Mediterraneo, la strage continua: 43 migranti dispersi al largo della Tunisia

Mediterraneo, la strage continua: 43 migranti dispersi al largo della Tunisia

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È un’estate sempre più segnata dalla morte quella che sta vivendo il mar Mediterraneo. Ieri un barcone partito dalla città libica di Zuara è naufragato al largo delle coste tunisine di Zarzis (le due città distano 138 chilometri). Sono 43 le persone disperse, mentre 84 sono state soccorse. Si tratta di migranti provenienti da Sudan, Eritrea, Egitto e Bangladesh. Lo ha reso noto la Mezzaluna Rossa. Nel frattempo sulle spiagge della poco distante Zawia, 70 chilometri a est di Zuara, il mare restituiva altri 14 cadaveri. «Tra loro una donna e un bambino», ha scritto su Twitter la portavoce dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) Safa Msehli. Probabilmente questi corpi vengono da un «naufragio invisibile», uno di quei casi di cui non si ha traccia e che non figurano nelle statistiche ufficiali. Prima delle nuove vittime registrate ieri, l’Oim calcolava 866 morti accertate nel corso del 2021 in tutto il mar Mediterraneo, di cui 719 tra Tunisia (266) e Libia (453). Le vittime della rotta centrale sono quindi l’83% del totale.

RISPETTO allo stesso periodo dello scorso anno è triplicato il numero assoluto dei morti (nel 2020 erano stati 249) e quasi raddoppiato il tasso di mortalità, cioè il rapporto tra vite perse e tentativi di attraversamento (dall’1,1% al 2,1%). Solo questa settimana ci sono stati altri tre naufragi oltre a quello di ieri: due davanti a Sfax (4 morti lunedì e 8 nella notte tra mercoledì e giovedì) e uno vicino Lampedusa (17 morti, martedì prima dell’alba). Una strage continua a cui il governo italiano e le istituzioni europee non sembrano interessati a mettere fine.

INTANTO IN FONDO al tratto di mare che separa l’isolotto di Lampione dalla maggiore delle Pelagie, Lampedusa, potrebbe arrivare un robot per scandagliare i resti della barca che si è ribaltata cinque giorni fa e controllare se i 10 dispersi, che nessuno ormai pensa di poter trovare vivi, siano là sotto, incastrati nello scafo. È questa l’intenzione, ancora in fase di valutazione, della procura di Agrigento, guidata da Luigi Patronaggio.

PRESSO QUEGLI STESSI UFFICI la Ong Sea-Watch ha depositato una denuncia per tentata strage in mare relativa all’episodio documentatoattraverso il suo aereo Sea-Bird in cui si vede la sedicente «guardia costiera» libica speronare con la motovedetta Bigliani 648 Ras Al Jadar (regalata dall’Italia) un barchino di migranti ed esplodere colpi di arma da fuoco. È da verificare se la procura siciliana abbia giurisdizione sul caso, su cui è stata aperta un’indagine anche a Tripoli, nonostante in pochi credano possa davvero portare a qualcosa.

NEL MEDITERRANEO continuano partenze e arrivi. Ieri a Lampedusa ci sono stati sette sbarchi per un totale di 232 persone. La maggior parte sono giunte a bordo di piccoli barchini (tra 15 e 24 individui). Fa eccezione un’imbarcazione più grande con 98 migranti a bordo, tra cui 7 donne e 15 bambini, di origine egiziana, tunisina e palestinese. Una ragazza incinta è stata trasferita per accertamenti al poliambulatorio di Lampedusa.

IN ZONA SAR è presente la nave umanitaria Ocean Viking, al momento l’unica in grado di navigare a causa della raffica di fermi amministrativi disposti dalla Guardia costiera italiana contro le Ong. A bordo ci sono 44 persone soccorse in due diversi interventi giovedì scorso. Tra loro bambini, una donna incinta e due persone disabili. L’equipaggio della nave ha assistito a quattro diverse operazioni di cattura di migranti da parte della «guardia costiera» libica, che ha anche ostacolato uno dei due soccorsi.

* Fonte: Giansandro Merli, il manifesto



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