Cgil: class action contro il contratto pirata dei rider che legalizza il cottimo
Depositata al tribunale di Milano per cancellare l’accordo Assodelivery-Ugl. Si punta ad applicare a tutti i rider il testo della logistica togliendo il cottimo e con un aumento del 20% medio al mese
È «la madre di tutte le battaglie» contro il contratto pirata Assodelivery (leggasi Deliveroo) – Ugl sui rider che legalizzò il cottimo. Così l’avvocato Carlo De Marchis sintetizza il significato della class action depositata dalla Cgil al tribunale di Milano, sede legale di Assodelivery.
Si tratta del primo caso di una azione legale di questo tipo in Italia e in Europa, resa possibilecon l’allargamento della normativa in materia dal 19 maggio di «azione di classe», prima possibile solo ai consumatori. I richiedenti sono un lavoratore di Palermo – portatore di un interesse comune leso – e le categorie della Cgil – Nidil (precari), Filcams (commercio) e Filt (trasporti) che seguono i rider – che rappresentano gli interessi di tutti i sindacati. Durante l’iter altri lavoratori e altri sindacati potranno aderire alla causa.
L’azione legale chiede l’applicazione a tutti i rider in Italia del contratto nazionale della logistica facendo leva su tre diverse decisioni. La prima è la sentenza del tribunale di Bologna che lo scorso 3 luglio ha dichiarato «l’illegittimità dell’applicazione ai riders»: a questa sentenza però Deliveroo ha risposto limitando l’applicazione ai soli rider di Bologna in modo poco trasparente: «dalle buste paga c’è un’integrazione di circa il 20% – spiega De Marchis – con una nuova voce, ma il tutto non è chiaro».
La seconda recente novità riguarda il pronunciamento del Tar del Lazio che lo scorso 3 agosto ha bocciato il ricorso di Assodelivery contro la circolare con cui il ministero del Lavoro – all’epoca guidato da Nunzia Catalfo – aveva bocciato il Assodelivery- Ugl a settembre 2020. Il Tar del Lazio ha ribadito come il sindacato Ugl non sia rappresentativo, un vero autogol per Assodelivery e Deliveroo e il loro capo Matteo Sarzana. L’ultimo pronunciamento è stato quello del Garante della privacy che il 2 agosto ha affibiato una multa da 2,5 milioni a Deliveroo Italy per il sistema di ranking usato per qualificare i rider, contestando anche il nuovo sistema che decide l’assegnazione degli ordini ai rider.
«Tutti questi pronunciamenti di diversi tribunali rafforzano la nostra class action – spiega De Marchis – e ci spinge a chiedere l’efficacia generalizzata: l’applicazione del contratto nazionale della logistica a tutti i rider».
La battaglia legale si annuncia lunga e dura. Se la Cgil la vincerà, la nuova normativa sulla class action prevede infatti «il danno punitivo: Deliveroo se non si adeguasse subito, dovrebbe pagare una sanzione per ogni giorno di ritardo, calcolata proporzionalmente al suo fatturato», specifica De Marchis.
La Cgil sottolinea come il contratto Assodelivery-Ugl «sancisce il cottimo limitando i diritti dei lavoratori delle piattaforme del food delivery. È la prima class action dei lavoratori della gig economy in Europa e la prima in Italia in materia di lavoro. La class action – conclude la Cgil – è un’iniziativa dai possibili effetti dirompenti: consentirebbe a tutti i rider di avere retribuzioni adeguate e condizioni di lavoro parametrate alla contrattazione collettiva di settore. Con questa ulteriore iniziativa giudiziaria, la Cgil interviene su uno dei principali fattori distorsivi della contrattazione e di precarizzazione».
* Fonte: Massimo Franchi, il manifesto
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