per suonare la Martinella. Questo in ricordo del pompiere Franco Budini che l’11 agosto 1944, proprio suonando la campana, avvisò i concittadini che i tedeschi avevano lasciato Firenze. Questa volta però c’è anche Matteo Moretti, operaio Gkn: «È stata un’emozione – racconta il delegato Fiom Cgil una volta tornato nell’Arengario di Palazzo Vecchio – vuol dire che la nostra vertenza sta diventando un simbolo per unire le lotte in corso da un capo all’altro del paese. Penso alla Gianetti, alla Whirlpool, anche alle centinaia di piccole e piccolissime vertenze che spesso non finiscono nemmeno sui giornali».

ACCANTO A LUI C’È Dario Nardella, che ha invitato i quattro sindaci dei comuni di Marzabotto, Cavriglia, Stazzema e Monsummano Terme, teatri di agghiaccianti stragi nazifasciste. Il sindaco però vuole anche sottolineare la peculiarità di questo 11 agosto: «Una giornata che oggi ha ancora più significato, perché abbiamo la ferita aperta della Gkn». Una ferita di fronte alla quale Nardella si appella, una volta ancora, al governo e al suo massimo rappresentante: «Con il caso Gkn siamo di fronte alla violazione di un diritto costituzionale, per questo il governo deve intervenire in prima persona, ai livelli più alti, a cominciare dall’autorevole figura di Mario Draghi, esattamente come fece Fanfani con la crisi del Pignone negli anni ’50, sempre qui a Firenze. Anche allora una grande fabbrica, anche allora una fabbrica metalmeccanica».

Non si ferma il sindaco: «Questa vicenda si può chiudere soltanto se si restituisce la possibilità di lavorare a questi 422 lavoratori, donne e uomini, con delle famiglie. Chi è morto per la libertà ha permesso all’Italia di darsi una costituzione democratica che dice chiaramente all’articolo 4 “La Repubblica promuove il lavoro e rende effettivo il diritto al lavoro”.

INTANTO SULL’ARENGARIO prende la parola Dario Salvetti, anche lui Rsu Fiom Cgil della Gkn, in rappresentanza dell’assemblea permanente della fabbrica. «In un mondo fatto di individualismo – osserva – noi ci troviamo ad avere la scena mediatica perché vogliamo tornare alla catena di montaggio. Oggi vorrei non essere qua ma ad assemblare pezzi in fabbrica. Con quella mail – conclude riferendosi all’annuncio della improvvisa chiusura dello stabilimento – hanno distrutto non una funzione produttiva ma un corpo di diritti. E noi quei diritti li vogliamo per tutte e tutti».

Nel pomeriggio poi si fa sentire il governo, che attende da una settimana un cenno di vita dal fondo Melrose proprietario di Gkn, dopo l’incontro del 4 agosto. «L’apertura sostanziale che c’è stata allo scorso tavolo – fanno sapere dallo staff della viceministra Alessandra Todde – ha permesso di avviare un importante confronto con le parti, che ci auguriamo porti in tempi brevi a dare delle risposte al territorio e ai lavoratori». Insomma al Mise sperano ancora che Melrose accetti la proposta di 13 settimane di cig in cambio del ritiro dei licenziamenti, in modo da avere più tempo per lavorare alla reindustrializzazione del sito produttivo. Magari coinvolgendo Stellantis, che assorbe l’80% delle produzioni (assi, semiassi e giunti cardanici) di Gkn.

* Fonte: Riccardo Chiari, il manifesto



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So bene che quello della “lettera aperta” è un genere letterario passato di moda, ma credo di avere due ottime ragioni per farvi ricorso. La prima è che siamo alla vigilia del più micidiale attacco mai portato ai diritti dei lavoratori, e che nessuno sembra essersene accorto, perché il governo Letta, che ne è l’autore, ed è espressione del Pd di cui sei Segretario, l’ha mascherato da semplice misura di supporto al-l’occupazione giovanile.

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